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Buon compleanno a… Youssef En-Nesyri

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Oggi Youssef En-Nesyri compie 26 anni e ieri sera ha alzato l’Europa League vincendo in finale contro la Roma

Oggi Youssef En-Nesyri compie 26 anni. Nonostante ieri abbia passato una serata difficile con quel mostro della difesa che si chiama Chris Smalling, ha finito alzando il trofeo dell’Europa League. Senza essere un vero protagonista di una gara infinita, ha chiuso da vincitore una sfida dove si presentava tra i giocatori più attesi. Per un semplice motivo, che stava dentro la classifica cannonieri della competizione e che lo poneva, in linea teorica, tra gli attori protagonisti più attesi. Lui contro Lorenzo Pellegrini e Paulo Dybala, tutti a quota 4 reti prima dell’ultimo atto andato in scena poche ore fa. La Joya è andato in gol, lui no, ma a festeggiare non è stata la Roma e questo è ciò che più conta.

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Del resto, la finale doveva essere necessariamente la degna chiusura di un percorso che aveva visto l’attaccante in forza al Siviglia da 4 anni fornire grandi prove nelle gare precedenti. La sua doppietta ha sancito l’eliminazione del Manchester United: un risultato a sorpresa pensando alle difficoltà degli andalusi in Liga durante la prima parte della stagione; non così strano, però, tenendo conto della tradizione favorevole del club nell’Europa League e di come le cose siano cambiate nel profondo da quando la squadra è sotto la direzione di José Luis Mendilibar. Un tecnico che una settimana prima di Roma-Siviglia ha svelato quale sia la filosofia del suo lavoro facendo i complimenti all’altro José, lo Special One Mourinho: «É un allenatore che ha la capacità di farsi seguire dai suoi uomini. Non c’è cosa più importante per chi come me fa questo mestiere». Lo si è visto anche nel doppio confronto in semifinale con la Juventus.

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Mentre i bianconeri faticavano nei 210 minuti complessivi che si sono giocati e tra una battuta di Cudrado e un commento di Szcesny si è capito che non c’era tutta questa comprensione della filosofia di Massimiliano Allegri, En-Nesyri segnava a colpo sicuro all’Allianz Stadium in una delle tante azioni che denunciavano lo scacco tattico impartito dal Siviglia alla Juventus. A Torino, Youssef ha partecipato direttamente o con suggerimenti a diverse opportunità per tornare in Spagna con un vantaggio corposo, invece di un pareggio subito all’ultimo istante. Al Ramon Sanchez-Pizjuan c’è voluto un autentico miracolo del portiere juventino al novantesimo su un colpo di testa proprio di En-Nesyri per prolungare la gara ai tempi supplementari.

Lo abbiamo conosciuto bene, quest’anno, ma il marocchino non è certo una novità nel panorama internazionale. Due anni fa France Football ha stilato una formazione di calciatori africani che rappresentavano il top della stagione. Schierata secondo un 4-3-3, era composta così: Mendy (Manchester City) in porta; gli allora ”italiani” Hakimi e Koulibaly (Inter e Napoli) a comporre la linea difensiva insieme a Tapsoba (Bayer Leverkusen) e Reinildo (Lille). Centrocampisti erano Haidara (Lipsia), Kessie (Milan) e Bebou (Hoffenheim). In attacco Mahrez (ancora un uomo di Guardiola) e Salah (Liverpool) agivano sulle fasce, mentre in posizione di centravanti agiva per l’appunto En-Nesyri (Siviglia). Che in quel 2020-21 ha messo a segno 24 reti, il suo massimo in carriera, con 6 centri in Champions League ottenuti con 3 doppiette, rifilate al Krasnodar, al Rennes e al Borussia Dortmund. Come dire: quando è in giornata, non è facilmente contenibile.

Lo si è capito perfettamente anche al Mondiale in Qatar: nel leggendario cammino del Marocco, lui ne è stato uno degli eroi. Ha segnato una rete al Canada, nella vittoria per 2-1 della sua nazionale.

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Ha letteralmente fatto impazzire un popolo – anzi, due: anche quello eliminato – quando un colpo di testa con una superba elevazione ha deciso i quarti di finale con il Portogallo. Ci avrà messo del suo Diogo Costa con l’uscita a vuoto, ma Youssef era lì, puntuale all’appuntamento con la Storia, scritta con la maiuscola per rendere giustezza alle proporzioni dell’impresa del Marocco.