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Dani Alves, senza alcun senso

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Dani Alves verso l’addio alla Juventus: come ci si è arrivati

Tutto in pochi giorni, senza ragione alcuna, senza motivi apparenti, senza un perché: gli agenti di Dani Alves discutono la rescissione consensuale con la Juventus, prima di firmare il nuovo contratto che presumibilmente legherà l’esterno brasiliano al Manchester City. Potrà così riabbracciare il vate Guardiola e lanciarsi in una nuova esperienza professionale, dopo aver vinto sia in Spagna – tutto quello che c’era da vincere e rivincere con la maglia del Barcellona – che in Italia, lì dove al primo anno ha centrato il bis scudetto-Coppa, fermandosi poi alla finale di Champions League e rinunciando dunque al sogno Triplete. Esperto in tal senso, ne ha vissuti ben due nella storica cavalcata in blaugrana.

Le tappe del fulmineo e precoce addio tra Dani Alves e la Juventus

Se due indizi fanno una prova, tre diventano una certezza. Ma i due colpi ravvicinati avevano già lasciato ipotizzare che non tutto stava andando per il verso giusto, o meglio che un rapporto apparentemente sereno si era immotivatamente complicato. Interrogato da una emittente brasiliana sul reale valore del suo compagno di squadra Paulo Dybala, consigliava all’attaccante argentino – un giorno – di lasciare la Juventus per definire al meglio il suo percorso di maturazione che porta da un talento puro ad un campione in grado di fare la differenza in ogni contesto. Ma come? Un calciatore della Juventus consiglia ad un suo collega di lasciare la squadra in cui milita? Impensabile. Impossibile se i rapporti sono sereni, se non c’è astio tra le parti. Il secondo colpo lo assesta un insospettabile Gonzalo Higuain, che affida ai suoi social un video in cui saluta il campione brasiliano, si definisce orgoglioso di aver condiviso una stagione con lui e gli augura il meglio per il futuro. Eppure del futuro di Dani Alves lontano dalla Juventus ancora non se ne parla: il video infatti sparisce in men che si dica, si presume previo intervento dell’attenta società bianconera.

La terza prova

Il nervosismo del soggetto in questione. Dani Alves risponde poco educatamente a domande in merito al suo futuro, finisce addirittura per innescare una polemica – ancora senza alcun senso – con Diego Armando Maradona. Ricorda al Pibe de Oro come non abbia mai vinto un Pallone d’Oro, dimenticando però che nella sua epoca il riconoscimento non era aperto ai calciatori extracomunitari. Diego risponde nel suo linguaggio, senza peli sulla lingua, citando esterni di livello (tra cui i connazionali Cafu e Maicon) che a sua detta non possono essere accostati al malcapitato Dani Alves, reo di indovinare un cross su sei tentativi. Giorni di fuoco per il sudamericano insomma, che se ne torna in Brasile per le classiche vacanze estive, a detta sua per purificare la felicità. Nel mezzo altre dichiarazioni sostanzialmente lontane da quanto si poteva immaginare in un post-season sì segnato dalla sconfitta rimediata in finale di Champions League, ma ad ogni modo ben lontano da un tenore così scuro: non meritavamo la Coppa, ecco perché l’abbiamo persa. In altre parole Dani Alves è parso poco soddisfatto dell’esito della notte di Cardiff, dei quattro schiaffoni incassati dai suoi rivali di sempre, quel Real Madrid contro cui ha battagliato per una vita, con la forte sensazione che abbia sfruttato ogni strada capitatagli in questi giorni per lanciare chiare frecciate in merito.

Dani Alves via, cosa perde la Juventus

Impensabile ora, dopo averne decantato le doti, far finta che nulla stia accadendo. O che sia un passaggio sostanzialmente comune, ordinario, archiviabile con un arrivederci e grazie. No, la Juventus perde un interprete di assoluto livello nel suo organico e nel suo spogliatoio. Partiamo dal primo e dunque dall’analisi tecnica: Dani Alves è un terzino soltanto per definizione di ruolo, la verità è che vanta un repertorio tecnico fuori dal comune e che grazie a questo può duettare con i compagni più strutturati servendosi della stessa lingua. Una risorsa del genere, in quella zona di campo (dove di base agiscono elementi che basano il proprio incedere prettamente su corsa e fisicità), fa tutta la differenza del mondo. Come se non bastasse, oltre c’è un mondo: Dani Alves, a dispetto del suo carattere stravagante, ha una fame agonistica che in pochi possono vantare. Con trentaquattro primavere alle spalle e dopo aver accumulato quel genere di carriera, novantanove calciatori su cento si sarebbero – se non arresi – quantomeno frenati al cospetto dell’infortunio subito al perone nel corso della stagione: il brasiliano è invece rientrato a disposizione di Allegri in tempi record, mostrandosi un fattore assoluto nella rincorsa alla finale di Champions League. Impiegato peraltro da esterno alto, un ruolo che non gli appartiene ma che, grazie a quella padronanza di fondamentali a cui ci riferivamo, ha ricoperto con la qualità dei migliori. Con la maestria dei grandi di questo sport, gotha in cui Dani Alves indiscutibilmente rientra. Ecco, la Juventus perde tutto ciò. E per una squadra alla disperata ricerca di quell’unico scalino non percorso, beh, non è roba da poco.