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L’Atletico Madrid di Simeone è la peggiore vincente di sempre

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Prima difesa d’Europa ma quindicesimo attacco: la scelta di vita dell’Atletico Madrid

Togliamoci subito il dente: guardare una partita dell’Atletico Madrid è di una noia mortale. E non soltanto per l’assoluta carenza di gioco, ma per come costringe qualsiasi avversario a rinunciare alla sua proposta calcistica: una scelta incondizionata – quella di rinunciare a se stessi pur di limitare l’opposto – che non concede alcuno strappo alla regola.

LA RISPOSTA DEI NUMERI – Innanzitutto i fatti: il bunker difensivo dell’Atletico Madrid di Diego Simeone è un’incredibile costante nel tempo. Migliore difesa d’Europa attualmente con sole 12 reti al passivo in 29 gare di campionato – inseguono Bayern Monaco con 13 e Juventus con 15 – così come nella sua Liga nell’annata in cui si laureò campione di Spagna (stagione 2013-14, 26 gol subiti). Lo fu anche un anno prima nonostante il terzo posto finale, è insomma la specialità della casa: nelle quattro stagioni piene in cui l’Atletico Madrid è stato guidato dal Cholo in ben tre occasioni ha centrato il traguardo della retroguardia meno battuta. Si va ben oltre la disponibilità di difensori di assoluto valore: Godin e Miranda, poi il fenomeno classe ’95 Josè Gimenez. E’ una scelta di vita.

VICEVERSA – Di tutt’altro tenore invece i numeri dell’attacco: nei primi quattro campionati per Ranking Uefa (Liga, Bundesliga, Premier League e Serie A) segnano più dei Colchoneros (45) in ordine Barcellona (84), Real Madrid (83), Bayern Monaco (63), Borussia Dortmund (61), Roma (61), Napoli (59), Leicester (53), Tottenham (53), Borussia Moenchengladbach (53), Manchester City (52), Everton (51), Juventus (51), Fiorentina (50) ed Athletic Bilbao (47). Prima difesa d’Europa, ma quindicesimo attacco. Anche in Champions League quella dell’Atletico Madrid – alla pari di PSG e Real Madrid – è la difesa meno perforata con soli 3 gol incassati.

E QUINDI? – Dov’è il problema, direte voi. Ed invece c’è e sta tutto nell’impostazione della vicenda: l’Atletico Madrid pensa unicamente a non prenderle e non si preoccupa minimamente di organizzare qualcosa che vada a completare il tutto. Ultima dimostrazione è quella inscenata quest’anno: si era provato a fare qualcosa di differente innestando in estate i vari Jackson Martinez, Luciano Vietto e Ferreira-Carrasco – per la cronaca investimenti pari a 75 milioni di euro, giusto per smentire la favoletta del club che vende soltanto ed ogni anno riesce a ripartire dagli stracci di quel che è rimasto – ma il primo dopo pochi mesi è stato ceduto in Cina, il secondo vede il campo con il contagocce ed il terzo ha via via rintracciato una parvenza di impiego regolare. Ma vediamo da cosa erano reduci: il bomber colombiano è passato dai 92 gol complessivi dello splendido triennio vissuto al Porto ai 3 in maglia biancorossa, ossia (tradotto) dall’essere uno dei centravanti più in voga del panorama internazionale ad un calciatore finito. Il talentuoso esterno argentino, stellina del Villarreal dalle 20 reti complessive nella stagione dell’esplosione (la prima in  Europa), è demansionato a mera riserva.

LA SOLUZIONE – La spiegazione sta nel fatto che il calcio di Simeone funziona soltanto con un determinato prototipo di calciatore: l’aspetto tecnico va in secondo piano per premiare la rabbia, l’ardore agonistico. Le eccezioni (Griezmann) sono rare. Non a caso è un calcio che spesso si porta al limite consentito dalle regole: partite oltremodo spezzettate ed a livelli di nervosismo esasperati, la squadra quasi sembra voler raggiungere questa precisa fattispecie nel corso di determinate sfide. Essenzialmente contro avversari che possono far valere un modello di calcio più evoluto: non gli serve sempre, fattore ovvio considerati i livelli individuali inferiori soltanto a Barcellona e Real Madrid. Ma c’è di più: se ad esempio nell’anno della clamorosa doppietta Ligafinale Champions (in precedenza erano arrivate un’Europa League ed una Coppa di Spagna) pareva esserci un’idea, un’impronta di calcio in ripartenza che dava rapidità alla partita e che comunque era da intendere come una precisa ed identificabile filosofia, ora il tutto sembra svanito in nome di un’attenzione agli equilibri maniacale e sicuramente invidiabile, alle volte vincente, ma che rende le partite dell’Atletico Madrid – e torniamo all’incipit – di rara bruttezza espressiva.