Serie C, Ghirelli: «Spiace per i club retrocessi. Non facciamo polemica»
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Serie C, Ghirelli: «Spiace per le società retrocesse. Non facciamo polemica»

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Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, si è soffermato sui temi caldi legati al campionato di Serie C

Francesco Ghirelli, presidente della Lega Pro, si è concesso a una lunga intervista ai microfoni di Rai Sport.

RIPARTENZA – «Dobbiamo guardare alla ripresa come a qualcosa di positivo e lavorare per il prossimo campionato. I play off saranno con molte sorprese visto che le squadre sono ferme o da fine febbraio o da inizio marzo, sarà anche difficile organizzare amichevoli prima degli spareggi e si arriverà a giocare senza preparazione adeguata. Il campo sarà una verifica spietata e il fatto che alcune abbiano rinunciato è un segnale di difficoltà della Serie C che non riguarda il professionismo. La nostra è una esperienza originale, piccoli comuni, piccole squadre, la provincia, le grandi squadre. Quest’anno sarà una formula ridotta, in partite uniche, ma ne vedremo delle belle».

RICORSI – «Mi spiace per le società retrocesse, ma non ho cambiato idea rispetto all’assemblea del sette maggio, ma essendo il presidente della Lega so che dovevamo rimetterci al Consiglio Federale. Inoltre il Governo ha permesso di accorciare i tempi della giustizia sportiva, cosicché siano incanalati in 20-25 giorni. Questi ricorsi erano prevedibili, ma con grande rispetto attenderemo ciò che dirà anche il Consiglio di Stato e il TAR. Intanto si riprenderà con i play off e i play out e il campionato si porterà a conclusione».

RIFORMA – «Chi parla di numeri non la vuole fare perché dimentica che noi quattro stagioni fa eravamo 90 squadre e ora siamo 60 e non abbiamo risolto molto. Dobbiamo rispondere ad alcune domande: perché la Serie A non è più competitiva mentre prima era il miglior campionato europeo? La B a 40 così la uccidiamo, sarebbe un disastro, anche loro hanno un problema serio di sostenibilità economica, come lo abbiamo noi. Dobbiamo accelerare il processo della formazione dei giovani talenti italiani. Perché i calciatori spesso decidono di andare a giocare in Serie D piuttosto che venire in Serie C? Dobbiamo ragionare sulle regole che dobbiamo mettere in campo. Solo al termine del processo vengono i numeri. Chi parte dai numeri vuole fare polemica, bisogna tornare a pensare al progetto, al sistema, che riguarda tutte le categorie. Futuro? Io sono realista sul futuro della Lega Pro. Sono animato dal fatto che questa è una esperienza originale, che non esiste da nessun’altra parte del mondo. Deriva dai comuni italiani ed è una ricchezza del nostro paese. Se noi perdessimo il rapporto col territorio, la formazione dei ragazzi, perderemmo un dato di socialità: questo è un patrimonio che va oltre».