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Ma il Var così fa acqua: perché non seguire l’esempio virtuoso del tennis?

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Var nell’occhio del ciclone dopo l’ultimo week-end di Serie A, tra decisioni contestate e revisioni mai arrivate: così c’è qualcosa che non funziona

Tanti applausi e qualche mugugno dopo, il Var vive forse per la prima volta nella sua breve ma intensa storia una domenica nell’occhio del ciclone. Tra decisioni contestate e revisioni mai arrivate. Al primo capitolo della saga si iscrivono innanzitutto il Torino e l’Atalanta. L’ipotetico fuorigioco di Kean e l’eventuale rigore causato da Petagna hanno più di un tratto in comune: la sensazione – anche in favore di replay – è una, la sentenza del direttore di gara dopo aver usufruito del Var invece un’altra. Tutto sommato inevitabile: non si è arrivati e non si arriverà mai all’oggettività di una decisione comunque discrezionale, quindi il margine d’errore e/o di contestazione rimane. La tecnologia, semplicemente, lo riduce. E non è poco.

Var sì, Var no: ma allora quando può essere utilizzata la tecnologia? Il caso Lichtsteiner-Gomez e quello Higuain-Caldara

Ma c’è un secondo capitolo, in tema di moviola, balzato agli onori delle cronache nell’ultimo fine settimana. Differente e, per certi versi, ben più delicato. L’esempio arriva ancora dal posticipo della domenica sera, questa volta fronte Juventus. I bianconeri vedono Damato annullare il gol probabilmente della sentenza sui tre punti a causa di un contatto tra Lichtsteiner e Gomez a metacampo ben prima che si sviluppi la giocata che porta all’incornata vincente di Mandzukic: immagini alla mano una decisione sacrosanta, ma al contempo un precedente molto pericoloso per fare giurisprudenza. Quanto si può tornare indietro, a questo punto, nel recriminare un’incertezza arbitrale sull’azione conclusa con una rete? Il rischio è che si scateni il far-west, con addetti ai lavori ad appigliarsi ad una rimessa laterale invertita un minuto e mezzo prima. E ancora: il direttore di gara decide di andare a rivedere le immagini relative ad un contrasto a centrocampo, ma non quelle di un contatto sospetto in piena area di rigore al 90′. Con quello ai danni di Higuain che, nella fattispecie, ha tutta l’aria di essere un evidente penalty, causa il maldestro intervento del tandem di Palomino e Caldara ai danni dell’argentino. Perché in un caso Var sì e nell’altro Var no?

Il Var nel calcio e il “challenge” nel tennis: un esempio da seguire?

In questo senso, il calcio potrebbe attingere dall’esempio virtuoso dal tennis. Ai giocatori è concesso un numero (naturalmente limitato) di “challenge”, grazie ai quali possono richiedere l’intervento della tecnologia a propria discrezione e non secondo il giudizio dell’arbitro. Se il reclamo dà esito positivo il “jolly” sarà nuovamente utilizzabile, altrimenti niente più diritto a recriminazioni per il resto della partita. Ma almeno si diraderebbero le nuvole su un interrogativo da ieri un po’ più pressante: perché in un caso Var sì e nell’altro Var no?