Italia Spagna da batticuore: non c'è amore senza sofferenza
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Italia Spagna da batticuore: non c’è amore senza sofferenza

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Italia Spagna non è stata la semifinale di Euro 2020 che ci aspettavamo, ma la sofferenza fortifica l’amore per la nostra Nazionale che domenica si giocherà il titolo

Italia Spagna, una notte da leoni. Così iniziava il nostro editoriale di ieri e così inizia quello di oggi. Gli Azzurri hanno lottato, sbuffato, sofferto e infine conquistato una straordinaria finale, pur giocando probabilmente la peggior partita in assoluto della gestione Mancini.

Perché in tutta onestà, Chiellini e compagni sono stati messi alle corde per 120 minuti dal movimento imprevedibile e dalla qualità del palleggio iberico. La genialata di Luis Enrique, ovvero l’inserimento di Dani Olmo come falso nueve, ha totalmente scombussolato l’assetto difensivo italiano, mai in grado di porre un rimedio concreto.

E le cose non sono di certo state più agevoli in fase di possesso. Il pressing asfissiante delle Furie Rosse ha soffocato sul nascere ogni tentativo di giocata dal basso, riducendo sulle dita di una mano le conclusioni azzurre sempre frutto di veloci ripartenze innescate per lo più da Insigne.

Paradigmatico in questo senso il gol, meraviglioso, di Federico Chiesa. Sull’asse Donnarumma-Verratti-Insigne da area ad area, con tre verticalizzazioni rasoterra a tagliare il campo e favorire il colpo di classe dello juventino. Ma per il resto è stata nuda e cruda sofferenza, costretti a difenderci nella nostra trequarti più per i meriti spagnoli che per nostra volontà tattica.

Il duetto Olmo-Morata ha messo a nudo le difficoltà di Bonucci e Chiellini nell’affrontare attaccanti rapidi e mobili, ma la sicurezza di Donnarumma ha tenuto a galla la nave fino ai rigori, per poi tirarla fuori dalle secche con l’ennesimo prodigio di questi Europei che lo stanno consacrando definitivamente a livello internazionale.

Insomma, senza timore di smentita, non ha vinto la squadra migliore sul prato di Wembley. E a noi va benissimo così, perché non esiste amore senza sofferenza e dunque domenica un’intera nazione si potrà riunire nelle piazze per conquistare un alloro europeo che ci manca dal lontanissimo 1968.

Il pensiero finale, però, è per lo sconfitto. Luis Enrique stramerita infatti una parentesi a parte. La sua squadra ha giocato strepitosamente bene, dominando tatticamente in ogni fase, ma il meglio l’ex tecnico di Barcellona e Roma lo ha addirittura proposto con il suo atteggiamento. Dai sorrisi con Berardi e Chiesa durante il match, alla straordinaria sportività dimostrata ai microfoni nel post-gara. Chapeau, davvero.