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Carrozzieri: «Nonnismo su Ranocchia? Ma che, lo si riprendeva per aiutarlo!»

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Carrozzieri risponde a Ranocchia dopo essere stato accusato di aver utilizzato un atteggiamento da nonnismo su di lui ai tempi dell’Arezzo. «Io in partita non ci ho mai giocato»

Lo scorso 13 ottobre in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, il difensore dell’Inter Andrea Ranocchia ha raccontato alcuni aneddoti sul suo passato, lasciando gli addetti ai lavori a bocca aperta quando a raccontato di atti di nonnismo quando militava tra le file dell’Arezzo ed aveva solo 17 anni. Il centrale della nazionale italiana a tirato in ballo tre ex calciatori: Moris Carrozzieri, Elvis Abbruscato e Mirko Conte.

LE DICHIARAZIONI DI RANOCCHIA – Queste le dichiarazioni di Andrea Ranocchia rilasciate al Corriere della Sera: «Sono retrocesso dalla B alla C con l’Arezzo di Conte. Ho iniziato a giocare negli anni del nonnismo pesante in spogliatoio, mentre ora è quasi sparito. Persecutori? Carrozzieri, Abbruscato e Mirko Conte nell’Arezzo, avevo 17 anni e come se non bastasse andavamo a giocare in campi terribili: l’Arezzo era la squadra più a nord del girone».

LA RISPOSTA DI CARROZZIERI – L’ex difensore di Atalanta e Palermo, dopo essere stato chiamato in causa dalle parole di Ranocchia, ospite a Sportitalia ha chiarito la propria posizione. «Lui ha giocato in prima squadra l’anno con Antonio Conte, mentre io col mister non ci ho mai giocato. A volte lui si allenava con noi in prima squadra, nell’anno della Serie B quando aveva 16 anni. Siccome vedevo un ragazzo che apprendeva molto bene e un giocatore bravo, mi mettevo punta per farmi marcare da lui. E lui questa cosa la apprezzava molto. Chiedevo al mister di farmi giocare in attacco per insegnargli certe cose. Era un ragazzo che già a quell’età era cattivo e duro. Già a 15-16 anni si vedeva che sarebbe arrivato a giocare ad alti livelli. Io quando ho letto queste dichiarazioni ho fatto qualche chiamata, ho telefonato a Mirko Conte e Abbruscato: secondo noi, lui ha interpretato queste parole in senso positivo. Era una cosa fatta per lui, lo si riprendeva per aiutarlo. Succedeva in allenamento, perché io in partita non ci ho mai giocato.».

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