Totti a "Che tempo che fa": «Avrei potuto fare carriera alla Samp»
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Totti a “Che tempo che fa”: «Avrei potuto fare carriera alla Samp»

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Il capitano giallorosso racconta a Fabio Fazio del suo addio e del suo libro “Un Capitano” che uscirà in settimana

Era il 28 maggio 2017, quando dopo una soffertissima vittoria contro il Genoa, Francesco Totti salutava in lacrime uno Stadio Olimpico tutto esaurito. A più di un anno dal suo addio, il capitano giallorosso è stato ospite di Fabio Fazio a “Che tempo che fa“, parlando del suo passato e del suo futuro. «Il mio addio al calcio è stato un giorno diverso rispetto a tutti gli altri dei 25 anni di carriera. Sapevo che era la fine di una carriera che ho sempre voluto terminare a Roma, con un’unica maglia. Era il mio sogno sin da bambino. C’è stato un momento in cui c’erano buone possibilità di andare, ma alla fine l’amore verso questi colori hanno fatto sì che scegliessi la Roma per sempre. Non ho vinto tanto, ma è la vittoria più grande, posso reputarmi fortunato. Per fortuna c’era Ilary che mi aveva aiutato a scrivere la mia lettera d’addio. Non è stato facile leggerla, piangevo in continuazione».

Totti si sofferma poi sul suo libro, che verrà pubblicato nel giorno del suo compleanno, il 27 settembre. “Un Capitano”, scritto da Paolo Condò: «Ringrazio la casa editrice e Paolo Condò che è stato un anno intero dietro a me e non era facile, sia per lui che per me. Facciamo questo evento al Colosseo non per il mio compleanno, ma per beneficenza al Bambin Gesù. Ci tengo a sottolinearlo, è la cosa più importante. Nell’introduzione del libro si racconta di quando sono andato in visita a Rebibbia. C’era questo ragazzo che gesticolava e strillava e voleva farsi una foto con me. Non capivo il perché di questa fretta, sono venuto a sapere che doveva uscire la settimana prima e ha chiesto il permesso di rimanere perché sapeva che sarei venuto».

Francesco Totti passa al racconto di qualche aneddoto sulla sua vita, senza dimenticare i gol che l’hanno reso un fuoriclasse

Totti ha raccontato anche qualche altro aneddoto: «Una settimana dopo la vittoria dello scudetto eravamo in un ristorante a Testaccio, dove c’è la romanità. La gente seppe che ero lì, l’unico modo per scappare era arrampicarsi dall’altra parte, dove c’erano dei frati cappuccini in un convento. Ho scavalcato, era buio. Vidi questo con questa lampada, era un frate cappuccino che mi ha chiesto cosa facessi lì e mi accompagnò, chiedendomi poi una foto. Nello stesso periodo ho dovuto cambiare casa perché la gente sapeva dove abitavo, mi rubavano persino lo zerbino! Un ricordo indelebile risale alle elementari. Ero un batuffolo. Giocavo a calcio, non con la Roma. Andammo in udienza da Giovanni Paolo II con la scuola, c’erano tantissime persone. Lui passò e dopo uno-due secondi tornò indietro e mi baciò in fronte».

Tra gli altri, Totti ha commentato anche i suoi gol: «Quando segnai a Foggia non sapevo dove andare, avrei voluto fare mille cose e non ho fatto niente. Ero giovane e spensierato, non avevo tanta pressione, è arrivata dopo. Due tra i miei gol più belli sono quello contro l’Inter a Julio Cesar e quello alla Samp nel 2006. Se non ci fosse stato un minitorneo con la Roma avrei fatto la carriera a Genova con i blucerchiati!».