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Dal tremendismo al tramonto granata: cosa non va in casa Torino?

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La situazione attuale del Torino: rendimento sotto le aspettative, campagna acquisti e una squadra che vive fin troppo sui ricordi

Descrivere il Torino in questo momento è paragonabile ad una polaroid ingiallita su ciò che è stato e che non è più. Anzi, forse si tratta della vera rappresentazione di quello che è l’umore del tifo granata: ripensare in continuazione ai ricordi pur di compensare la delusione della squadra attuale, lontano parente in termini di gioco e risultati.

Aspetti sicuramente importanti e decisivi nell’andamento di un gruppo, anche se l’aspetto più importante che manca al Toro è quello dell’identità: effettivamente scomparsa sotto la Mole nonostante storia, cultura e blasone, per quanto non basta il detto “Torino è stata e resterà granata” oppure fare ogni singolo riferimento a Superga. Manca orgoglio, sentirsi parte di una maglia importante invece che continuare ad etichettare costui esclusivamente come l’altra squadra di Torino o un piccolo appunto sul fatto che in terra sabauda ci siano due squadre, e se arriviamo a parlare anche di Juve ciò non fa altro che aumentare la delusione dell’ambiente granata.

Parlando al dettaglio e riassumendo tutto in una domanda: cosa non va al Torino negli ultimi anni? Queste sono 3 ipotesi possibili di lettura della situazione, sapendo che in questo campionato basterebbero poco per ribaltare completamente la frittata.

URBANO CAIRO E UN PROGETTO DA FONDARE

Per quanto Urbano Cairo nel lontano 2005 abbia salvato il Torino dal fallimento, dall’altra parte invece (escludendo le due partecipazioni in Europa non conquistate sul campo) non è stato capace di tirare fuori un progetto non solo ambizioso, ma duraturo e a lungo termine che rispettasse ciò che doveva essere il Toro: una medio-grande in grado di lanciare giovani promettenti e fare cavalcate entusiasmanti giocandosela alla pari contro tutto e tutti. Certo, non sono da scordare le annate con Ventura, il primo ciclo Sinisa, il 18-19 di Mazzarri, però una rondine non fa primavera, e la fotocopia dell’ambizione granata sta nelle annate con Juric: la voglia di portare in alto contro il minimo sforzo del presidente che deve aspettare minacce o addirittura sfoghi del tecnico prima di fare qualche investimento. Da considerare anche i dubbi nei confronti del progetto granata sulla voglia di crescere anche in termini di strutture: lo stadio non è di proprietà, il Filadelfia è ancora fermo per quanto riguarda parte museale e sede. Insomma, un cantiere senza direzione: causa scatenante delle continue contestazioni contro il “presiniente” (citando i tifosi del Torino).

LA MENTALITA’ TORO HA CAMBIATO JURIC (E NON VICEVERSA)

Dal presidente all’allenatore che purtroppo è stato risucchiato dall’apatia granata in momenti recenti. Situazione da evitare, ma abbastanza comprensibile: se parti con tutte le buone intenzioni del mondo e poi dopo ti tappano le ali diventa abbastanza difficile mantenere alta l’asticella. Il Torino con Juric ha ripreso a giocare a calcio dove l’anno scorso ha addirittura sfiorato l’Europa, però come in amore bisogna essere in due per creare concretamente qualcosa di importante: l’idea dell’allenatore e la società che lo accontenta all’altezza. Juric è bravo a lavorare sui giovani sconosciuti, ma per il grande salto occorre qualche certezza. Certezza che dall’altra porta serenità: ciò che manca anche al mister.

TREMENDISMO DA RITROVARE SUL CAMPO

Come abbiamo citato in precedenza, la maggior parte dei calciatori tende a non capire cosa voglia dire indossare la maglia granata: il minimo sindacale in campo non credendo a qualcosa di ambizioso, neanche farsi trascinare dalla voglia di dimostrare il proprio valore. Non basta Alessandro Buongiorno nelle vesti di capitan Ferrini per contagiare la squadra con il tremendismo granata: servono anche altri leader per portare fame di un Torino attualmente anonimo, dove solo il suo tifo continua a sperare di ritornare ad una dominanza sabauda che si distingue tramite dei valori importanti, al di là dei trofei.

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