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Balon Mundial, i veri valori del calcio

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Intervista a Tommaso Pozzato, presidente dell’onlus Balon Mundial che si occupa di integrazione attraverso il gioco del calcio

Il calcio non è fatto solo di soldi, contratti milionari, diritti televisivi e giocatori mercenari ma anche e soprattutto di valori veri e concreti. Questi ultimi moltissime volte sono messi in secondo piano nel mondo del pallone e vengono spesso trascurati, o meglio lasciati ai margini del campo. Ciò non accade ai membri dell’associazione sportiva dilettantistica Balon Mundial che fa di questi sani principi la sua anima fondante e il suo più importante obiettivo. Stiamo parlando dell’integrazione, della lotta contro gli stereotipi razzisti o sessisti che siano e soprattutto dello sport come fonte di amicizia e di fair play. Per saperne di più su questa associazione, che svolge da diversi anni un lavoro importante per le comunità straniere attraverso il gioco del calcio, abbiamo intervistato il presidente Tommaso Pozzato.

Dove e quando nasce l’associazione Balon Mundial?
«Balon Mundial è un associazione no profit nata a Torino che da ormai 10 anni si occupa di calcio come fonte di integrazione. In particolare ogni estate organizziamo una sorta di coppa del mondo per i ragazzi delle varie comunità di migranti, la formula è la stessa del Mondiale classico e ha la durata di due mesi solitamente quelli di  giugno-luglio. All’inizio di questa stagione agonistica abbiamo poi dato il via al progetto Senza Frontiere formando 4 squadre: una composta da rifugiati politici richiedenti asilo, due squadre a 11 che partecipano al campionato Uisp cittadino e una di calcio a 5 femminile iscritta al campionato universitario».

Quali sono gli obiettivi principali della vostra associazione?
«Il nostro primo obiettivo è quello di ottenere la parità e l’aggregazione tra i ragazzi provenienti dall’Africa, dall’Asia e da tutta l’Europa. Superare gli stereotipi e prevenire gli effetti negativi da essi provocati. Per  ottenere questo ci serviamo del calcio come strumento ideale per fare emergere  i valori a noi cari».

Oltre al razzismo combattete anche le disparità di genere, in che modo?
«Dal 2011 abbiamo lanciato il mondiale di calcio a 5 femminile per far partecipare anche le donne alla manifestazione e per superare così  le disparità di stampo sessista. Questo aspetto è particolarmente importante perché si unisce con quello delle diverse culture dei ragazzi, alcune delle quali hanno una posizione e un’idea particolare della donna».

Quali sono i vostri progetti futuri?
«Vogliamo certamente continuare sulla strada intrapresa cercando di allargare sempre di più il bacino di persone coinvolte e creando nuovi eventi. Uno di questi si svolgerà tra aprile e maggio e sarà dedicato ai ragazzi rifugiati che abitano nelle comunità di Torino».