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Inter, hai il miglior centravanti ma è fallimento già a dicembre

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Inter, un disastro senza fine: la stagione è già ampiamente compromessa quando siamo appena a dicembre

I fatti prima delle opinioni: l’Inter è già stata eliminata dalla fase a gironi di Europa League, perdendo quattro delle cinque partite di un raggruppamento che avrebbe dovuto dominare. Singolari le due sconfitte incassate dagli sconosciuti dell’Hapoel Be’er Sheva. Un disastro che va di pari passo con il fronte interno: decimo posto in classifica (undicesimo qualora il Genoa dovesse battere la Fiorentina nel recupero) e ben 11 punti di distanza dal dichiarato obiettivo del terzo posto.

FALLIMENTO? – Quella piazza che varrebbe il tanto agognato ritorno in Champions League: l’ultima squadra italiana ad essersi aggiudicata l’ambita coppa con le orecchie – nell’anno dell’indimenticabile Triplete, appena sei stagioni fa, non un’eternità – ora fatica anche a parteciparvi. E l’obiettivo è molto lontano: per i punti di distanza, che già sono abbondanti dopo quindici turni di campionato, per le tante squadre che i nerazzurri dovrebbero sorpassare se vogliono avere la meglio sulla concorrenza. Un’eventuale rimonta che basterebbe a qualificarsi per la prossima Europa League non basterebbe invece a centrare gli obiettivi stagionali: impensabile nascondersi, dopo anni in cui agli stessi proclami non hanno aderito le evidenze del campo. Se non è già un fallimento poco ci manca: servirà un vero e proprio miracolo per mettere le mani sul terzo posto e smentire quel che oggi è indubbiamente verità.

FASE DIFENSIVA SHOCK – Delle prime undici squadre della classifica a cui facevamo riferimento, l’Inter è anche quella che presenta il peggiore dato difensivo: ben 21 le reti incassate, alla media di 1.4 a partita. Statistica che spalmata sull’intero campionato renderebbe un dato di 53 reti complessivamente subite. Impensabile per sorreggere determinate ambizioni. E’ un problema prettamente di equilibri non raggiunti: i difensori, nella loro individualità, non sono poi così scarsi. Tutt’altro verrebbe da dire: Miranda è il centrale titolare del Brasile, così come Murillo lo è della Colombia. Qualche evidente limite in più sugli esterni, dove comunque è approdato quell’Ansaldi che in tanti avevano cercato. In soldoni: è l’impostazione data prima da De Boer e poi da Pioli – con tutte le scusanti del caso – a non funzionare.

MA TUTTO IL RESTO… – Un’analista, a fronte di determinati numeri, si attenderebbe quantomeno un attacco da urlo: ed invece l’Inter, sempre prendendo come riferimento le prime undici forze della classifica di Serie A, meno dei nerazzurri segnano soltanto le liguri Sampdoria e Genoa. Appena 22 reti all’attivo, parametro che non può bastare se le dotazioni rispondono ai nomi di Mauro Icardi, Ivan Perisic, Antonio Candreva, Eder, Stevan Jovetic, Gabigol e Rodrigo Palacio. A maggior ragione quando, di queste 22 firme, ben 12 spettano all’attuale capocannoniere del torneo Maurito Icardi. In altre parole: vanti il miglior centravanti del campionato ma segni meno di altre otto squadre. Inspiegabile, oggettivamente inspiegabile. Incomprensibile se poi quel centravanti è anche un fenomeno: lo si è visto persino nella trasferta di Napoli, in un sonoro ed inappellabile 3-0, con l’argentino che ha deliziato la platea con movimenti e soluzioni da urlo. Lo avranno amaramente rimpianto gli spettatori del San Paolo, che tutto hanno tranne uno come lui: l’Inter ha invece soltanto lui, ma manca tutto il resto.