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2013

Italia – Argentina, Papa: «Avete una responsabilità sociale»

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Il testo integrale del discorso del Pontefice alle delegazioni di Italia e Argentina.

ITALIA ARGENTINA PAPA FRANCESCO – Un discorso lungo, ma che è arrivato dritto al cuore quello di Papa Francesco. Non solo a quello delle delegazioni di Italia e Argentina, ieri in udienza in Vaticano alla vigilia della sfida amichevole organizzata in onore del Pontefice. Di seguito vi riportiamo il testo integrale del discorso:

«Queridos amigos, cari amici,
vi ringrazio di questa visita, in occasione della partita amichevole tra le squadre nazionali di calcio di Italia e Argentina. Sarà un po’ difficile per me fare il tifo, ma per fortuna è un’amichevole… e che sia veramente così, mi raccomando!

Ringrazio i dirigenti della Federazione Italiana Gioco Calcio e quelli della Federazione Argentina. Saluto gli atleti delle due squadre nazionali.

Voi, cari giocatori, siete molto popolari: la gente vi segue molto, non solo quando siete in campo ma anche fuori. Questa è una responsabilità sociale! Mi spiego: nel gioco, quando siete in campo, si trovano la bellezza, la gratuità e il cameratismo. Se a una partita manca questo perde forza, anche se la squadra vince. Non c’è posto per l’individualismo, ma tutto è coordinazione per la squadra. Forse queste tre cose: bellezza, gratuità, cameratismo si trovano riassunte in un termine sportivo che non si deve mai abbandonare: “dilettante”, amateur. E’ vero che l’organizzazione nazionale e internazionale professionalizza lo sport, e dev’essere così, ma questa dimensione professionale non deve mai lasciare da parte la vocazione iniziale di uno sportivo o di una squadra: essere amateur, “dilettante”. Uno sportivo, pur essendo professionista, quando coltiva questa dimensione di “dilettante”, fa bene alla società, costruisce il bene comune a partire dai valori della gratuità, del cameratismo, della bellezza.

E questo vi porta a pensare che, prima di essere campioni, siete uomini, persone umane, con i vostri pregi e i vostri difetti, con il vostro cuore e le vostre idee, le vostre aspirazioni e i vostri problemi. E allora, anche se siete dei personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini, portatori di umanità.

A voi dirigenti, vorrei dare un incoraggiamento per il vostro lavoro. Lo sport è importante, ma deve essere vero sport! Il calcio, come alcune altre discipline, è diventato un grande business! Lavorate perché non perda il carattere sportivo. Anche voi promuovete questo atteggiamento di “dilettanti” che, d’altra parte, elimina definitivamente il pericolo della discriminazione. Quando le squadre vanno per questa strada, lo stadio si arricchisce umanamente, sparisce la violenza e tornano a vedersi le famiglie sugli spalti. Ricordo che da bambini andavamo allo stadio, El Gasometro, con la famiglia, papà, mamma e i bambini. Tornavamo a casa felici, naturalmente, soprattutto durante il campionato del 1946! Chissà se qualcuno di voi riuscirà a fare un gol come quello di Pontoni, che ne dite?

Cari amici, prego per voi, che possiate portare avanti questa vocazione così nobile dello sport. Chiedo al Signore che vi benedica e alla Vergine Madre che vi custodisca. E, per favore, vi chiedo che preghiate per me, perché anch’io, nel “campo” in cui Dio mi ha posto, possa giocare una partita onesta e coraggiosa per il bene di tutti noi. Grazie».