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Roma, Mancini: «Pronto a tutto dopo Gasperini. Fonseca? Mi sono adattato»

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Gianluca Mancini ha parlato della sua esperienza all’Atalanta e alla Roma: le dichiarazioni del difensore giallorosso

Gianluca Mancini, difensore della Roma, è intervenuto ai microfoni di Cronache di Spogliatoio per parlare della sua avventura in giallorosso e precedentemente all’Atalanta.

MAGLIA – «Mi sono tatuato il 23 proprio per Marco Materazzi. Successivamente mi sono fidanzato il 23 con quella che è attualmente mia moglie, e mi sono spostato il 23. Infine me lo sono messo sulla maglietta. Per Marco nasce nel mito di Michael Jordan, per me parte da lui. Sono nato in una famiglia di interisti e non facevo nemmeno il difensore, però quando lo vedevo giocare con cattiveria, agonismo, con un grande mancino, a me restava impresso. Per me lui è sempre stato il 23. È il primo tatuaggio che mi sono fatto. Mio papà era interista, per lui fare un tatuaggio su un giocatore dell’Inter era subito ok, quindi lo avevo fatto anche un po’ a furbetto. Avevo 15 anni e ho convinto mio padre con il numero di Marco».

MATERAZZI – «È stato un difensore che segnava molto. Quando sei ragazzino i difensori è difficile ammirarli, lui segnava, mi piaceva il mondo in cui giocava e poi dove l’ho ammirato tanto è stato a 10 anni, durante il Mondiale 2006. È entrato nella partita contro la Repubblica Ceca, ha segnato il primo gol. Poi lì inizi a capire qualcosina, perché a 10 anni sei sempre piccolo ma intravedi già qualcosina, e da lì è partita la scintilla. Mi sono guardato tutti i video, quando segnava, quando entrava duro. Ho avuto la fortuna di conoscerlo, ci sentiamo ogni tanto, chiedo consigli. Per me è l’idolo».

GASPERINI – «Ho avuto la fortuna di essere allenato da Gasperini perché ti apre veramente un mondo totalmente diverso a livello di testa, di allenamenti, di tattica. Non avevo mai provato una cosa del genere e lui mi ha aiutato soprattutto mentalmente a diventare un giocatore veramente concentrato: in allenamento, in partita, su tutto. E poi a livello tattico ho sempre detto che un giocatore si vede se è bravo, cerco di farlo su di me. Se cambia un allenatore non devi trovarti male, devi essere bravo a capire quello che ti chiede. All’inizio, non lo nascondo, ho trovato tante difficoltà quando sono arrivato alla Roma. Facevo le cose che facevo con Gasperini e Fonseca ogni allenamento mi riprendeva, mi metteva da parte e mi spiegava. E allora lì ho iniziato a guardare i video, come faceva la difesa Fonseca allo Shakhtar. I video degli allenamenti me li riguardavo per capire quello che voleva, mi dicevo: “Se non faccio così, non gioco”. Adattarsi penso sia una cosa bella, ricoprire e provare a fare tanti ruoli può essere anche un vantaggio, è un qualcosa che metti in più nel tuo bagaglio».

GASPERINI E FONSECA – «Sono due allenamenti diversi, come ha detto Marco. Con Gasperini sono allenamenti veramente intensi, dal martedì al sabato, anche il giorno della rifinitura galoppi. In allenamento faceva possesso con partita, con 10 allunghi prima della partita, facevo forza. Ho provato 2 anni con Gasperini e sono pronto a tutto. La domenica vai forte e io sono arrivato al 90′ che potevo giocare altri 90 minuti: vedevo gli avversari con il fiatone, l’attaccante che faceva fatica a rientrare e io invece mi sentivo bene. Con Fonseca facciamo partitelle a pressione, tanti possessi palla, tante partitine dove devi recuperare subito il pallone. Chiaramente gli allenamenti di Fonseca li preferisco di più perché giochi con la palla e fai fatica, perché fai fatica quando giochi con un possesso palla e non prendi mai il giro. Con gente che sa giocare a calcio corri ugualmente e fai la stessa fatica. Io, come ho detto prima, mi adatto a qualsiasi allenamento e ognuno ha le sue preferenze. L’importante è che ogni allenamento deve permetterti di rendere la domenica. Se mi alleno bene e vado a mille in settimana, è perché la domenica devo stare bene. Se la domenica non sto bene e vado più piano è perché ho sbagliato qualcosa in settimana».