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Caso Donnarumma, la ricostruzione: pressing PSG e rapporti personali

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Torna a tenere banco il caso Donnarumma: il portiere del Milan ancora una volta in primissima pagina. La ricostruzione della vicenda

Gianluigi Donnarumma torna a far rumore. Non soltanto per le vicende di campo: del resto lì, a soli diciotto anni, si sta già consolidando nel gotha dei portieri più accreditati del pianeta. Un prodigio, considerando la clamorosa rapidità con cui ha bruciato le tappe: a soli sedici anni portiere titolare in uno dei club più vincenti nella storia del calcio, il Milan appunto, il resto è fragorosa attualità. La maglia della nazionale italiana, le squadre di tutto il mondo che prendono nota. Del resto come passare inosservati. E come farlo quando il tuo agente è un personaggio noto quale Mino Raiola, destinato per vocazione naturale a far parlare di sé ad ogni passo. Ma superata l’estate il peggio sembrava passato. Ed invece…

Caso Donnarumma: atto secondo

Dell’atto primo sapete un po’ tutto: il tiramolla sul rinnovo contrattuale che tardava ad arrivare, l’ovvio interesse dei club più facoltosi dell’emisfero calcistico, il dietrofront quando tutto sembrava perso, la firma ottenuta dal Milan con tanto di riconoscimento. Un contratto da top player e leader dello spogliatoio rossonero, legame ratificato fino al mese di giugno del 2021, il discusso approdo del fratello Antonio nelle vesti di secondo portiere, il rinnovato rapporto con la tifoseria meneghina, precedentemente manifestatasi insofferente riguardo alla questione. L’atto secondo è in buona parte un ripetersi di quanto già accaduto prima: le voci ed alcune mail circolate sull’ipotesi di annullabilità di un contratto firmato senza la necessaria serenità, dunque sotto presunta violenza morale e pressione psicologica condotta dal Milan, con tanto di causa ed eventuale svincolo a parametro zero. Un’ipotesi, quella della violenza morale subita, prontamente smentita poi da Gianluigi Donnarumma, condannato senza remore dai tifosi rossoneri, che in occasione della sfida di Coppa Italia con il Verona hanno manifestato tutto il loro dissenso sulla vicenda chiedendo al calciatore di lasciare il Milan. Sul piatto poi – come si evince dalle dichiarazioni del direttore sportivo del Milan Massimiliano Mirabelli e dal comunicato emesso dall’agente Mino Raiola – questioni personali che hanno primissimo peso nella vicenda. Ci torneremo.

Caso Donnarumma: il pressing del PSG

Andiamo alle cause: perché il caso Donnarumma riesplode con tanta eco proprio ora? Secondo quanto raccolto dalla redazione di Calcionews24, la prima ragione alla base è dettata dal pressing del PSG sull’agente del calciatore. Il club francese, come dimostra la trattativa lampo per Reina poi non andata in porto a fine estate, ritiene di dover aggiornare la lista dei propri portieri, con Areola e Trapp che non sembrano essere all’altezza del resto dell’organico. Sempre più proiettato su ambizioni di massima affermazione internazionale. Gigio Donnarumma in tal senso è il prescelto, l’innesto ideale: le offerte presentate all’entourage del calciatore sono altissime, si parla di un ingaggio netto che tra parte fissa ed eventuali bonus sfiorerebbe i dieci milioni di euro annui. Situazione che scalda l’animo di Mino Raiola: non soltanto per la questione prettamente economica e per l’eventuale commissione personale che otterrebbe dall’operazione, ma anche per il giudizio – del resto mai nascosto – sulla caratura del progetto tecnico rossonero. Il procuratore del portiere nutre più di un dubbio sulla costruzione della squadra e sulle attuali possibilità di ritorno al vertice: dall’altra parte c’è un Paris Saint Germain lanciato come non mai, pieno zeppo di calciatori d’élite e che garantirebbe a Gianluigi Donnarumma la porta francese per i prossimi anni. Uno scenario che, stando alle ultime operazioni condotte in porto dalla dirigenza del PSG, non può oggettivamente lasciare indifferenti.

