Southampton, Cortese: «Sono il Galliani della Premier» - Calcio News 24
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2013

Southampton, Cortese: «Sono il Galliani della Premier»

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SOUTHAMPTON CORTESE – Ha avuto una carriera importante nel settore bancario in Svizzera, poi ha deciso di avventurarsi nel mondo del calcio, investendo sul Southampton: parliamo di Nicola Cortese, attuale patron dei Saints, che riveste anche la carica di direttore generale e sportivo del club. Dopo aver preso la squadra, che annaspava in terza divisione ed era sull’orlo del fallimento, Cortese ha cambiato volto al club: «Io parlo due o tre volte all’anno. È sempre pericoloso quando un presidente parla troppo. Sono l’allenatore e i giocatori che hanno un ruolo pubblico. Io presidente, direttore generale e direttore sportivo? Mi sento una sorta di Galliani d’Oltremanica. Ho dovuto ricostruire la società dalle fondamenta. Nel 2009 gli impiegati erano 90, ora sfiorano i 250. E l’Accademia era morta: l’abbiamo rilanciata mettendo l’educazione dei nostri ragazzi al centro del progetto. Quest’anno in una partita abbiamo schierato tre diciottenni del vivaio nell’undici iniziale: in Premier League non era mai accaduto», ha dichiarato Cortese a “La Stampa”.

MODELLO MILAN – Nei primi mesi del prossimo anno il Southampton avrà anche il proprio centro sportivo: «Determinante è stata una visita che ho fatto a Milanello dieci anni fa. Il college rossonero è diventato un po’ il mio riferimento, ho avuto la sensazione di essere in una famiglia, quel luogo aveva fascino», ha spiegato il presidente.

SOUTHAMPTON WAY – «Qui le gerarchie esistono solo sulla carta, non voglio che mi chiamino presidente. La nostra squadra non è composta soltanto da 11 giocatori, dopo quattro anni abbiamo tanti talenti, non solo in campo. Siamo diventati una famiglia. Southampton way significa puntare sempre sulla qualità e riuscire ad essere i migliori in tutto quello che facciamo. Non vogliamo imitare gli altri, vogliamo che siano gli altri a imitarci», ha poi raccontato Cortese, che ha rivelato di essere tifoso della Roma: «Però quando sono stato a Trigoria a trattare Osvaldo mica l’ho detto. Mi mette tristezza vedere com’è ridotto il calcio italiano: credo gli manchino rispetto, idee e umiltà».