2017

Sérgio Conceição e il futuro: «Sogno di tornare in Italia»

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Sérgio Conceição parla del suo Porto e ricorda André Silva: «Impossibile trattenerlo a certe cifre. In Italia non sarà semplice, ma ha qualità»

Da Coimbra a Oporto. In tre momenti diversi: cantera, campo, panchina. Come un cerchio che si chiude. Sérgio Conceição non lo nasconde: «Se vincessi avrei una sorta di “lasciapassare” per le big in Europa. Italia compresa, dove voglio tornare». E l’inizio promette bene: Dragões al comando in Liga e secondi nel girone G di Champions, con quel 3­-0 al Monaco che sa tanto di lezione a Jardim. Porto è la chance per spiccare il volo, senza paura: «Per me non esiste. Solo la giusta pressione, quella che fa bene senza la quale sarebbe impossibile arrivare al top». Conceição descrive che tipo di allenatore sia a “La Gazzetta dello Sport”: «Uno che si adatta alle caratteristiche delle proprie squadre. Con Olhanense e Academica, due piccole, mi concentravo molto sulla fase difensiva per poi colpire in contropiede. Quasi un obbligo per portare a casa il risultato. Quando poi il livello si è alzato, come a Braga, ho cercato di imporre il mio gioco». Da giocatore ha lavorato con tanti top coach: c’è un modello? «Mourinho, Eriksson, Sacchi… Tutti spettacolari, ma voglio essere Conceição. Senza presunzione. Negli ultimi anni il calcio è cambiato, oggi si lavora tanto sui dettagli. Prima non era così. Anche volendo, diventa difficile fare dei paragoni con il passato».

TAPPA A OPORTO – Che inizio con il Porto: Jardim ne sa qualcosa… «Tutto perfetto a Montecarlo, ma calmi. Sono solo 90’. Il girone, con Lipsia e Besiktas, è complicato e c’è equilibrio. Non è come gli altri dove i valori sono abbastanza definiti. Ci sarà da lottare. In campionato, invece, siamo primi e vogliamo il titolo. È quello che mi chiedono per interrompere il dominio del Benfica. Poi non dimentico la Coppa di Portogallo, mentre in Champions vogliamo fare bella figura. Ma sarà dura arrivare in fondo a tutte le competizioni, numericamente la rosa pecca». A Oporto la grande occasione per il salto, come Mourinho a suo tempo: pressione? «Ma quella giusta, quella che fa bene senza la quale sarebbe impossibile arrivare al top. Sono cresciuto in una famiglia umile, a volte faticavamo a mangiare… La paura, sportivamente parlando, per me non esiste».

SERIE A E FUTURO – Se diamo uno sguardo all’Italia, in panchina il suo amico Simone Inzaghi sta facendo miracoli. «Sono felice per lui. La Lazio gioca benissimo, ha uno stile di gioco affascinante che si distingue dagli altri». Juventus e Napoli correranno da sole? «Sono più forti delle altre, ma occhio a Sarri: sta facendo un capolavoro. Il Napoli ha tutto per vincere lo scudetto, se lo giocherà con Allegri. Poi dietro le milanesi, Roma e Lazio». Tra poco i bianconeri sfidano lo Sporting: da che parte sta? «Da portoghese direi Sporting, anche se non è facile rispondere… (ride, ndr)». Oltre a studiarla, pensa alla SerieAin altro modo? «Mi è rimasta nel cuore dopo gli anni di Roma, Parma e Milano. Voglio tornare, anche se non escludo la Premier League che affascina. Ma c’è tempo, prima devo far bene con il Porto».

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