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Chiesa: «Università, debutto, gol in Europa: dico tutto»

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Le dichiarazioni di Federico Chiesa nell’intervista con Repubblica: tra esordi, gol, chiamate a casa e scuole americane. Il profilo open-mind del talento viola

Studente modello, anti-divo, senza tatuaggi o macchine lussuose. Federico Chiesa, ‘deb’ assoluto in questa stagione di Serie A con la maglia della Fiorentina, sembra essere un calciatore con la testa sulle spalle nonostante la giovane età. Figlio d’arte, il padre Enrico gli dice sempre: «Diventerai un giocatore di Serie A quando avrai fatto almeno trecento presenze». Intervistato da La Repubblica, Federico Chiesa ha rilasciato alcune dichiarazioni inerenti al primo anno in Serie A con la prima squadra: «L’esordio allo Stadium? E’ un’ora e mezzo prima della partita con la Juventus e Sousa mi dice: Federico, giochi tu, devi sostituire Borja Valero. Sono sbiancato. Il primo gol in Europa? Ero impazzito, correvo e correvo e non sapevo chi abbracciare. Avrei voluto abbracciare tutti, anche i tifosi viola venuti fin lì».
IL CHIMICO CHIESA – Prosegue il calciatore che ha poi raccontato la reazione della famiglia al primo gol: «Mia madre era talmente emozionata che non riusciva a parlare. Mio padre mi ha detto: bravo. Loro erano felici per me, io per loro, che mi hanno dato la possibilità di di provare a diventare un calciatore dandomi gli strumenti per costruirmi un’alternativa. Per questo ho studiato alla scuola americana. Per imparare le lingue, per provare a vivere open mind. Poi l’università. Scienze motorie, ma ora voglio cambiare facoltà. Sto pensando di iscrivermi a chimica». Say my name. Federico Chiesa.

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