La notte più buia dell'Atletico Madrid di Simeone - ANALISI TATTICA
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Lipsia Atletico Madrid: la notte più buia per i Colchoneros – ANALISI TATTICA

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L’Atletico Madrid di Simeone esce dalla Champions contro un Lipsia scintillante. La squadra di Nagelsmann è stata nettamente superiore

L’estate 2019 è stata di grande rinnovamento per l’Atletico Madrid di Simeone, è di fatto iniziata buona parte della ricostruzione della rosa. Oltre a pilastri come Griezmann, Filipe Luis e Juanfran, è anche partito, dopo una sola stagione, un Rodri che era stato acquistato dal Villarreal per sostituire capitan Gabi, leader indiscusso per oltre 8 anni. Sono arrivati giocatori dall’età media piuttosto bassa, tra cui Trippier, Llorente, Lodi e un Joao Felix pagato 126 milioni di euro.

Scatenando diverse ire e lamentele nell’ambiente, Simeone aveva definito questa stagione come di transizione, proprio perché era il primo a essere consapevole che ci sarebbe voluto tempo per consentire alla squadra di ingranare. In effetti, dopo un ottimo avvio, per parecchi mesi è stata un’annata assai problematica per i colchoneros, costellata da tanti passi falsi e prestazioni molto discontinue. Prima del lockdown, l’Atletico era addirittura sesto in classifica (seppur attaccato al quarto posto), ed era stato eliminato agli ottavi di Copa del Rey da una squadra di Segunda. Per la prima volta forse da quando siede sulla panchina colchonera, Simeone è stato contestato e messo in dubbio da larga parte del tifo, senza ricevere la fede assoluta di cui aveva disposto per anni.

Eppure, dopo tutte le difficoltà avute, qualcosa pareva essere cambiato. L’epica notte di Anfield sembrava aver dato nuova fiducia e consapevolezza all’ambiente, e il post lockdown sembrava aver confermato ciò. L’Atletico ha infatti chiuso la Liga al terzo posto, terminando alla grande la stagione: è stata una delle squadre che più punti ha fatto dopo la ripresa. Con una Champions dalla gara secca e un calendario favorevole, sembrava effettivamente l’anno buono per quella Coppa Campioni lungamente sognata e sfiorata.

Invece, in quella Lisbona dove Simeone nel 2014 si vide vanificare la vittoria al 93′, l’Atletico esce con una sconfitta tanto dolorosa quanto nefasta per il futuro, che getta molti dubbi sullo staff tecnico dopo che i colchoneros sembravano essersi faticosamente ripresi. E’ abbastanza ironico che gli spagnoli siano stati eliminati da un giovanissimo Lipsia che, sotto la guida di Nagelsmann, rappresenta tutta la freschezza e l’imprevedibilità che sembrano mancare a un Atletico sempre più triste e stantio, lontano anni luce da quella squadra così iconica che se la giocava punto su punto contro Barcellona e Real Madrid.

La fluidità del Lipsia

E’ interessante osservare come Simeone in conferenza si sia soffermato sull’intensità mostrata dagli avversari, che hanno battuto l’Atletico praticamente nel proprio territorio. Oltre ai ben 21 falli effettuati, il Lipsia era sempre più reattivo e corto, riusciva sistematicamente a vincere le seconde palle. Come, per esempio, quella che ha portato alla ripartenza del gol di Adams.

Sarebbe però riduttivo soffermarsi sull’intensità tedesca senza analizzare nel dettaglio la strepitosa fase di possesso di Nagelsmann, caratterizzata da una circolazione rapida e un continuo movimento senza palla. Una formazione asimmetrica in cui chi faceva il mediano in fase difensiva, ossia Laimer, diventava quinto quando i tedeschi entravano in controllo del pallone: si schieravano con una sorta di 3-4-3 con continue rotazioni posizionali.

L’ala destra, Dani Olmo, spesso si stringeva dentro al campo in una posizione molto centrale: con Laimer che dava ampiezza, Sabitzer (uno dei due mediani insieme a Kampl) si sganciava spesso in avanti defilato a destra. In tal modo, il Lipsia aveva sempre tanti uomini in zona di rifinitura, e riusciva costantemente a trovare superiorità numerica contro un Atletico Madrid molto passivo.

I due mediani del Lipsia. Kampl più bloccato e basso, mentre Sabitzer si apriva molto in fase di possesso anche in posizioni avanzate.

Quando non riuscivano a trovare spazi, tornavano indietro per poi tornare in avanti: gli spagnoli si allungavano, e in tal modo il Lipsia trovava l’uomo libero, visto che i colchoneros aggredivano male in avanti e venivano fatti girare a vuoto. Ogni volta che l’Atletico tentava di pressare la prima costruzione del Lipsia, si creavano spazi pericolosi, con i tedeschi che ne approfittavano e arrivavano dalle parti di Oblak risalendo palla a terra con azioni di grandissima qualità: sia nella trasmissione che nello smarcamento.

Se si può sintetizzare quello di Nagelsmann come un 3-4-3 flessibile, va comunque specificato che – come spiegato da Dani Olmo in una bella intervista su El Pais – i giocatori hanno grande libertà tattica (seppur all’interno di certi automatismi) nell’uscire dalle proprie zone di competenza e cercare lo spazio libero. Una sorta di ordine all’interno del disordine, con i giocatori che sanno ricoprire tante posizioni e si muovono continuamente.

In questa slide, per esempio, entrambi i mediani sono larghi a destra e il quinto (Laimer) va dentro al campo. Linea difensiva altissima.

