2015
Dalla fame al Bologna, ecco Donsah: «Qui grazie a Dio»
Il centrocampista ghanese: «Cagliari? Non mi hanno più voluto»
«Non ho sentito papà per le prime due settimane, doveva camminare sette giorni nel deserto. Se hai i soldi, dopo tre o quattro puoi prendere una macchina, altrimenti devi andare avanti da solo. Un giorno ha chiamato dalla Libia: stava bene. Poi il viaggio dalla Libia su una barca piccola. Mi ha raccontato che erano in 22 e avevano paura si rovesciasse. Uno dei 22 faceva casino: è finito in acqua. Ha lasciato il Ghana perché non riusciva a pagare il cibo e la scuola per me e le mie sorelle. Ho pure lavorato nelle piantagioni di cacao, ma è pericoloso: rischi di trovare i serpenti. Quando è andato via, sono stato 4-5 anni senza sentirlo. Magari a volte chiamava e io ero da un’altra parte, a giocare». Godfred Donsah, dalle pagine de La Gazzetta dello Sport, racconta la sua storia, tutt’altro che semplice.
MIGRANTI – «Mi spiace – prosegue l’ex Cagliari – per chi arriva in Europa scappando dalla guerra. La vita è così, purtroppo: bisogna prendere quello che viene e andare avanti, mia mamma me lo diceva sempre. Credo ci sia una differenza rispetto ai tempi di mio papà. In Italia una volta si veniva per cercare lavoro, ora il lavoro qui non c’è: chi viene scappa dalla guerra. Agli italiani direi questo: chi può, aiuti. Ho un amico in città che vuole fare il calciatore, mi dice che la gente lo sta aiutando. Credo che Bologna sia un buon posto per l’ospitalità».
LA MIA VITA – Un inizio di carriera non semplice, per Donsah, scoperto dal Verona di Sogliano: «Giocavo a piedi nudi, per questo adesso il mio piede è come un martello. Studiavo l’inglese non per diventare un dottore ma per capire le cose: se firmo un contratto, devo capire che cosa c’è scritto. Ora però sono cambiato, prego di andare in Inghilterra tra qualche anno per completare gli studi. Dopo il calcio sennò che cosa faccio? Un giorno Sogliano è andato alla nostra scuola, a Verona, e io non c’ero: mi ha tolto 200 euro dallo stipendio. Ora imparo l’italiano con i cartoniE’ stato strano. Al primo allenamento con il Verona ero sempre girato verso Toni. Lui mi chiedeva: “Perché mi guardi così?”. E io: “Non capisco che ci faccio qui. Ti vedevo in tv nel 2006, segnavi sempre”. E’ Dio che mi porta, io da solo non sono più forte di nessuno. Posso solo dare tutto».
LA SCELTA – Poi, in estate, il sì al Bologna, dopo una trattativa tra i club lunghissima: «Qui è perfetto, sto benissimo, anche se inizialmente pensavo che sarei rimasto a Cagliari. L’ho detto alla società: ‘Se volete che resti a dare una mano, ci sono’. A parità di condizioni sarei forse andato in B, ma il Bologna mi ha voluto di più. Qui ho ritrovato Maietta, al Verona era capitano e mi diceva che sarei diventato forte. Mi è solo dispiaciuto che i tifosi del Cagliari mi abbiano attaccato sui social».