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Muller: «Guardiola ci prendeva a calci in c**o pur di vincere»

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Thomas Muller ha rilasciato una lunga intervista al Daily Mail raccontando il suo stile di gioco e il rapporto con Guardiola

Thomas Muller ha rilasciato una lunga intervista al Daily Mail raccontando il suo stile di gioco e il rapporto con Guardiola. Le sue parole.

TEMPISMO – «Nel calcio ci sono molti segnali prima di segnare, anche quando la palla passa dalla fascia a un centrocampista difensivo o a un terzino. E in quei casi i difensori avversari guardano sempre la palla, come degli zombie. In questi casi conta il tempismo, devi capire insieme ai tuoi compagni quando è il momento giusto. Una delle cose più importanti per un buon cross è di non provare a metterlo sulla testa dell’attaccante, ma nello spazio: l’attaccante ha più tempo di quanto si pensi, se invece gli metti la palla sulla testa è più facile per il difensore impedirgli di segnare».

PUNTO DI FORZA «Questa è una cosa che può essere allenata anche in un giocatore senza una particolare fisicità, tecnica o abilità nel dribbling. Probabilmente quando ero giovane la gente guardava le mie partite, e dopo avermi visto segnare due gol si chiedeva: ‘Com’è possibile?’. Il mio punto di forza è che ci provo sempre, su qualsiasi passaggio che può essere pericoloso per gli avversari. Mi inserisco anche 50 volte a partita, magari 49 volte non prendo la palla, ma il calcio è fatti di tanti errori e ci devi provare continuamente. Magari il difensore la 51^ volta sbaglia, e tu segni. È logica, più che talento innato».

GUARDIOLA – «Le squadre di Pep sono sempre tra le favorite, ma in Champions può succedere di tutto. Lui è il migliore nel preparare le partite contro le piccole, ma quando due top team si incontrano ogni logica sparisce. Il nostro vantaggio ai tempi del Bayern era che Pep arrivava dopo la nostra vittoria della Champions nel 2013. Heynckes si era ritirato e lui ha provato di tutto per avere successo. Quindi non abbiamo avuto tempo di riposare, perché Guardiola ci ha preso a calci in c**o in ogni allenamento. Voleva dimostrare al mondo intero che anche in un nuovo campionato poteva vincere, e questo è stato importante per il nostro successo in Bundes. Aveva sempre un piano in mente, e se dopo 10 minuti le cose andavano diversamente ne aveva altri quattro o cinque e cambiava tutto».

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