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Agnelli-Conte, la velenosa storia di un rapporto compromesso a causa del Milan

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Agnelli-Conte e il racconto di un rapporto bruscamente interrotto nell’estate del 2014, quando il tecnico lasciò la Juve. I capitoli di una storia ricca di retroscena scottanti

Si potrebbe scrivere un romanzo sul rapporto fra Antonio Conte e Andrea Agnelli. Un romanzo d’amore, che avrebbe mille capitoli, ma che non troverebbe spazio per una conclusione, visto che gli screzi continuano ad essere all’ordine del giorno nonostante gli anni che passano, nonostante entrambi abbiano deciso di intraprendere vite professionali diverse. La prima, quella di Conte, poco dettata dalle scelte di cuore ma più vincolate alla testa di un allenatore che vuole vincere sempre e ovunque, che ama le nuove sfide e che non guarda in faccia nessuno, nel bene e nel male. La seconda, quella di Agnelli, che si intreccia con i colori della Juve, l’azienda di famiglia da guidare con dedizione, sacrificio, abnegazione e anche con quel pizzico di arroganza tipica di chi è ambizioso. Conte e Agnelli sono due facce della stessa medaglia, perché entrambi sono accomunati dalla continua voglia di superare ogni limite attraverso il lavoro quotidiano. Ed è forse per questo motivo che non andranno mai più d’accordo: sono troppo simili, troppo accomunati dai tratti caratteriali che solo uomini speciali hanno. E infatti i rispettivi percorsi fatti in carriera lo dimostrano: Antonio Conte e Andrea Agnelli sono straordinari, ma non per questo smetteranno di punzecchiarsi, nonostante appartengano a due mondi diversi. Ripercorriamo insieme tutte le tappe di un rapporto che, con il passare degli anni, non finisce di arricchirsi di veleno.

Agnelli-Conte, capitolo 1: l’amore prima della guerra

Conte e Agnelli si conoscono, per la prima volta, quando il primo vestiva i panni di giocatore della Juve, negli anni d’oro di Lippi. Il rapporto diventa subito speciale e con gli anni non si interrompe, nonostante l’addio al calcio giocato di Conte, che diventa subito allenatore. Arezzo, Bari, Atalanta e Siena permettono al tecnico leccese di fare esperienza, muovendo i primi passi fra Serie A e Serie B. Agnelli diventa presidente della Juve nel 2010, ma affida la squadra a Gigi Del Neri. Durerà solo un anno, il tempo di centrare un deludente settimo posto, mentre Conte vince il campionato cadetto a Siena. E Agnelli decide di puntare su di lui per costruire un progetto nuovo. E vincente, soprattutto vincente. Avrà ragione: la Juve di Conte è una macchina praticamente perfetta in Italia e vince tre scudetti di fila dopo anni di delusioni enormi, dettati dal difficile travaglio post-Calciopoli. Roba da matti, roba da Conte, che solo in Champions League non riesce a portare i bianconeri sui livelli dei primi anni duemila. Il rapporto d’amore e stima Agnelli-Conte comincia però a deteriorarsi nella primavera 2014. E non ci saranno mezze misure.

Il Milan infatti, in gran segreto, riesce a contattare Conte, con Galliani e Berlusconi che si muovono per poter portare il tecnico in rossonero. Lo fanno con idee chiare e precise: l’allenatore dell’odiata Juve deve diventare il simbolo della rinascita rossonera. Conte è ammaliato dalla prospettiva di creare un nuovo ciclo, di poter tentare una nuova sfida impossibile, di provare a contrastare lo strapotere di una Juve che aveva voluto plasmare con presupposti bellicosi in campo nazionale e internazionale. Il Milan gli strappa un sì: accordo totale su tutto, carta bianca anche in sede di mercato. Ma c’è un problema: il contratto di Conte con la Juve fino al 2015. Un dettaglio non da poco, un ostacolo difficilissimo da aggirare. Anche perché, lo stesso Agnelli, scopre in gran segreto l’accordo che Galliani e Conte riescono a sancire a sua insaputa. Ed è da quel momento che inizia una guerra fredda, che poi tanto fredda non è. Anzi.

