La retromarcia di Agnelli, il sorpasso all'esterno di Marotta
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Editoriale

La retromarcia di Agnelli, il sorpasso all’esterno di Marotta

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Un tranquillo giovedì di paura per le due acerrime rivali del nostro calcio: Agnelli ha riportato Allegri alla Juve, Marotta ha sfilato Inzaghi dal taschino di Lotito

Una settimana di follia per il calcio italiano e un giovedì che ha visto i due (ex) amici Agnelli e Marotta prendersi il palcoscenico a suon di colpi di scena. E definendo il futuro per le panchine di Juventus e Inter.

Liquidando Fabio Paratici, il numero uno bianconero ha sostanzialmente mandato il messaggio definitivo al figliol prodigo. Cancellando con un rapido colpo di spugna due stagioni di fallimenti. Dal punto di vista dell’empatia di gruppo con Maurizio Sarri, da un punto di vista principalmente connesso ai risultati con Andrea Pirlo.

Se quella del Comandante era stata scelta imputabile a Paratici e Nedved, quella del Maestro porta decisamente di più la firma del Presidente. Sconfessarla a un anno di distanza equivale alla più evidente delle ammissioni di colpevolezza, una retromarcia senza precedenti per assaporare la classica minestra riscaldata. E che minestra, quel Max Allegri che ritorna per completare un lavoro interrotto non senza polemiche.

Al fuoco d’artificio nel primo pomeriggio bianconero, ecco che sul fronte nerazzurro non si poteva restare a guardare. Orfani di Antonio Conte, tempestati di dubbi e preoccupazioni per il futuro, i campioni d’Italia si sono affidati al totem, al certificato di garanzia per eccellenza: Beppe Marotta, per distacco il miglior dirigente calcistico dell’ultimo decennio.

Impensabile che il Direttore non avesse un piano B concreto tra le mani, malgrado fino all’ultimo giorno il tentativo di perseverare nella continuità con il salentino fosse più di un pensiero. Calato dal mazzo il jolly Allegri per provare a rompere le uova nel paniere al vecchio amico, l’asso di briscola era in realtà un altro: quel Simone Inzaghi che rappresenta profilo ideale per raccogliere la scomoda eredità.

Un piano diabolico che mercoledì sera sembrava destinato al fallimento, quando la cena tra il tecnico ormai ex biancoceleste e Claudio Lotito poteva far preludere a una firma sul rinnovo. Ma evidentemente il tarlo nerazzurro si era già da qualche giorno insinuato nel cervello di Inzaghino. E così, Marotta ha scalato marcia e pigiato sull’acceleratore, operando il più spericolato dei sorpassi all’esterno.