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Sarri alla Juventus ed Allegri al Napoli: cosa accadrebbe

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Maurizio Sarri beffa Massimiliano Allegri e conquista la Panchina d’oro 2015-16, nonostante lo scudetto e la Coppa Italia vinti dal tecnico bianconero: ecco la provocazione

La Panchina d’oro per la stagione 2015-16 se la aggiudica al fotofinish Maurizio Sarri, preferito a Massimiliano Allegri che al timone della Juventus aveva vinto il campionato di Serie A – mettendosi alle spalle proprio il Napoli di Sarri – e la Coppa Italia. L’attesa era tutta per la premiazione dell’allenatore fresco scudettato, la prima battaglia della settimana che porterà all’attesissimo doppio confronto tra Napoli e Juventus se la aggiudica invece il tecnico partenopeo.

I meriti di Sarri

E’ il terzo caso negli ultimi dieci anni in cui chi si aggiudica lo scudetto non vince poi la Panchina d’oro: era accaduto nella stagione 2006-07 con Cesare Prandelli alla guida della Fiorentina e nell’annata 2010-11 con Francesco Guidolin allenatore dell’Udinese. Ora è il momento di Maurizio Sarri, premiato per aver condotto in porto la stagione dei record partenopei: 82 punti nella massima serie, mai accaduto prima, così come maggior numero di vittorie (25), minor numero di sconfitte (6), maggior numero di vittorie in casa (16), minor numero di sconfitte in casa (0), maggior numero di vittorie consecutive (8), maggior numero di punti ottenuti in casa (51), maggior numero di reti segnate (80), minor numero di reti incassate (32). Fino al clamoroso record centrato da Gonzalo Higuain, le 36 firme che gli sono valse il primato di reti messe a segno in un campionato nella storia della Serie A. Il bomber argentino questo Napoli-Juventus lo vivrà ora – clamorosamente – dall’altra parte: scherzi di un destino – o meglio di precise volontà mai emerse prima, l’esatto opposto a giudicare il suo amore pubblicamente palesato nei confronti del popolo partenopeo – che a tanti non è andato giù. Ma ci sarà tempo per dibatterne. Questo è il giorno di Maurizio Sarri: premiato, se non bastasse tutto quanto appena esposto, per il livello di calcio che ha fatto raggiungere al suo Napoli. Il necessario tempo di rodaggio per convertirsi dal suo mantra – il 4-3-1-2 di una carriera, quello di Empoli per intenderci – ad un 4-3-3 decisamente più incline alle caratteristiche del suo organico, poi l’esplosione di un Napoli all’unisono la squadra più bella da vedere. In Italia senz’altro, tra le più interessanti ed innovative anche sul panorama europeo: frutto del lavoro di un tecnico secondo a pochi in tema di sviluppo tattico, di esaltazione del collettivo e del talento individuale, di ricerca di soluzioni alle questioni che si pongono sul suo cammino. Due su tutte: il già citato passaggio dal 4-3-1-2 al 4-3-3, l’attuale invenzione di Mertens centravanti quando – di centravanti – si è ritrovato privo. Questo per smentire il luogo comune della sua intransigenza: vero, per entrare a far parte strutturalmente di una sua squadra devi apprenderne gli strumenti, non si improvvisa alcunché, ma è il sacrosanto prezzo da pagare ad una resa così bella.

La provocazione: Sarri alla Juventus e…

Proviamo per gioco ad invertire le panchine in vista della prossima stagione: Maurizio Sarri alla Juventus e Massimiliano Allegri al Napoli. Chi trarrebbe vantaggio dallo scambio? O meglio: cosa accadrebbe? Quali le differenze rispetto ai passati? Partiamo proprio dal fresco vincitore della Panchina d’Oro: Maurizio Sarri, dritto alla Juventus. La squadra avrebbe probabilmente un miglioramento in termini di livello del gioco, di espressione calcistica: a tratti il punto debole di Allegri, almeno nell’ultima stagione, critiche provenienti da quei palati fini che – al cospetto del valore dell’organico bianconero – non si accontentano delle vittorie, considerate un mero compitino, ma pretendono una crescita complessiva sul piano del calcio prodotto, quella che per intenderci consente di giocarsela costantemente alla pari con i più attrezzati club internazionali. Di puntare al colpo grosso della Champions non una tantum ma strutturalmente ogni stagione. Ecco, anche alla luce di quanto espresso dal Napoli nel corso di quest’annata e persino nell’eliminazione incassata dal Real Madrid, il calcio di Sarri appare più in linea con le tendenze europee, quello di Allegri più di stampo prettamente italiano. Lì dove la solidità della fase difensiva resta il cemento sul quale edificare il palazzo dei successi.

… ed Allegri al Napoli

Viaggio inverso per Max Allegri, sotto l’ombra del Vesuvio: il tecnico toscano porterebbe con se l’attitudine a vincere, quella plasmata nei controversi anni alla guida del Milan e poi più corposamente nella sua esperienza in bianconero. Quella che giocoforza manca a Sarri: del resto, come la piazza bianconera dal palato fino muove alcune critiche ad Allegri, così fa parte di quella partenopea. Ok il bel gioco, ok che mezza Europa parli di noi, ma poi quando si vince? Ed è con Sarri che eventualmente si vincerà? Ha esperienza e lucidità per condurre in porto una stagione magari meno godibile sotto il punto di vista estetico ma vincente? Ed ecco puntuali le solite frecciate: un anno fa quella di esser venuti meno nel momento clou della stagione, oggi quella di non ruotare a dovere l’organico e dunque non attingere a piene mani dalle rinnovate risorse di una rosa mai così completa. Allegri, che non deve rispettare i paletti di un’espressione di gioco quasi maniacale, rischia ovviamente in maniera maggiore, è più leggero del suo collega, meno legato a dogmi che non necessariamente conducono dritti alla vittoria. Sarebbe insomma curioso avvicendarli: Sarri alla Juventus avrebbe già vinto qualcosa di importante? Allegri al Napoli avrebbe spezzato la fila di successi bianconeri? Domande a cui forse mai si avrà risposta: intanto la provocazione c’è, a chi piacerebbe?

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