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Cosa pensa Klopp di Conte

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Alla vigilia di Chelsea – Liverpool il clamoroso endorsement del tecnico tedesco

Vigilia di ChelseaLiverpool, anticipo di lusso della quinta giornata di Premier League: uno degli innumerevoli match di cartello dell’invidiabile campionato inglese, mai così ricco di club di primissimo respiro mondiale. E di allenatori da gotha del calcio internazionale: due di questi sono proprio Antonio Conte e Jurgen Klopp, rispettivamente al timone di Chelsea e Liverpool.

BLUES CONTRO REDS – Avvio di stagione piuttosto differente per le due squadre in questione: il Chelsea, seppur spuntandola spesso nei minuti finali delle sue gare, è partito col botto centrando dieci dei dodici punti a disposizione, fermandosi soltanto nell’ultimo turno in casa dello Swansea City. Più contenuto il tenore della partenza del Liverpool: sette i punti, rendimento con ogni probabilità condizionato dalle tre trasferte consecutive con cui i Reds hanno avviato il proprio percorso. Fattore singolare, come ha già ricordato il tecnico tedesco, ora intenzionato a cambiare marcia per giocarsi le proprie chance nelle zone altissime della classifica.

CONTE CONTRO KLOPP? – A sentire l’ex allenatore del Borussia Dortmund proprio non sembrerebbe: “Conte è come Guardiola, alla Juventus ha creato un suo calcio. E’ vincente, ho visto come vive le partite e per certi versi mi rivedo in lui. Di certo non nasconde le esultanze, ma è singolare seguirlo anche nelle azioni in cui la palla non termina in porta”. Ma attenzione al primissimo punto: Conte come Guardiola? Proprio recentemente – appena dopo la clamorosa esibizione di forza del suo City nel tanto atteso derby di Manchester – abbiamo narrato la grandezza del tecnico iberico, non limitata ai successi ottenuti in carriera quanto legata all’evoluzione impressa alla storia recente di questo sport. L’endorsement di Klopp è spaventoso: nel lavoro di Conte alla Juventus ha visto non soltanto un metodo vincente quanto un marchio inequivocabile e distinguibile nel tempo.

CONTE COME GUARDIOLA? – Prendiamo spunto dalla clamorosa considerazione di Jurgen Klopp per interrogarci sulla questione: è possibile che Antonio Conte, ai tempi della Juventus, abbia impresso una propria traccia sull’evoluzione del calcio? Certamente la Juventus che ereditò – superfluo ricordarlo – aveva ben poco a che fare con quella che ha lasciato. E non soltanto per i tre scudetti vinti quando all’inizio mancavano le premesse, quanto per un modello poi perpetuato con sapienza (e con le dovute modifiche quando ce ne era bisogno) dall’ottimo Massimiliano Allegri. La finale di Champions League persa contro i marziani del Barcellona l’epilogo di questo processo. Veniamo alla tattica: sulla carta un 3-5-2, dopo aver incentrato tutti i primi passi della carriera sul 4-2-4, segnale inequivocabile di intelligenza e piena adattabilità alle risorse a disposizione (vedi Pirlo, dove avrebbe giocato in un 4-2-4? In panchina, ed invece…). Il carattere di questo 3-5-2: estremamente offensivo, tanto da far pensare – soprattutto riguardo alle posizioni degli esterni Lichtsteiner ed Asamoah – ad un vero e proprio 3-3-4. L’impianto funzionava alla perfezione ed è da interpretare in chiave prettamente offensiva: spinta degli esterni continua, presenza in zona gol, eppure equilibrio tattico mai venuto meno. Lo dimostra – merito anche il livello individuale dei difensori – il traguardo della miglior retroguardia del campionato, centrato nel triennio senza oppositori. Insomma non il 3-5-2 a cui siete abituati a pensare, ma un modello assolutamente evoluto e propositivo: non sarà stato anticipatorio quanto Guardiola, ma squadre che hanno replicato l’essenza della Juventus di Conte ancora non se ne sono viste.