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Il Milan ha vinto, giusto così

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paolo rossi

Dove la Supercoppa ha preso un’altra direzione

Il Milan ha vinto, giusto così. Mi sembra doveroso partire da questa considerazione e lo faccio da analista e da tifoso insieme (tanto le due parti sono ormai collegate, non c’è tifoso che non sappia così tanto di calcio da essere in grado di fare la propria valutazione). E la sensatezza del verdetto finale, ancorché figlia degli episodi, sta proprio nell’inferiorità dei rossoneri, che a mio avviso non cambia in nessuna parte nonostante il successo di Doha. Continuo a pensare che questo Milan non arriverà in Champions League e che però sia in grado di andare oltre i limiti nella singola partita e anche in una parte della stagione, condizione sufficiente per levarsi grandi soddisfazioni (quella in Qatar non la minimizzo), ma non per arrivare a un obiettivo che mi sembra fuori portata. Sono però sufficientemente adulto per sapere che nel calcio le cose cambiano. Si modificano e anche profondamente all’interno di una partita, figurarsi se non si può verificare un mutamento di prospettiva di gara in gara. Ma credo, obiettivamente, che pur tenendo conto della capacità della squadra di Montella di estrarre il massimo dal proprio potenziale, questo non basterà per riposizionarsi in una posizione europea, non in tempi brevissimi almeno. Per il futuro il “progetto” italiano è senza dubbio interessante, potrà dare frutti e li sta già dando, del resto.

Sintetizzando – e non appaia una diminuzione dei meriti dei vincitori – credo che la Supercoppa l’abbia persa la Juventus. Non è una lettura particolarmente originale, ovviamente, vedere in quei 25 minuti iniziali il senso di una superiorità che poteva raccogliere frutti molto maggiori di quanto traducesse in quel momento la rete di Chiellini. Non per altro: il Milan mi sembrava in vero imbarazzo, soprattutto nella costruzione da dietro, si percepiva una reale preoccupazione e con un po’ più di volontà propositiva probabilmente si sarebbe potuto determinare un danno ben più rilevante. Ma la Juve è una squadra più di tecnica che di furore, di organizzazione difensiva più che di aggressività. Si è fidata che attraverso questa via si sarebbero trovate le strade per colpire con ancora più efficacia. L’uscita di Alex Sandro, forse il principale fattore offensivo fino a quel momento, è risultata decisiva, il Milan ha trovato in Suso un punto di riferimento strategico e – soprattutto nella prima metà del secondo tempo – lo spagnolo ha messo ripetutamente in difficoltà Evra e chi poteva seguirlo, ancor più negli spostamenti verso l’interno. Di conseguenza, anche se mediaticamente si svolgerà il tema del mancato tridente iniziale, probabilmente la vera mossa che avrebbe inciso coerentemente con una gara di gestione sarebbe stato mettersi con il 3-5-2, il modulo che meglio conosce la squadra e funziona da garanzia di solidità, fatto salvo naturalmente le giornate storte che possono capitare individualmente e che – in una singola gara equilibrata – possono anche pesare moltissimo.

Chiudo con due piccole valutazioni, che però contengono molto del verdetto della gara. Intanto, Dybala. Finora la sua vicenda in bianconero ha rasentato la perfezione. Poi, dopo l’infortunio, è normale che si sia trovato a dover scalare qualche posizione (tenere fuori Mandzukic o Higuain delle ultime due gare era semplicemente impossibile, come si è visto). E’ un bene che in qualche maniera, tra rigore sbagliato e quello in movimento a cinque minuti dalla fine, Paulo si trovi a convivere con il primo vero senso di colpa della sua carriera. Ne uscirà più forte, è capitato a tutti i grandi campioni.

E poi, una semplice richiesta. Finiamola tutti, noi addetti ai lavori per primi, di parlare di lotteria dei rigori. Nessuna pretesa scientifica, anche se esiste un voluminoso corpus di studi nel settore, ma non ho trovato strano che siano andati a sbagliare Lapadula (un ex), Mandzukic (che calcia come gioca: per spaccare il mondo) e Dybala, che certo in testa aveva brutti pensieri. Ed è così, come quasi sempre accade, che alla fine vince dal dischetto chi lo ha meritato prima. Perciò, complimenti al Milan