Italia Bosnia: cosa è mancato alla squadra di Mancini - ANALISI TATTICA
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Italia Bosnia: cosa è mancato alla squadra di Mancini per la vittoria

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L’Italia di Mancini non è andata oltre il pareggio contro la Bosnia. Sono mancate lucidità e qualità negli ultimi metri

L’Italia di Mancini interrompe la propria striscia di vittorie (11) in una gara che il tecnico bolognese ha definito caratterizzata da scarsa brillantezza. Nonostante il predominio nel palleggio, agli azzurri è mancata qualità e lucidità negli ultimi metri. La Bosnia si è difesa ordinata ed ha anche creato diversi grattacapi quando è risalita, soprattutto sfruttando la prestazione meravigliosa di Dzeko.

La Bosnia, infatti, lanciava molto sul proprio attaccante (addirittura 68 lanci lunghi totali nei 90′) per guadagnare metri. L’ex Manchester City, che ha un talento straordinario nel pulire i palloni spalle alla porta, prevaleva fisicamente sui difensori e serviva poi bene gli inserimenti dei compagni. Oltre al gol, Dzeko è stato il giocatore della Bosnia con più passaggi chiave, ben 3, segno di come sia stato vitale nel cucire i reparti e verticalizzare poi per chi aggrediva gli spazi.

Belotti e le altre punte sono ferme

L’Italia ha adottato la solita asimmetria che utilizza Mancini. Un 4-1-4-1 in fase di non possesso che, quando gli azzurri avevano la palla, si tramutava in un 3-2-4-1. Florenzi rimaneva bloccato facendo il terzo di difesa, mentre Biraghi si alzava a sinistra. In mezzo, mediana BarellaSensi mentre Pellegrini e Insigne agivano alle spalle di Belotti. A destra, Chiesa pestava la linea di fondo.

Fin da subito, si vede il 3-2-4-1 dell’Italia.

Nonostante la buona partita dei centrocampisti, l’Italia ha patito l’assenza di Jorginho e Verratti, due mediani che danno tanta pulizia tecnica alla squadra e rendono gli azzurri dominanti nel palleggio. Soprattutto contro, come nel caso della Bosnia, si difende basso.

Senza due profili così qualitativi in grado di associarsi sul breve, il palleggio corto dell’Italia ha perso tanto. Non a caso, si è risaliti meno palla a terra, cercando le verticalizzazione da dietro per le punte. Bonucci ha effettuato ben 14 passaggi lunghi, un dato non certo basso alla luce del baricentro passivo degli avversari. Il problema è che la Bosnia ha generalmente letto bene queste soluzioni, con l’Italia che non riusciva a trovare profondità e neanche a prevalere sulle seconde palle.

Uno dei molti lanci di Bonucci. Mediana schermata, il difensore della Juve lancia su Insigne che però non riesce ad arrivare sul pallone. Questi lanci per le punte hanno portato a poco.

Inoltre, quando l’Italia arrivava nella metà campo avversaria non si è osservata solo scarsa precisione tecnica (soprattutto con un Pellegrini veramente opaco, che ha sfruttato male anche le circostanze in cui c’era spazio). Abbiamo visto anche poco smarcamento, con gli attaccanti spesso fermi e i difensori della Bosnia attenti nell’accorciare.

C’era tante volte troppa distanza tra il portatore di palla e gli altri giocatori, con le punte statiche. Non aggredivano la profondità e non venivano neanche incontro. Di conseguenza, gli azzurri hanno praticato un palleggio lento e orizzontale. Oltre alle difficoltà nello sfondare centralmente, non si riusciva neanche a servire gli esterni in situazioni dinamiche. Per quanto Chiesa sia stato impreciso, va detto che quasi mai ha potuto puntare l’avversario, la palla girava troppo lenta.

italia acerbi

Qui Acerbi conduce palla al piede ma non ha modo di verticalizzare. Le punte sono entrambe ferme e i mediani bloccati. Nessuno occupa gli spazi tra le linee. Il difensore è costretto ad allargare su un Biraghi che però è fermo. La manovra così si blocca.

Senza dubbio, all’Italia è mancato il contributo del proprio nove. Belotti si è fatto vedere pochissimo: oltre ad essere troppo statico al centro dell’attacco, non veniva neanche incontro per aiutare il palleggio. Anche per questo gli azzurri hanno faticato a sfondare, utilizzando soprattutto il cross per rifinire. La Bosnia ha però protetto bene l’area.

I tiri non sono stati pochi (20), ma la metà di questi è arrivata dalla distanza. Segno di come l’Italia abbia faticato a concludere in modo pulito, come dimostrano gli appena 1.09 di Expected Goals.

Mancini alza Barella

Mancini nel secondo tempo ha effettuato una piccola modifica tattica che però ha dato più imprevedibilità alla squadra. Nel primo tempo, come abbiamo detto, Insigne agiva tra le linee mentre Biraghi era molto alto a sinistra. Al contrario, nella seconda parte di gara c’è stata più fluidità su quel lato. Il laterale dell’Inter ricopriva una posizione più bloccata, mentre Insigne si apriva molto a sinistra, era spesso quest’ultimo che dava ampiezza.

Con il napoletano defilato, Mancini ha scelto di alzare Barella per occupare il mezzo spazio sinistro. Nella prima frazione, il centrocampista dell’Inter era bloccato e orizzontale con Sensi, mentre nella ripresa era praticamente il trequartista di sinistra alle spalle di Belotti. La Bosnia ha faticato a leggere la sua posizione, con l’Italia che lo ha imbeccato diverse volte trovato tra le linee.

Due slide in cui si vede la posizione di Barella tra le linee. Nella prima, come detto, Insigne è molto largo.

Questa soluzione ha dato più imprevedibilità all’Italia. Inoltre, partendo largo da sinistra, Insigne ha creato diversi pericoli poiché poteva entrare dentro al campo, con diversi tiri e cross insidiosi sul secondo palo (uno su tutti, quello del colpo di testa di Zaniolo). Con 6 passaggi chiave, Insigne è stato il giocatore per distacco più pericoloso dell’Italia.

Anche se negli ultimi metri non c’è sempre stata la qualità che ci si aspettava, va segnalato comunque un aspetto su cui Mancini sta lavorando molto e che sta dando i propri frutti: la riaggressione. Oggi, l’Italia prova a fare un calcio moderno in cui si recupera palla subito dopo averla persa. Proprio così è nata l’azione del gol di Sensi, grazie a un recupero nella trequarti bosniaca in cui proprio il centrocampista dell’Inter era posizionato bene.

Con Barella che ricopriva una posizione più avanzata, nella ripresa l’ex Sassuolo rischiava di trovarsi in inferiorità numerica. Sensi ha però disputato una gara di buona intensità, come dimostrano i 3 intercetti e i 3 contrasti vinti, record del match. Forse la sua tecnica sarebbe servita in zone più avanzate, per migliorare le rifinitura tra le linee. In ogni caso, è riuscito a fare una gara tatticamente preziosa, con il gol come giusto premio che ha consentito all’Italia di strappare almeno il pareggio.