Caso Donnarumma: i dissidi personali tra Raiola e Mirabelli

La questione è al centro del futuro di Gigio Donnarumma, o sicuramente – se preferite – è alla base delle continue riemersioni del caso. Questi sono soltanto gli ultimi testuali di una vicenda già esplosa in estate, partiamo dalle considerazioni espresse dal direttore sportivo del Milan Massimiliano Mirabelli: «Dispiace per quello che è successo stasera perché Donnarumma non ha mai chiesto di andare via ed è un nostro patrimonio. Sappiamo dove sta il marcio, magari qualcuno ha voluto creare questa situazione, e cercheremo di risolverla nei prossimi giorni. Una società come il Milan va rispettata nell’immagine, vanno rispettati i calciatori che sono un patrimonio e se qualcuno cerca di rovinare l’immagine del nostro club vuol dire che possiamo avere dei danni e ci tuteleremo nelle sedi opportune. Raiola? Non so chi ha orchestrato questa confusione. Noi come Milan abbiamo faticato tanto per avere Gigio fino al 2021, siamo contentissimi e vorremmo averlo anche oltre il 2021. Noi ci parliamo spesso, ci abbiamo parlato anche prima e dopo la partita. Non ci ha mai chiesto di partire, è dispiaciuto e dobbiamo compattare club, squadra e tifosi risolvendo questi problemi. Sappiamo da dove può arrivare il male». Senza troppi giri di parole, quasi si chiede al calciatore di scegliere tra il bene ed il male. In soldoni di cambiare agente, situazione poi prontamente ricalcata dai supporter sui social network, tifosi rossoneri che chiedono a Donnarumma una scelta definitiva tra Milan e Raiola.

La risposta

La risposta piccata di Mino Raiola non si è fatta attendere. Di difesa per Gigio Donnarumma, di apertura verso il Milan, di chiusura definitiva nei confronti del ds Mirabelli, ritenuto colpevole dello stato dell’arte rossonero: «Mirabelli ha un problema personale contro di me e usa Gigio Donnarumma per attaccarmi. Ma io non ne farò un circo mediatico e, ancor di più, non voglio che questo venga fatto sulla pelle di Gigio. Risponderò a Mirabelli nei luoghi appropriati e al momento giusto. Gigio non c’entra niente e non ha fatto niente di male e quindi non è giusto strumentalizzarlo per fare guerra a me. Anche perché è evidente a tutti che il problema del Milan non è Gigio, né tanto meno Antonio. Stranamente poi né Mirabelli, nè la società hanno commentato lo striscione che è apparso ieri allo stadio. Noi non abbiamo mai imposto al Milan di prendere Antonio. E’ stata una scelta tecnica di Mirabelli che ora dovrebbe quanto meno difendere. Io non ho nulla contro il Milan, anzi ci tengo al Milan e vorrei avesse successo, ho buoni rapporti con Fassone e Gattuso. A Mirabelli oggi fanno comodo queste polemiche perché tolgono l’attenzione dal vera problema del Milan: il suo progetto tecnico». L’impressione forte dunque è che difficilmente si possa andare avanti in questo modo: se il pressing del PSG è forte, le fratture personali non appaiono sanabili e dunque non meno rilevanti nella lettura generale della situazione. Continuando così si procederebbe su quest’andazzo: attacchi e dietrofront, attacchi e dietrofront. Ad essere minata sarebbe in primis la serenità del calciatore. Che ha spalle sì larghe ma che comunque resta un ragazzino. Speciale sì, ma pur sempre un diciottenne. La permanenza al Milan mal si incastra con le ambizioni di Raiola, non a caso Mirabelli – che vuole tenere il portiere oltre ogni ragionevole dubbio – tra le righe ha aperto a scenari di mercato, con il Milan a dettare le condizioni. La prossima estate sarà cruciale: o si decide di andare avanti insieme e mettere da parte i dissidi personali e le continue manifestazioni d’interesse che continueranno ad arrivare dai top club internazionali, o si consumerà un clamoroso addio.