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Sorrentino: «Toro, che colpo: Hart ti salva le partite»

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L’ex-capitano del Palermo elogia Hart: «E’ un portiere fortissimo, in un campionato può salvare diverse partite». E sul suo elisir di giovinezza ammette: «Gioco ancora con la voglia di un ragazzino»

Trentasette primavere certamente non sono poche per un calciatore, ma si sa, quello del portiere è un ruolo particolare. Anzi, spesso l’esperienza può risultare un sovrappiù, una vera e propria qualità per chi indossa i guantoni. E allora non c’è da stupirsi se Stefano Sorrentino è ancora uno dei migliori estremi difensori della Serie A, anche se la carta d’identità dice che l’età è avanzata anche per lui. Un portiere che ha girato gran parte dell’Italia e che ha lasciato un ottimo ricordo praticamente dovunque, lui che per natura e per carisma è portato a caricarsi la squadra sulle spalle. Lo ha fatto al Torino, quando era più giovane, lo ha fatto a Palermo, e questo è un episodio ben più recente, difendendo i propri compagni dalle accuse del tecnico Ballardini lo scorso campionato.

QUESTIONE DI PIEDI – Palermo e Torino che peraltro si affronteranno lunedì sera nel posticipo dell’ottava giornata di Serie A. Inevitabile allora, nel corso di un’intervista rilasciata a Tuttosport, un riferimento ad uno dei colpi più roboanti dell’estate italiana, quello di Hart al Toro: «Hanno preso un gran portiere. Contro la Slovenia è stato straordinario, lo hanno detto tutti. Ma non mi ha affatto stupito. Io lo seguo da anni con interesse, amo osservare i portieri più grandi perché da loro hai sempre qualcosa da imparare. Il benservito di Guardiola al City? Io dico solo che la cosa più importante per un portiere è parare. D’accordo, adesso nel calcio moderno anche i portieri devono saper usare i piedi, ma comunque Hart sa il fatto suo pure da questo punto di vista. Non vedo limiti, manchevolezze tecniche».

SALVAPARTITE – Sorrentino dimostra di apprezzare particolarmente il portiere inglese, dimostrandosi interessato in particolare al suo inserimento in Serie A: «Sono curioso di vedere a gioco lungo come si integrerà nel nostro calcio. E ve lo dice uno che ha giocato all’estero, in Grecia, in Spagna. E che quindi conosce anche le problematiche che può incontrare un giocatore chiamato a cimentarsi in un ambiente molto diverso. Hart esibisce una scuola un po’ differente dalla nostra.  Per esempio l’uscita a croce sul giocatore che arriva solo davanti al portiere. Cioè con le braccia e le gambe aperte, proprio a formare una croce: per ridurre il più possibile lo specchio della porta. Uno come lui può portare tanti punti. Per dire: in un campionato ci può stare che, con i suoi interventi decisivi, salvi 4, 5, 6 vittorie di misura».

OBIETTIVI – Una chiosa infine sulla sua longevità calcistica e su quella del suo Chievo, squadra più anziana della Serie A ma sempre più agguerrita e sorprendente: «Il mio segreto è avere la stessa voglia di quando ero un ragazzino. Sono tornato a Chievo, ho ritrovato un ambiente ideale per fare bene. E’ una nuova sfida che ho preso al volo. Ringrazio il presidente Campedelli che mi ha dato questa possibilità. Quanto a tutti noi… La cosa più importante è stata trattenere Maran, che pure aveva diverse offerte. Nonché aver tenuto uno zoccolo duro di bravi giocatori. Il primo obiettivo è salvarci, poi proveremo a migliorare i 50 punti dell’anno scorso».