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Italia, Vaciago (Tuttosport): «Retegui come Schillaci. Sul nostro calcio…»

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Vaciago, direttore di Tuttosport, ha analizzato nei dettagli la prestazione dell’Italia, ma si è soffermato anche su diversi altri temi

Su Tuttosport, il direttore Guido Vaciago analizza il momento attuale della Nazionale italiana, divisa tra la ritrovata vena realizzativa sotto la guida di Rino Gattuso e le persistenti criticità di un sistema calcistico che necessita di profonde riforme. Con Uzbekistan, Giordania, Capo Verde, Arabia Saudita, Qatar e Nuova Zelanda già qualificate al prossimo Mondiale, l’Italia si prepara a un percorso a ostacoli nei playoff, un destino che genera una «sottile ansiettina» nonostante i progressi recenti.

Il paradosso delle qualificazioni
Vaciago non nasconde che «c’è qualcosa che non va nel calcio italiano, e già lo sapevamo», ma evidenzia anche come il «meccanismo di qualificazione non si sente benissimo» a causa delle «politiche geocalcistiche perché servono voti e soldi». Tuttavia, ammette che «in questo pasticcio ci siamo comunque messi da soli». La speranza, però, risiede nella capacità di uscirne autonomamente, perché «Rino Gattuso ha trovato il suo Schillaci in Retegui (cinque gol nelle ultime quattro partite) e si è inventato un’Italia che segna valanghe di gol». All’obiezione scontata: «Bella forza, sono buoni tutti a goleare contro Estonia e Israele!», Vaciago risponde ricordando che «nel recente passato, sarebbe bastato farne un paio alla Macedonia del Nord e forse non avremmo saltato l’ultimo Mondiale».

L’ItalGattuso
L’editoriale spinge ad andare «avanti così, avanti con l’ItalGattuso che ha segnato 16 reti in 4 gare (record, per un ct azzurro) e fatto tutto quello che c’era da fare». Sebbene manchi la «cosa più importante: vincere i playoff e, finalmente, prenotare i voli per gli Stati Uniti, il Canada e il Messico», è fondamentale «sempre ricordare da dove veniamo. Da due Mondiali persi, da una figura mediocre agli ultimi Europei, da un 3-0 beccato in Norvegia, eccetera eccetera». Vaciago sottolinea che «non è roba da nazionale italiana esaltarsi per una vittoria sull’Estonia o su Israele o essere felici per la conquista aritmetica di uno spareggio», ma è una necessità figlia di una discesa: «dobbiamo renderci conto che siamo arrivati sul fondo e, per risalire, servono anche queste vittorie, serve ottenere risultati che, vent’anni fa, non avrebbero fatto esultare nessuno».

Due percorsi paralleli: campo e sistema
L’analisi si conclude distinguendo due percorsi cruciali e paralleli. «Da una parte c’è il campo, dove in questo momento dobbiamo necessariamente arrangiarci, vincere le partite che si devono vincere, costruire una squadra con gli uomini che abbiamo, fare gruppo e sperare che gli attaccanti esaltati da Gattuso non siano un fuoco di paglia». Dall’altra parte, c’è il «sistema, che necessita di riforme, nuove leggi dello Stato, un ripensamento generale e una maggiore cultura manageriale». Su questo secondo fronte, Vaciago è categorico: «non dobbiamo arrangiarci, non dobbiamo accontentarci di rattoppare o fingere di cambiare per poi non cambiare niente: serve di più, molto di più». In caso contrario, «dovremo abituarci a esultare per una vittoria su Israele che ci dà accesso ai playoff, incrociando le dita per gli accoppiamenti», una prospettiva che evidenzia l’urgenza di un cambiamento radicale per evitare di rimanere in un limbo di mediocrità. LEGGI ANCHE >>> Italia ai playoff Mondiali: le possibili avversarie degli Azzurri. Spettro Svezia

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