La nascita di un nuovo desiderio: lavorare al VAR
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La nascita di un nuovo desiderio: lavorare al VAR

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Le parole di Casarin sul Corriere della Sera odierna portano ad una riflessione: chi non vorrebbe essere nella cabina del VAR?

Il VAR ha 6 anni e mezzo e quando Pierluigi Collina è stato chiamato a riflettere sulle conseguenze della sua adozione, ha ricordato come abbia smentito i profeti di facili sventure, che parlavano di fine del calcio un po’ come a suo tempo si era parlato in altri ambiti di Fine della Storia: «Il VAR è stato uno dei più grandi cambiamenti nella storia del calcio ed è ormai parte del tessuto del nostro sport». Non solo: ormai «è difficile immaginare il calcio senza di esso». Oggi, sul Corriere della Sera, un decano degli arbitri come Paolo Casarin ha ricordato come gli arbitri fossero tendenzialmente contrari alla moviola, «talvolta discutibile più di loro». Vigeva una cultura per la quale «la verità è sul campo, dove l’arbitro potrebbe vedere tutto». Un atteggiamento di difesa dello status più che della categoria. Che non esprime solo una ragione ottica, di vicinanza e di misurazione dell’entità del contatto che qualsiasi immagine mediata non può restituire nella sua esattezza. C’è qualcosa di più e di più profondo: la supremazia della soggettività laddove non può esistere oggettività assoluta, per usare i termini di Massimiliano Allegri nel post di Inter-Juventus.

La soluzione di Casarin è avere ancora più telecamere a disposizione (ma quante ce ne vogliono per non avere margini d’insicurezza?). Ed allontana una tentazione, personale e di gruppo: «É arrivato anche a me il desiderio di molti giocatori di fare il Var. Sono i giocatori del periodo d’oro del calcio, ma la velocità del gioco di oggi non è quella di allora». Se ci pensate, la confessione dell’opinionista del Corriere della Sera, contiene una vera rivelazione. Prima del Var, erano pochissimi coloro che ambivano a essere arbitri. Di solito, tra i ragazzi – anche se magari è un luogo comune che andrebbe indagato – quelli che il pallone non lo sapevano trattare tanto bene. Oggi, invece, un po’ tutti – non solo gli ex calciatori – vorremmo essere nella cabina Var a dire la nostra. Un po’ giudici, un po’ esperti, un po’ Dio e molto ancora tifosi, anche se questo non lo diremo mai e se lo faremo sarà con la mano davanti alla bocca per non farci beccare.