Zoff: «L'Italia di Mancini farà bene. Meret? Deve giocare» - ESCLUSIVA
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Zoff: «L’Italia di Mancini farà bene. Meret? Deve giocare» – ESCLUSIVA

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Dino Zoff è una voce autorevole del nostro calcio per le prestazioni mostrate in campo ed in panchina: ecco le sue parole in esclusiva

Dino Zoff ha guadagnato sul campo la sua autorevolezza che sprigionano le sue parole. Nella sua voce profonda modellata da tante battaglie tra i pali di Udinese, Mantova, Napoli e Juventus, ma soprattutto a difesa della porta della Nazionale, c’è tutto quello che si deve sapere quando si racconta questo sport. Un campione trasversale che ha unito tutte le tifoserie, senza distinzioni di colori. Ha vinto e convinto anche da allenatore, particolare decisamente da non sottovalutare. Ecco le sue parole in esclusiva per Calcionews24.

La ripresa delle attività del calcio italiano è oramai ufficiale: si ripartirà con la Coppa Italia per poi riprendere con la Serie A. Trova sia giusto riprendere? Cambierà qualcosa il lungo periodo di inattività? 

«Diciamo che si deve cercare di portare al termine il campionato, con tutte le condizioni del caso. Se la pandemia lo permette, è giusto provarci. Naturalmente si parte tutti allo stesso modo, è una continuazione, certo però che è una cosa diversa, si parte senza pubblico e tutto quello che vuoi, però questo è il male minore».

Dopo tante battaglie insieme in campo, tra Juventus e Nazionale, Gaetano Scirea decise di affiancarla in panchina in bianconero. Un rapporto speciale quello con il compianto eroe della Juve?

«Una grossa perdita quella di Scirea. Un legame speciale, non poteva essere diversamente con una persona così fine e di classe».

Venendo all’attualità: in vetta alla classifica due squadre che hanno fatto parte della sua carriera. Crede che la Lazio possa lottare fino all’ultimo per lo Scudetto contro la Juventus? I bianconeri ce la faranno a portare a casa il nono titolo consecutivo?

«La Lazio è ad un punto e giustamente se la vuol giocare, quindi si vedrà chi riesce a presentarsi nel migliore dei modi dopo un periodo diciamo così, di chiusura. Uno stop anche emotivo? Non lo so, si vedrà, inutile fare previsioni perché è difficile anche se la Juve gode comunque dei favori del pronostico per la rosa di grande qualità».

Parlando di Juve, come giudica i primi mesi di Maurizio Sarri sulla panchina bianconera? Secondo lei è riuscito ad andare oltre le prime difficoltà?

«Se si trova difficoltà alla Juventus, uno al Parma (ad esempio) cosa deve fare? Il bel gioco deve portare alla vittoria, sennò non è un bel gioco».

In questa Juventus dice ancora la sua, in maniera importante, Gigi Buffon. Il rinnovo del portiere classe 1978 sembra oramai cosa fatta. Lei consiglierebbe a Buffon di continuare ancora per un anno?

«Certamente. Poi al giorno d’oggi giocano in due nel corso della stagione, quindi se se la sente può continuare a giocare benissimo. Somiglianze tra me e lui? Io ero il numero uno. Anzi, ho chiuso da numero uno, è più giusto dire così».

Lei non ha mai nascosto di essere molto legato al Napoli e alla città partenopea. Che esperienza è stata quella in azzurro?

«Una città straordinaria, mi sono trovato particolarmente bene lì. Io mi son trovato bene praticamente dappertutto, sono sempre stato stimato e considerato dovunque io sia andato. Quando giocavo al Napoli poi ho iniziato a giocare con la Nazionale quindi ho ricordi particolarmente piacevoli di quella esperienza».

Nella rosa del Napoli c’è Alex Meret che molti accomunano a lei per il ruolo e per le origini friulane. Cosa pensa del portiere classe 1997 e della scelta di Gattuso di preferirgli Ospina tra i pali del Napoli?

«Io non voglio sindacare sulle scelte di Gattuso, lui è l’allenatore e fa le sue scelte, come è giusto che sia. Io ho solo detto una cosa su Meret, ovvero che un giocatore della sua età è giusto che giochi, non che giochi lì, che giochi comunque, se non trova posto lì che vada da un’altra parte. E’ giusto che un giovane con qualità giochi».

Successi sulla panchina della Juventus e un grande Europeo anche come commissario tecnico della Nazionale. Vittoria sfiorata nel 2000 come ct dell’Italia, con la finale persa contro la Francia con il gol di Trezeguet. Come valuta la sua esperienza sulla panchina azzurra? Il lavoro di Mancini le piace?

«Tutto bene, una squadra straordinaria, poi è finita così con il destino contro. D’altra parte avevamo avuto il destino dalla nostra parte, quando ci aveva un po’ aiutato (lui e Toldo) nella gara contro l’Olanda. Sono particolarmente contento, la squadra fece bene, perché la squadra si è comportata come Dio comanda. A me è sempre piaciuto avere del grande rispetto per questa maglia e poi anche sotto l’aspetto del gioco ha fatto bene. La Nazionale di Mancini ha fatto particolarmente bene adesso, secondo me ha buone possibilità di fare molto bene anche in futuro».

Un’ultima battuta su quegli Europei del 2000 ed in particolare sul rigore calciato da Francesco Totti contro l’Olanda, col cucchiaio. Cosa ha provato in panchina?

«Sinceramente, non me ne è fregato niente, l’importante che il rigore sia stato messo dentro, o di tacco o in qualsiasi altro modo. Ma poi sono cose vecchie, io sono vecchio e mi ricordo gli Europei del 1976 nella finale tra Cecoslovacchia e Germania Ovest. Vinse la Cecoslovacchia ai rigori e Panenka segnò il suo rigore con questa specie di pallonetto. Il calcio si ripete, anche se si cambiano magari i termini».