Agnelli-Conte, capitolo 2: il Milan scatena il putiferio

Il Milan si defila dalla trattativa avviata con Conte, perché non vuole complicare i rapporti con una Juve che, per il proprio allenatore, avrebbe voluto battere cassa in caso di addio. Ma per l’allenatore sono tempi duri, perché intuisce che anche per via del feeling avuto con i rossoneri all’insaputa di Agnelli l’ambiente in casa Juve non sarà più come prima. Il mercato dell’estate del 2014 sarà magrissimo e Conte lo capisce subito. Niente Iturbe, niente Cuadrado, niente Nainggolan, men che meno Alexis Sanchez. E allora l’allenatore, che pensa di non poter essere competitivo in Champions League con la stessa rosa dell’anno prima, comincia a lanciare qualche frecciatina. Tipo quella famosa frase «non puoi pensare di mangiare con dieci euro in un ristorante da 100 euro». Una vera e propria bomba, che Agnelli incassa con stile e senza scomporsi. Ma il presidente non dimentica e aspetta Conte al guado. Che, a sua volta, non ci sta e il 15 luglio, nel primo giorno di ritiro a Vinovo, decide di lasciare. Di fare e valigie, sbattendo definitivamente (o forse no) le porte del mondo Juve. Un mondo che lo aveva messo davanti a tutto e tutti, pure prima della leggenda Alessandro Del Piero, che Agnelli aveva sacrificato anche per esplicita volontà di Conte.

Conte si dimette, rinunciando ad un anno di contratto, ma mettendo in grande difficoltà una Juve che, dall’oggi al domani, si ritrova senza allenatore. La stagione è già iniziata e il tecnico leccese crea una complicazione enorme ad Agnelli, che mai si sarebbe aspettato una scelta così drastica. Arriva Massimiliano Allegri, l’allenatore che appena due anni prima si era scontrato a muso duro con Conte per la famosa vicenda del gol di Muntari. E la scelta della Juve non fa una piega, perché anche per fare un dispettuccio al suo ex tecnico decide di affidare la squadra al suo peggior nemico. Meno di un mese dopo, nonostante le freschissime dimissioni dal club di Corso Galileo Ferraris, Conte accetta la proposta di Carlo Tavecchio, appena diventato presidente della Figc: è ufficialmente il commissario tecnico della nazionale, un po’ per mancanza di alternative, un po’ per volontà di misurarsi con un ruolo diverso ma non per questo meno stimolante.

Agnelli-Conte, capitolo 3: mai più amici

La tensione fra la Juve e Conte e palpabile. Tanto da far scoppiare un vero e proprio conflitto infuocato poco più di un anno dopo. Un anno in cui il commissario tecnico azzurro non ha mai nemmeno fatto una visita di cortesia a Vinovo, pur avendo trovato il tempo per fare pubbliche relazioni con tutte le altre diciannove squadre di Serie A. Il motivo? La Juve aveva rifiutato l’ipotesi degli stage proposti dal selezionatore, bocciandogli ogni proposta extra. Il capitolo del romanzo infinito della battaglia a distanza fra Agnelli e Conte vive uno dei suoi momenti più epici nel novembre 2015, quando ad accendere la miccia ci pensa il cugino del numero uno bianconero John Elkann. Con una frase chiarissima, dopo che Claudio Marchisio si era fatto male prima della sfida contro la Bulgaria: «Conte a Torino allenava, in Nazionale fa il selezionatore. Sono due lavori diversi. Dopodiché se uno vuole passare come il selezionatore con maggiori infortuni…». Apriti cielo! Anche perché l’infortunio di Marchisio, inizialmente etichettato come un guaio al legamento crociato del ginocchio, si rivela una cosa di poco conto. E Conte risponde a distanza, attaccando Elkann a muso duro: «Mi dà fastidio chi cerca di mettermi il passato contro. Io faccio lavorare troppo i giocatori in Nazionale? Perché Elkann non me l’ha mai chiesto quando ero alla Juventus? Da noi non si lavora sodo, si lavora bene». Guai a svegliare il Conte che dorme…

L’ultima controversia fra Agnelli e Conte si è generata ieri, in occasione dell’assemblea degli azionisti della Juve. Il presidente, nel lungo discorso pronunciato davanti alla stampa e all’ambiente bianconero, ha voluto ringraziare Allegri per «le sue capacità e la sua caparbietà nel portare avanti un lavoro che per altri sembrava terminato». Messaggio che Conte ha ovviamente recepito, sebbene ora alleni il Chelsea. E che, ovviamente, non gli è andato giù, visto che nelle parole di Agnelli ha giustamente colto una spiccata vena polemica nei suoi confronti, sebbene siano passati quasi quattro anni da quel brusco addio dell’estate 2014. Conte, attraverso un sibillino post su Facebook, ha risposto in maniera altrettanto polemica: «Nella vita non si finisce mai di conoscere le persone… A volte basterebbe soltanto un minimo di riconoscenza. E di maturità». A quando il nuovo capitolo della saga Agnelli-Conte? Il Milan attende il tecnico leccese, che vuole tornare a sfidare un passato che continua a non lasciarlo mai sereno e tranquillo. Nonostante la vita sia andata avanti, nonostante sia Agnelli che Conte si siano tolti grandi soddisfazioni, seppur lontani e in contesti diversi. Chi si odia (ma in fondo si ama) non si dimentica mai.