Non è mica morto nessuno: accanimento ingiusto su Ventura dopo Spagna-Italia - Calcio News 24
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Non è mica morto nessuno: accanimento ingiusto su Ventura dopo Spagna-Italia

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Spagna-Italia ha generato un’ondata di polemiche contro Giampiero Ventura, ma non è il tempo di fare drammi: l’editoriale sulla Nazionale dopo il ko al Bernabeu

Dopo Spagna-Italia Gian Piero Ventura è diventato l’uomo più odiato dagli italiani. Il commissario tecnico ha la sua parte di colpa nella sconfitta ma, a ben vedere, non è mica morto nessuno. Il ko dell’Italia è figlio delle scelte tattiche rivedibili del ct ma ormai sui social la misura è colma: esiste una buonissima fetta di italiani che ha la faccia tosta di chiedere le dimissioni di personaggi pubblici (politici, presentatori, allenatori, eccetera) e non ha esitato a far circolare l’hashtag #venturadimettiti dopo il 3-0 di ieri. Ventura è alla prima sconfitta ufficiale, la seconda da quando è alla guida degli azzurri. Ha perso contro una delle poche nazionali che ci sono superiori, per di più in un Bernabeu ricolmo di entusiasmo. Una sconfitta può starci, anche se è come è arrivata la sconfitta a far discutere.

Affidarsi al 4-2-4 è stata scelta sbagliata, ma solo a conti fatti, perché prima della partita erano tutti a lodare la capacità (e il coraggio) di Ventura. Con un modulo del genere voleva giocarsela e vincere, perché solo con la vittoria avrebbe preso il primo posto e la qualificazione diretta. Adesso siamo tutti commissari tecnici, e ci mancherebbe altro, ma Ventura ha rischiato: ha pagato le conseguenze della sua scelta e l’Italia arriverà seconda. Parliamoci chiaro, è letteralmente impossibile toppare le prossime gare di qualificazione, così come è molto improbabile uscire ai playoff contro nazionali molto inferiori. Ecco, in quel caso sarebbe più lecito il “tiro al ct“, la specialità di cui siamo dotati dalla nascita. Non adesso, non dopo aver perso contro la Spagna. Pur avendo giocato una partita a tratti inguardabile.

Spagna-Italia: l’analisi dei giocatori

Cosa non ha funzionato nella formazione di Ventura? Prima di tutto, la formazione. Si è detto che il 4-2-4 non è stato una grande idea. Ma è frutto della moda attuale dei tecnici di non cambiare mai, di preferire il modulo fisso rispetto a qualcosa di più mutevole: serviva un piano B e non è arrivato, ma non dimentichiamo che per le qualità dei nostri giocatori, questo schema è pressoché perfetto. Ieri sono mancati gli interpreti: Insigne non ha la fase difensiva tra le sue caratteristiche, Candreva è ormai il diavolo della Tasmania che lascia disordine ovunque si muova, Spinazzola è ancora inadeguato in certi contesti; un centrocampo con soli due interpreti ha sofferto e a ben vedere soffrirà sempre se il nostro talento migliore, Verratti, non capirà che deve prendersi più responsabilità e non trotterellare in giro per il campo senza capire niente di ciò che lo circonda. Buffon non ha più la reattività dei bei tempi – bella scoperta – e Bonucci patisce maledettamente il passaggio al Milan: deve sbloccarsi mentalmente e capire che essere il miglior difensore italiano non è sinonimo di invincibilità.

A tutto questo va aggiunto un problema di fondo: l’Italia non ha giocatori in grado di saltare l’uomo, la Spagna invece sì. Isco è di un altro pianeta, ma colpisce che in una situazione 5 vs 2 sia Ramos a fare a fette la difesa e a servire l’assist a Morata. Non è colpa della preparazione, non è colpa del campionato, non è affatto colpa di Ventura: se una colpa c’è – e probabilmente c’è – è di un movimento che, nel voler far troppo, non ha fatto nulla. Bisognava cambiare il modo di fare calcio in Italia, invece siamo alle solite e non abbiamo un giocatore in grado di cambiare una partita. Si è detto che giocare al Bernabeu in condizioni simili non è facile, ma se si ha un fenomeno in rosa allora quel fenomeno deve riuscire a trovare almeno una giocata decisiva in novanta minuti. C’è Belotti, certo, ma manca qualcosa in fase di costruzione della manovra, manca il talento puro alla Isco o alla Asensio. E, si badi bene, Ventura non ha lasciato a casa nessun potenziale fuoriclasse.

Spagna-Italia, la sconfitta di Ventura

La sconfitta del Bernabeu è la sconfitta di Ventura, ormai è assodato. Se si restringe l’analisi ai novanta minuti di gioco allora è una considerazione più che legittima. Però bisogna guardare avanti. Quasi due anni fa, al sorteggio dei gironi di qualificazione al Mondiale, era dato per scontato che l’Italia arrivasse seconda. Il calendario non ci ha dato una mano, la Spagna è stata affrontata all’andata e al ritorno sempre a settembre, quando i giocatori non erano rodatissimi. Si è vista un differenza che in realtà non c’è, ma non bisogna fasciarsi troppo la testa. C’è tutto il tempo per rifarsi e per andare al Mondiale. Non riuscì a qualificarsi direttamente la Nazionale di Baggio, Del Piero, Vieri e Maldini in un girone più facile di quello attuale; niente drammi, niente caccia al ct, niente dimissioni, niente di niente.

L’Italia è questa e lo sapevamo, il problema arriverà (se arriverà) solo dopo gli spareggi di novembre. Ventura non avrà il palmares di altri allenatori, ma nessun ct nelle qualificazioni al Mondiale ha vinto una Champions League, e sono pochi ad averlo fatto da giocatore. Un errore può starci, purtroppo è arrivato nella partita decisiva anche se dopo un rischio piuttosto calcolato. E se Ventura è un tecnico intelligente – e lo è – adesso non si farà mettere i piedi in testa da qualche genio dei social, continuerà con il 4-2-4 e studierà qualche furbata per affrontare le big. Basta piangere, basta fare proclami. Andiamo al Mondiale e cerchiamo di fare bella figura. Non è morto nessuno.