Inter, Verdelli (Capo-scouting): «Ecco com'è cambiato il mio lavoro»
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Inter, Verdelli (Capo-scouting): «Ecco com’è cambiato il mio lavoro»

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Corrado Verdelli, capo scouting dell’Inter, ha parlato dei modi in cui è cambiato il lavoro di osservatore con l’avvento della tecnologia

Corrado Verdelli, capo scouting dell’Inter, ha parlato a La Gazzetta dello Sport dei modi in cui è cambiato il lavoro di osservatore con l’avvento della tecnologia: «La struttura non è mutata, l’operatività sì. Siamo in 7: io sono il responsabile, come me altri sei osservatori. Tre Nazioni a testa da settembre a dicembre, poi si ruota da gennaio a maggio. Ogni scout vedeva due partite a settimana dal vivo, ora osserva gli stessi due match alla tv (non al computer). Prima Wyscout apriva o chiudeva una relazione, in pezzo c’era la visione dal vivo. Ora questa viene sostituita dai dati. I numeri aiutano, diciamo quasi sempre».

DIFFICOLTA’ – «Nelle gare molto tattiche perdi poco a livello tecnico, perché le squadre sono corte e la telecamera inquadra quasi tutto. Nei tornei meno tattici, con squadre più lunghe, è più complicato. Ma soprattutto senza la visione dal vivo si perde la percezione della leadership di un calciatore, i suoi atteggiamenti, con lega con i compagni. Di Conseguenza, i ruoli meno “riconoscibili” sono il centrale di difesa e il regista». 

POST-PANDEMIA – «All’Inter non è cambiato molto. Guardiamo soprattutto Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Portogallo. La differenza c’p col Sudamerica. Andavo sempre io: vedevo allenamenti, conoscevo la famiglia del ragazzo. Ora bisogna fidarsi dei contatti in loco».