Insomma, una fluidità da squadra moderna, che risaltava contro un Atletico Madrid molto più statico e vecchio stile. Il 4-4-2 dei colchoneros, come al solito, mira a fare alzare molto i terzini per fare entrare le ali dentro al campo. Il problema è che nel primo tempo i colchoneros non hanno mai trovato l’uomo tra le linee: le distanze tra i giocatori erano ampie, Simeone non è riuscito a far avvicinare i giocatori di talento tra di loro. Anzi, si sono commesse tante imprecisioni tecniche che hanno generato ripartenze molto pericolose, i colchoneros non riuscivano ad arrivare nella trequarti del Lipsia. Gli unici pericoli sono arrivati da sinistra, con qualche buona combinazione tra Lodi e Carrasco (su 6 passaggi chiave totale dell’Atletico, 5 sono arrivati dal brasiliano).

Se però gli spagnoli hanno sofferto così tanto, è stato soprattutto per la straordinaria compattezza e aggressività del Lipsia a palla persa. I tedeschi attaccavano con tanti uomini e con una linea difensiva molto alta, che accompagnava sempre l’azione offensiva. Con così tanti giocatori vicini, la squadra era sempre schierata bene per riaggredire e recuperare subito il possesso quando l’Atletico tornava in controllo della palla. Un indemoniato contropressing in pieno stile Red Bull, con Rangnick che è stato l’artefice nell’introdurre con successo questi principi calcistici. Schierato con un baricentro molto basso, per larghe fasi del match l’Atletico non è riuscito a risalire, visto che il Lipsia riusciva subito a recuperare palla.

Il gol del Lipsia. Halstenberg, il terzo di difesa di sinistra, si sgancia in avanti per andare a riempire l’area. I tedeschi attaccano con tanti uomini.

Oltre ai difetti della proposta di calcio colchonera, sono emersi anche certi limiti di rosa. D’altronde, Simeone ha schierato come tandem offensivo Marcos Llorente e Diego Costa, con quest’ultimo che è un lontano parente del fuoriclasse di qualche anno fa. L’Atletico si è aggrappato molto a lui per risalire, con tanti lanci da dietro. L’ex Chelsea è però stato totalmente sovrastato da Upamecano, che fisicamente lo ha messo in imbarazzo accorciando sempre con i tempi giusti senza farlo mai girare. La situazione non è cambiata neanche con l’ingresso di Morata, che ha avuto qualche pallone buono dentro l’area, mostrando però scarsa incisività (soprattutto nel gioco spalle alla porta).

I due attaccanti sono costati complessivamente oltre 110 milioni di euro, ma il fatto che entrambi diano così poche garanzie la dice lunga sui molti soldi spesi male in sede di mercato. L’Atletico ha, complessivamente, un reparto offensivo non all’altezza degli altri top club.

Non basta un grande Joao Felix

E dire che, con l’ingresso di Joao Felix, la gara sembrava essere tornata su binari giusti. Il talento portoghese, entrato solo nella ripresa dato che nei giorni precedenti non si era allenato, ha di fatto rivoltato il match. Oltre a smarcarsi alla grande, ondeggiare tra le linee e illuminare ogni volta che toccava palla (basti vedere l’azione del rigore), ha alzato drasticamente il baricentro dell’Atletico. Solo i grandi giocatori riescono a cambiare così tanto l’inerzia del match solo con la propria presenza, con il Lipsia che si è intimorito.

Il rammarico più grande per Simeone, e che porta a grandi incognite in chiave futura, consiste nel gol di Adams, poiché è arrivato nella modalità “meno Atletico Madrid” possibile. Ossia, nel momento in cui il Lipsia era calato molto, con i colchoneros che sembravano in controllo e stavano ben addormentando il match. Insomma, pareva la classica partita in cui, dopo aver sofferto e fatto sfogare gli avversari, l’Atletico riesce a sfangarla facendo valere cinismo ed esperienza. Tra l’altro, per quanto il Lipsia avesse schiacciato gli spagnoli per larghe fasi del match, Oblak non è che avesse sofferto tantissimo, le linee dell’Atletico avevano retto discretamente dietro.

Invece, è arrivata la beffa su un tiro ribattuto,  al termine di un contropiede in cui i colchoneros sono stati poco reattivi, perdendo un contrasto in mezzo al campo e ritardando la ricomposizione della linea difensiva (evidente l’errore di Trippier). Un gol che risalta molto poiché subito dalla squadra che, nella gestione dei momenti e degli episodi, negli anni passati ha dato lezioni a quasi tutti in Europa.

Non è solo un Atletico poco convincente nella proposta di gioco, ma è una squadra che sta perdendo anche i punti di forza che lo hanno reso grande in passato. E’ abbastanza iconico che Simeone sia uscito contro una squadra come il Lipsia, sembrava che si affrontassero squadre di epoche calcistiche diverse. La differenza è che una volta l’Atletico aveva la tenuta, sia mentale che tecnica, per bloccare anche le migliori fasi offensive del mondo. Oggi attacca peggio e ha meno solidità.

L’unica nota positiva di una serata da incubo consiste nella prestazione di Joao Felix, nella speranza che la prossima stagione sia quella dell’esplosione definitiva. Bisogna pensare con attenzione al futuro per evitare un declino che sta compromettendo persino la figura di Simeone, ossia dell’uomo che ha cambiato la storia dell’Atletico Madrid. Insomma, non sarà un’estate semplice.