Torino, Lentini e i 50 anni: «La scelta del Milan? Lì almeno potevo vincere»
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Torino, Lentini festeggia i 50 anni: «La scelta del Milan? Lì almeno potevo vincere»

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L’ex calciatore del Torino, Gigi Lentini, è stato intervistato in occasione dei suoi 50 anni per parlare del suo passato in granata

Quest’oggi Gigi Lentini compie 50 anni. L’attaccante classe 69’ è cresciuto nelle giovanili del Torino e ha trascorso diverse stagioni con i granata. Tra i ricordi più belli sicuramente la doppia sfida contro il Real Madrid nonché la convocazione nel 1991 con l’Italia di Vicini. Per omaggiare il suo compleanno, l’ex granata ha rilasciato una lunga intervista a Tuttosport nella quale parla del suo passato con la maglia del Torino e ricorda i momenti più emozionanti della sua carriera. Ecco le sue parole: «Taglio il traguardo da uomo sereno e tranquillo: sono consapevole di essere stato una persona fortunata. Voglio dire che ho potuto realizzarmi in ciò che più mi è piaciuto fare, cioè giocare a pallone. Alcune cose mi sono riuscite bene, altre meno, ma indietro non si torna».

«Cosa rappresento per i granata? La avverto quando vado in qualche Toro Club o anche solo a cena al ristorante: sono ancora riconosciuto, molti mi chiedono un autografo o una fotografia. Ho dato un contributo importante al club per cui tifo. E’ gratificante, e questo riguarda pure i miei ex compagni, essere ricordati a distanza di tanti anni. Perché la scelta di andare al Milan per 18.5 miliardi di lire? Io ero legato al Toro al punto da essere fortemente tentato di non trasferirmi in rossonero, nonostante la differenza di ingaggio tra le due realtà. Gli amici e la famiglia sono stati importanti, nella scelta presa. E che rifarei. Sono passato in quella che al tempo era la squadra più forte al mondo, e ribadisco di aver deciso sia per ragioni economiche che professionali. Al Milan potevo vincere e ho vinto, in granata sarebbe stato più difficile. Il calcio è un lavoro: l’ho capito a fine carriera. E poi, lo sapete anche voi, quel Toro di Borsano aveva bisogno di soldi».

«Se mi sento spartiacque tra due epoche? Rispondo così: una sera in un club del Piemonte si insiste a rievocare il mio passaggio al Milan, io mi faccio dare il microfono e al centinaio di tifosi presenti chiedo: alzi la mano chi tra voi si sarebbe comportato in maniera diversa dalla mia? Ebbene le mani sono servite a ricevere un applauso di un quarto d’ora. Perché l’Atalanta dopo il Milan? Perché al Milan non riuscivo a togliermi di dosso l’etichetta del calciatore che non si era ripreso dopo l’incidente. L’Atalanta ha rappresentato una svolta, con Mondonico sono riuscito a disputare un campionato con continuità e mi sono levato quel pregiudizio».