Serie A

Torino Genoa: l’attenzione di Bremer e N’Koulou è decisiva per la vittoria

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Il Torino ha tolto bene i riferimenti alle punte del Genoa, con N’Koulou e Bremer molto attenti. I granata hanno rischiato così molto poco

Il Torino esce probabilmente dalla lotta per la retrocessione, mentre il Genoa continua ad avere una classifica problematica (un solo punto di vantaggio sul Lecce). Dopo la fragilità dimostrata a San Siro, i granata hanno offerto una prova caratterizzata da una solidità incoraggiante. Soprattutto nel secondo tempo, dove gli ospiti non hanno quasi mai dato la sensazione di poter far male. Il 3-0 non deve però dare la sensazione di un match a senso unico, visto che in avvio di gara il Genoa aveva forse impattato meglio la partita.

Iago Falque gioca largo

Sulla carta, entrambe le squadre giocavano con il 3-4-1-2. Nella pratica, erano diversi: quello del Toro era lineare, mentre i liguri in fase di possesso si schieravano con un modulo più simile al 4-4-2. Masiello e Biraschi facevano i terzini, mentre Iago Falque e Barreca erano praticamente delle ali (nel corso del match, lo spagnolo ha poi cambiato più volte la propria posizione: godeva comunque di tanta libertà tattica).

A inizio gara, il Torino ha faticato molto a risalire dal basso. I granata sono una squadra con scarsa resistenza al pressing, col Genoa che li ha messi in difficoltà. Iago Falque usciva su Bremer, mentre i due mediani (Schone e Behrami) accorciavano sempre bene su Meitè e Rincon. Il Toro non trovava quasi mai l’uomo libero, era costretto a lanciare lungo su situazioni di palla coperta. In tal modo, ha perso tanti palloni e non è riuscito a servire i propri attaccanti.

Il pressing del Genoa, con Biraschi che oltretutto accorcia bene su Ansaldi. Parità numerica, Bremer non ha soluzioni di passaggio.

Dopo primi 25′ molto positivi, l’intensità del Genoa è però calata molto. Il Toro a quel punto potevaarrivare con più facilità nella trequarti avversaria. I terzi di difesa e i mediani erano infatti più liberi di ricevere rispetto a inizio match: in tal modo, conducevano palla al piede (facendo guadagnare metri alla squadra) o lanciavano per le punte.

In questo contesto, è spiccato Meité e il suo ottimo cambio di passo. Il mediano granata ha infatti realizzato 3 dribbling, record del match, giocate che consentivano di superare le linee di pressione avversarie.

In questo caso, Meité parte quasi da fermo e lascia Behrami sul posto.

Il gol di Bremer su corner ha potuto mettere la gara su binari tattici adeguati per il Torino, che ha iniziato a chiudersi lasciando il pallino del gioco agli avversari. Più o meno dalla mezz’ora in poi, il Genoa ha faticato molto nel rendersi pericoloso e trovare spazi nella trequarti granata.

Bremer e N’Koulou sono un muro

Il gioco dei liguri è molto diretto, cerca di arrivare in modo abbastanza rapido alle punte. Il problema (per Nicola) è che il Torino ha coperto bene gli spazi, disponendosi senza palla con un 5-3-2 molto ordinato. Verdi si è sacrificato molto in fase di non possesso, abbassandosi sulla stessa linea di Meité e Rincon. In tal modo, il Toro ha coperto bene il centro, per il Genoa era difficile servire Sanabria e Pinamonti.

Anche perché i difensori granata erano molto aggressivi e precisi nell’uscire su di loro, accorciavano sempre (N’Koulou ha effettuato la bellezza di 3 intercetti e 3 contrasti). Gli attaccanti ospiti hanno toccato tanti palloni spalle alla porta, in situazioni dove era estremamente complicato rendersi pericolosi. Lo stesso Iago Falque, che ha molto stretto la propria posizione, ha finito con l’agire in spazi colmi di maglie avversarie, non riuscendo più a fare la differenza.

In mancanza di alternative (dato che il centro era bloccato), il Genoa è ricorso soprattutto al cross per rifinire. Sono però quasi tutti arrivati da zone poco pericolose, col Torino che ha ben coperto la propria area di rigore: basti pensare che gli ospiti ne hanno azzeccati solo 7 su 30 totali. Da segnalare l’attenzione di Bremer nello specifico, con ben 6 duelli aerei vinti su 7: un dato che dimostra quanto i granata siano stati solidi nel gioco aereo.

Nella prima slide, Lyanco accorcia su Sanabria fino alla metà campo del Genoa. Nella seconda, si vede come il Genoa fatichi a riempire la zona di rifinitura durante le fasi di attacco posizionale: non c’è altra alternativa al lancio per le punte, che però sono in inferiorità numerica.

Il Torino si è esaltato nel difendersi basso anche per un altro motivo: perché il Genoa ha mostrato problemi enormi nelle transizioni difensive. Si faceva trovare lungo e disordinato dopo ogni palla persa, con la retroguardia che non accorciava. Capitava quindi che non solo i molti cross effettuati dal Genoa non portassero assolutamente alcun pericolo, ma che anzi generassero pericolose ripartenze granata.

Verdi ha ricevuto tante volte palla da solo, mentre Zaza ha effettuato preziosi movimenti a venire incontro con Zapata che non lo seguiva. In tal modo, il Torino ha ribaltato diverse volte l’azione in campo aperto.

Due ripartenze del Torino a seguito di palloni recuperati nella propria trequarti. Il Genoa è spaccato in due.

Insomma, più che con una manovra ordinata e un palleggio codificato, il Torino attacca quasi esclusivamente con azioni di forza, strappi e palle lunghe (è una delle squadre che, già con Mazzarri, crossava di più). Si è visto benissimo nel secondo gol: i granata risalgono tramite un lancio lungo da dietro, con Belotti che circondato da maglie avversarie ha la forza di involarsi verso la porta e poi servire Lukic a rimorchio.

Si sottovaluta molto questa capacità di Belotti, ossia quella di rendersi decisivo e fare un lavoro di grande generosità (a volte con rincorse di 40 metri) in una squadra che è tra le peggiori per una prima punta, visto che il Toro non sa servire i propri attaccanti in situazioni pericolose. E’ un peccato non averlo ancora visto in un contesto che permetta agli attaccanti di avere occasioni più pulite.

Nonostante i soliti problemi del gioco e una fase di possesso piuttosto povera, il Torino ha avuto la forza di vincere con relativa facilità un match decisivo in chiave salvezza. Il Genoa, al contrario ha mostrato una fragilità poco incoraggiante nella ripresa, quando c’era da trovare il gol del pareggio. Sterile e prevedibile in fase offensiva e molto fragile a palla persa. Nelle prossime gare servirà molto di più.

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