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Roma, è Dzeko-Schick: ma come può funzionare?

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In casa Roma pare proprio essere la volta buona: Edin Dzeko e Patrik Schick potrebbero partire insieme dal primo minuto

RomaCagliari, sabato sera, dopo che Inter e Napoli avranno già disputato le rispettive partite contro Udinese in quel di San Siro e sul campo del Torino. In una contesa per i primissimi posti della classifica finalmente agguerrita come tanti desideravano, ogni passo falso si rivela oltremodo condizionante per le ambizioni di grandezza: la Roma delle tre, aspettando poi la Juventus impegnata a Bologna, ha sulla carta l’impegno più abbordabile. Inter che dovrà vedersela contro un’Udinese rinfrancata dalla cura Oddo, Napoli in trasferta contro un Torino reduce dal super-colpo (discusso) dell’Olimpico ai danni della Lazio, giallorossi che invece affronteranno un Cagliari con qualche certezza in meno rispetto all’avvio di campionato. Lì dove Eusebio Di Francesco, per la prima volta nel corso della stagione, potrebbe puntare sin dal primo minuto sull’impiego simultaneo di Edin Dzeko e Patrik Schick.

Dzeko-Schick, la premessa

Da qualche parte si dovrà pur partire e – non si offenderanno i tifosi sardi – appare logico farlo in una gara di non primissimo rilievo, come invece potrebbe essere uno scontro diretto, con le difficoltà insite nello scardinare difese più solide rispetto a quelle delle realtà di media levatura. Il test dunque, se non ideale, appare alla portata di Dzeko e Schick: un esame che – qualora superato – dovrebbe comunque essere avvalorato in futuro da altri test, magari maggiormente probanti. L’altra premessa da compiere è di ordine strettamente tattico, o meglio posizionale: nel 4-3-3 di mister Di Francesco si sprecano commenti sull’impossibilità di far coesistere due attaccanti centrali. Centrali per posizione, caratteristiche fisiche e tecniche, attitudine e movimenti. Del resto il 4-3-3 per sua definizione prevede l’impiego di un solo riferimento offensivo: in caso di scelta di due attaccanti centrali, uno dovrà giocoforza adattarsi in corsia. Partire defilato, sia per lasciare al centravanti il suo raggio d’azione che per trovare a sua volta gli spazi necessari per incidere sulla gara, senza pestare i piedi a nessuno.

Dzeko-Schick, la prima soluzione

Uno dei due si defila in corsia: neanche a dirlo l’indiziato sarebbe Patrik Schick. O meglio la certezza. Per una serie di evidenti ragioni: lo status dei due calciatori, con il bosniaco che ai numeri della sua carriera ha aggiunto il recente titolo di capo-cannoniere della Serie A, statistiche che giocoforza il giovane talento ceco non può vantare. Poi appunto la carta d’identità: è sicuramente più plausibile lavorare sull’adattamento di un calciatore giovane, a maggior ragione se c’è da correre per garantire l’equilibrio della squadra (come avviene necessariamente in un ruolo di fascia), che su un profilo alla Dzeko, oramai consolidato nel suo storico ruolo e difficilmente collocabile in altra soluzione, a 31 anni suonati. Ed infine per una questione di ultimo arrivato: questa è la Roma di Dzeko, o comunque il bomber di riferimento è lui, gli altri possono regolarsi di conseguenza. Ma allo stesso tempo accrescere il livello complessivo della produzione offensiva della Roma: Schick andrebbe ad agire sulla corsia destra, lì dove può rientrare sul mancino e spaccare la resistenza della difesa avversaria. Non è il suo ruolo, lui attaccante centrale per caratteristiche fisiche e tecniche, ma ha gli argomenti per incidere anche lì: la facilità di calcio e la soluzione estemporanea, la volontà di prendersi una parte da protagonista in questa Roma – lui calciatore più pagato nella storia del club – e dunque la disponibilità a giocare un po’ ovunque pur di esserci.

Dzeko-Schick, la rivoluzione

L’altra soluzione è quella di farli giocare l’uno al fianco dell’altro: logica per le caratteristiche dei due calciatori, meno logica per l’assetto generale della squadra, oramai consolidata sul 4-3-3 standard di Eusebio Di Francesco. Impianto tattico che peraltro sta fornendo assoluti riscontri sia in campionato che – soprattutto – sul terreno europeo, alla luce del girone di Champions League condotto dalla Roma. Si passerebbe dunque ad un attacco a due punte, almeno per l’occasione ed in generale quando si punterebbe sull’impiego contemporaneo dei due attaccanti, con Dzeko e Schick schierati entrambi attaccanti centrali. Il bosniaco prima punta classica, l’ex Samp a girargli intorno per privare la difesa avversaria di troppi punti di riferimento. Una soluzione che appare senz’altro più funzionale se pensiamo ai valori esprimibili dai due calciatori, ma che andrebbe a richiedere un profondo riassetto alla Roma attuale: innanzitutto le punte sarebbero due. E dunque il modulo passerebbe dal 4-3-3 al 4-3-1-2: il trequartista sarebbe Perotti per definizione naturale o Nainggolan nella versione più moderna del ruolo, pagherebbe dazio la schiera di attaccanti laterali di cui dispone Di Francesco. Soluzione al limite potrebbe essere quella di impostare un 4-4-2, più leggibile come un 4-2-4 pensando alle dotazioni di organico di cui dispone la Roma i vari Perotti, El Shaarawy, Defrel, Under, Gerson), considerazioni però che potrebbero essere concretizzate soltanto contro squadre di minor tenore complessivo, pena quella di esporsi troppo ai valori avversari. Tale soluzione però può esaltare più efficacemente le caratteristiche di Patrik Schick rispetto al decentramento sulla corsia destra. Che può anche funzionare, ma che comunque rappresenta – in merito alle sue attitudini – un piano B. Lavori in corso per Eusebio Di Francesco: l’investimento del resto è talmente oneroso che non si può far certo finta di nulla. Il momento è arrivato.

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