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La migliore definizione di grandezza della Juventus

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Se si vuole capire la Juventus di oggi e la sua supremazia in campionato si possono avere tanti modi diversi per raccontare la stessa storia

C’è un momento temporale che si impone su tutti per quanto riguarda il 2016 e certifica meglio di ogni altra cosa di quale pasta sia fatta la forza di volontà di una squadra che non conosce flessioni nelle sua fame. Cambiano gli uomini (e non poco ad ogni stagione, all’insegna di un rinnovamento continuo). Si attraversano situazioni difficili e le si supera anche sapendo soffrire. E poi, arrivati al dunque, si infila una sequenza di vittorie consecutive e si diventa semplicemente insostenibili per la concorrenza. Sto parlando di aprile, quando la Juventus aveva già scavalcato il Napoli ma c’era ancora tanto da giocare e tutto sarebbe potuto accadere. E invece, è stato proprio quella la fase dell’accelerazione definitiva, della plastica dimostrazione di un’indiscutibile superiorità.

Riviviamoli quei giorni. A partire da quell’1-0 sull’Empoli frutto di un’invenzione di Pogba, una di quelle tante rifiniture del miglior Paul, trasformata in rete da Mario Mandzukic. Una vittoria di misura che spesso da discutere critica e tifosi e che, invece, è uno dei motivi denunciati proprio da chi cerca di contrastare il passo bianconero dicendo una profonda verità: loro sono capaci di vincere le partite sporche, noi quando non esprimiamo il massimo finiamo per raccogliere il minimo.

Poi c’è San Siro, Milan-Juventus 1-2. Quasi una fotografia dell’epoca recente, molto più di una semplice sfida di un singolo campionato. Perché il miglior Milan versione Mihajlovic riesce a passare in vantaggio, obbliga Buffon a una serie d’interventi di normale fantascienza e poi ribalta l’incontro esibendo una naturalezza nelle giocate decisive che nessuno ha (e certo colpisce pensare che oggi Morata e Pogba, assist-man e goleador della sfida, dimorino altrove senza che i risultati ne risentano).

Poi c’è Juventus-Palermo, 4-0. Tutto facile, all’apparenza, e anche spettacolare per esibizione collettiva e performance individuale (la rete di Cuadrado, con finta di sguardo, ne è una dimostrazione). Eppure, è nei particolari che si annida il messaggio più profondo. Ovvero: sullo 0-0, il “solito” Barzagli va a salvare sulla linea ed evita che il pomeriggio si vada a complicare, anche solo per una ragione di sforzo imprevisto. Fate il conto di quante partite la Juventus ha anche stravinto (vedi Juventus-Sassuolo 3-1, dopo 9 minuti già Higuain in rete due volte) grazie a questa attenzione difensiva, alla capacità di evitare guai e complicazioni. E, in fondo, cos’altro era la crisi dell’inizio del campionato 2015-16, erroneamente intesa da alcuni come un arrendersi all’idea di un “torneo di transizione”, se non lo scivolare su gol evitabili, le distrazioni fuori luogo e ben poco abituali, quella sensazione crescente di perdita di certezze contro le piccole, che iniziavano a pensare come fosse possibile strappare punti ai campioni d’Italia?

Poi c’è Juventus-Lazio. Per carità, i biancocelesti hanno anche qualche complesso dopo tante sconfitte tra Coppa Italia, Supercoppa e gara d’andata, ma il 3-0 con il quale vengono regolati rappresenta qualcosa di specifico perché esprimere un tale livello di gioco significa una cosa sola: dare ragione ad Allegri quando ci rinvia – ad ogni stagione – al momento della primavera. Che non significa solo esprimere compiutamente una cultura della vittoria necessaria se si vogliono ottenere i risultati. C’è qualcosa d’altro: manifestare una compiutezza nella manovra che è il prodotto di quel calcio delle sintonie individuali che il mister vuole raggiungere e che arriva a una sua maturazione quando più ce n’è bisogno (Berlino è stata raggiunta così, con un work in progress che fece dire a Evra nell’intervallo di Madrid che, nonostante lo svantaggio, in finale ci saremmo arrivati noi perché lui lo vedeva e lo sentiva in campo).

Infine, Firenze. Con la Juve che potrebbe accontentarsi anche di un solo punto perché il Napoli gioca a Roma e tanto mancano ancora molte giornate, c’è tutto il tempo per acquisire la certezza matematica dello scudetto. E, invece, si vede Buffon parare un rigore e una determinazione cattiva produrre la ricerca dell’intera posta appena i viola ottengono il pareggio. A fine partita, Gigi Buffon, disse che la Juve aveva compiuto qualcosa di “epocale”. Specificando, lui che è sempre molto realista e non è mai capopopolo: “Difficilmente mi lascio andare ad aggettivi così grandi”. Per questo, quando dopo l’1-0 sulla Roma, lo si è sentito esprimere una profonda fiducia sul futuro, si è intuito che conta relativamente quanti punti di vantaggio la Juve abbia. A pesare di più è il modo con il quale li si è ottenuti e come dentro la squadra tutto questo lo si sappia.