Coronavirus, Wall Street Journal: «Oms ha fatto disinformazione»
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Coronavirus, Wall Street Journal: «Oms ha fatto disinformazione»

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Il Wall Street Journal ha attaccato duramente l’Oms per aver fatto presunta disinformazione in merito al Coronavirus

Il Wall Street Journal ha avanzato un’istanza per sospendere i finanziamenti all’Oms: «La pandemia di coronavirus offrirà molte lezioni su cosa fare meglio per salvare più vite e fare meno danni economici la prossima volta. Ma una cosa è già certa: per far sì che le future pandemie siano meno letali bisogna riformare l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Il marciume all’Oms in realtà va oltre la ‘combutta’ con Pechino, ma questa vicenda è un buon punto di partenza.

L’epidemia di coronavirus è iniziata in Cina, a Wuhan, probabilmente in autunno, forse a novembre, e ha poi accelerato nel mese di dicembre. E, secondo la piattaforma digitale economica cinese Caixin Global, i laboratori cinesi avevano sequenziato il genoma del coronavirus entro la fine di dicembre, ma i funzionari cinesi hanno ordinato di distruggere i campioni e non pubblicare le loro ricerche. Il 30 dicembre il dottor Li Wenliang ha lanciato un allarme ai collegi cinesi, e alcuni giorni dopo le autorità locali lo hanno accusato di mentire e di arrecare grave disturbo all’ordine pubblico».

Funzionari taiwanesi hanno avvertito l’Oms il 31 dicembre di aver avuto prove che il virus potesse essere trasmesso da uomo a uomo. Ma l’agenzia dell’Onu, ‘inchinata’ di fronte a Pechino, non ha invece una buona relazione con Taiwan. Dunque il 14 gennaio l’Oms ha twittato: ‘Le indagini preliminari condotte dalle autorità cinesi non hanno trovato prove chiare della trasmissione da uomo a uomo”. E ha impiegato un’altra settimana per invertire questa disinformazione.

Il 22 e 23 gennaio il comitato di emergenza dell’Oms – ricorda il Wsj – ha discusso se dichiarare Covid-19 ’emergenza sanitaria globale’. Il virus si era già diffuso in diversi Paesi, e fare tale dichiarazione avrebbe preparato meglio il mondo. Avrebbe dovuto essere una decisione facile, nonostante le obiezioni di Pechino. Eppure il direttore generale Tedros Ghebreyesus – si osserva nell’editoriale – ha rifiutato di farla ed è volato in Cina. Alla fine l’emergenza globale è stata dichiarata il 30 gennaio, perdendo una settimana di tempo prezioso, con il forte sospetto che il viaggio a Pechino fosse più di carattere politico che incentrato sulla salute pubblica. Intanto il Dg dell’Oms si congratulava con il governo cinese per le misure straordinarie adottate, per l’assoluta trasparenza tenuta da Pechino, la velocità con cui ha sequenziato il genoma del virus e lo ha condiviso con l’Oms e con il mondo».