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Nainggolan: «Roma-Inter? Ai miei tempi eravamo più forti. Koné si ferma al fisico, i fenomeni sono altri»

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Nainggolan: «Roma-Inter? Ai miei tempi eravamo più forti. Koné si ferma al fisico, i fenomeni sono altri». L’intervista al ‘Ninja’

Nello spogliatoio del Lokeren-Temse, seconda divisione belga, si mescolano divise e linguaggi: tra i rumorosi compagni di squadra, Radja Nainggolan passa dal fiammingo, all’inglese e al francese, per poi ritrovare l’italiano al telefono, un istante prima di allenarsi: «Su Roma-Inter cominciamo col dire che ai miei tempi eravamo più forti: il centrocampo di quella Roma dove lo vedete adesso?», dice l’ex giallorosso-nerazzurro a La Gazzetta dello Sport..

Ok, Nainggolan, ma invece l’Inter è cresciuta… 
«C’è più stabilità e i giocatori rendono meglio: anche se hanno cambiato allenatore, questo si vede. Non guardate i numeri e le statistiche, quello non è calcio: è nell’anima di una squadra che si capisce questo sport e l’Inter ce l’ha da tempo».

Quest’anima, Gasperini l’ha già data ai suoi? 
«No, però sta facendo bene, anche se non gioca ancora un grande calcio. Anzi, è imparagonabile rispetto ai tempi dell’Atalanta… Ma se fa punti giocando così, dove può arrivare quando i giocatori inizieranno a capire i movimenti? Questo è un segnale importante: vuol dire che la Roma può crescere ancora. Gasperini martella e alla fine entra nel cervello. I pochi gol presi sono il primo mattone»

L’Inter avrebbe voluto Koné in nerazzurro: sarebbe stato l’acquisto giusto per Chivu? 
«Su Koné continuo a pensare la stessa cosa: fisicamente molto forte, ma si ferma là. Gli manca concretezza: pochi assist, pochi gol, deve pesare di più. Sa comunque tenere un centrocampo da solo e all’Inter avrebbe ‘liberato’ Barella e Mkhitaryan. I fenomeni, però, sono altri…». 

Magari, Gasp i fenomeni li ha davanti… 
«Soulé è un talento vero, ma anche a lui serve uno step oltre. Deve essere più presente in partita. È molto concreto, le occasioni che capitano le mette dentro, ma se ne deve creare molte di più. Sono contento, poi, per Pellegrini che ha la Roma dentro: non è che una rete nel derby ti cambia una carriera, ma in questa squadra può starci, eccome». 

Passando all’Inter, si aspettava Chivu così ‘dentro’ alla squadra? 
«Una cosa è evidente: l’Inter è cambiata, è diversa, ma resta la squadra più forte. La favorita. Per Chivu non era semplice incidere anche perché ha una responsabilità enorme dopo il livello negli ultimi anni. I risultati ci sono, quindi tanto di cappello». 

Il livello nerazzurro è alto, come dice, a partire dal centrocampo: Radja avrebbe giocato lì in mezzo? 
«Il miglior Radja gioca ovunque, non scherziamo… L’interista più simile a me è Barella per caratteristiche, voglia, fame. Mi piace che si prenda responsabilità, che non si nasconda: Nico è uno che ti cambia la partita anche senza fare gol. Se forse qualcuno non lo considera tra i migliori in Europa è solo per il carattere che ha: quando non ti ‘esponi’ tanto, diventi meno visibile anche per gli altri». 

Sorpreso di questo nuovo vecchio Calhanoglu? 
«Zero sorprese, se ci mettiamo a discutere Calha, allora andiamo tutti a casa… Il livello è questo, quando sta bene è uno dei migliori in regia. E anche Mkhitaryan non si tocca: vedo tanti sopravvalutati in giro, lui invece è il contrario…». 

Il caso Frattesi esploderà di nuovo se Davide non inizierà a giocare con continuità? 
«Non è facile nella sua posizione, il posto a Barella non lo togli mai… Però nessuno ‘spacca’ come lui quando entra, in rapporto ai minuti ha una media gol pazzesca. Fossi nell’Inter, lo terrei». 

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