Lazio, Siviglia ricorda: «Gol più bello? Quello di tacco alla Fiorentina nel 2010. Matuzalem? Un po’ Pirlo e un po’ Gattuso. Vi racconto Lotito...»
Connect with us

Hanno Detto

Lazio, Siviglia ricorda: «Gol più bello? Quello di tacco alla Fiorentina nel 2010. Matuzalem? Un po’ Pirlo e un po’ Gattuso. Vi racconto Lotito…»

Avatar di Redazione CalcioNews24

Published

on

Siviglia DSC 8011 scaled e1642257560670

Lazio, Sebastiano Siviglia non dimentica: «Gol più bello? Quello di tacco alla Fiorentina nel 2010. Vi racconto Lotito…»

La storia di Sebastiano Siviglia è un inno alla resilienza: un difensore capace di risorgere dopo ogni stop, diventando il simbolo di una Lazio “operaia” e coraggiosa. Dopo tre anni di silenzio seguiti all’esperienza di Potenza, ha risposto alla chiamata dell’amico di sempre, Simone Inzaghi, per raggiungerlo nello staff tecnico dell’Al-Hilal. Ecco il suo racconto a La Gazzetta dello Sport.


VITA IN ARABIA
««Viviamo in dei compound dove c’è tutto. Riad è un cantiere aperto dove si costruisce di continuo. Bisogna adattarsi alla loro cultura. Qui ci si allena di pomeriggio e non di mattina, la preghiera c’è cinque volte al giorno»».
TRE ANNI DI STOP ««Dopo il Potenza ho avuto alcune offerte, ma niente di concreto. Quando Simone mi ha chiamato non ci ho pensato un attimo»».
INZAGHI CAMBIATO ««Tanto. Alla Lazio era un continuo di scherzi e risate. Lui e Tare si stuzzicavano. Una volta Igli bevve due litri di tè in cinque minuti per una scommessa persa»».
IL PASSAGGIO ALLA ROMA ««Mi volevano West Ham e Betis Siviglia, ma i giallorossi avevano vinto lo scudetto. Io avevo debuttato in Serie A contro la Fiorentina di Batistuta, finito poi alla Roma. Per me fu come chiudere un cerchio, ma giocai poco. A posteriori fu una scelta sbagliata. Scelsi di andare via io»».
LECCE E IL SUD ««Lì ho incontrato la mia compagna e sono nate le mie figlie. Avevo bisogno del calore del sud. Ricordo Corvino, un burbero buono che quando si incazzava dovevi fuggire, e un girone di ritorno da più di 30 punti»».
LA CHIAMATA DI LOTITO ««Tournée a Valencia col Parma. Notte inoltrata, tipo le due. Squilla il telefono. “Ao’, è Siviglia? Vieni a giocare con noi?”. Chiesi chi fosse. “Sono il presidente Lotito”. Sono stato uno dei suoi 9 acquisti in un giorno»».
IL RICORDO PIÙ BELLO ««Il gol di tacco alla Fiorentina nel 2010, che io chiamo “il tacco di Dio”. L’ultima rete in A nell’ultimo anno da calciatore. Cancellai i fischi dell’anno prima, quando festeggiai un gol al Torino mettendo le mani alle orecchie»».
IL GESTO VERSO LA CURVA ««Stavamo andando male, i tifosi erano incazzati. Volevo dire alla curva di starci vicino, ma lo stadio mi fischiò. Io ero a terra, deluso. Quel tacco alla Fiorentina ha rimesso a posto le cose. Ma se fosse stato per me avrei giocato un altro anno alla Lazio»».
ANEDDOTO SU LOTITO ««La notte prima della finale di Coppa Italia del 2009 mi chiamò, di nuovo. “Sebastiano, dobbiamo vincere”. “Domani ad alzare il trofeo saremo noi”. Fu il primo della sua gestione, seguito dalla Supercoppa l’anno dopo a Pechino»».
MATUZALEM ««Lo ringrazio perché mi ha fatto vincere un titolo segnando… di naso. Un fenomeno. Un gangster di tecnica e gara. Un po’ Pirlo e un po’ Gattuso, con le dovute proporzioni»».
IL NUMERO 13 DI NESTA ««Un orgoglio, ma Sandro è Sandro. Io ero uno dei simboli di una Lazio operaia che in quel periodo faceva anche un po’ sognare. Nel 2007 giocammo in Champions contro il Real. Io, Mutarelli, Ballotta, Mudingayi. Dall’altra parte c’erano Raul, Sneijder, Van Nistelrooy. Ma finì 2-2»».
DI CANIO «Prima del derby del 6 gennaio vinto 3-1, che io non giocai, portò la squadra a casa a vedere Braveheart per caricare tutti in vista della partita»».

LEGGI ANCHE – Ultime Notizie Serie A: tutte le novità del giorno sul massimo campionato italiano