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Roma, come ti trovi in riserva? Che crescita il calcio francese!

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Lione – Roma 4-2: il crollo nella ripresa del Parc Olympique complica decisamente i piani qualificazione della banda Spalletti

Dopo una prima frazione di gara assolutamente incoraggiante per spirito e tenuta del campo, con la Roma in pieno controllo delle operazioni sul campo del temibile Lione ed in vantaggio con un rassicurante 1-2, ecco il devastante parziale di 3-0 riscontrato nella ripresa. Alle reti di Salah e Fazio, che avevano risposto a quella iniziale di Diakhaby, ha fatto seguito il monologo francese firmato Tolisso, Fekir e Lacazette allo scadere. Un 4-2 finale che giocoforza costringe gli uomini di Spalletti ad una prestazione totale, tra una settimana, nello scenario dell’Olimpico per una gara di ritorno degli ottavi di Europa League tutta in salita.

ROMA, SPIA DELLA BENZINA ACCESA – Non si spiegherebbe altrimenti il crollo verticale a cui si è assistiti nella ripresa del Parc Olympique: la Roma aveva di fatto gestito la gara nei primi quarantacinque minuti, concedendo soltanto la distrazione costata il momentaneo 1-0, ma restando in pieno controllo della situazione. Ottimo approccio, poi il carattere per ribaltare il risultato, creare azioni in ripetizione ed assumere il predominio territoriale del campo. All’intervallo è totalmente cambiato lo scenario: è salito il pressing del Lione di Genesio e nel frattempo si è piegata la resistenza di una Roma fin troppo rinunciataria nell’opporre alcunché al ritorno dei francesi. Segnale inequivocabile di risorse mancanti: i giallorossi non ne avevano più. Né sotto il profilo fisico né, probabilmente, sotto quello psicologico: soltanto le prodezze di Alisson – almeno tre interventi decisivi, il brasiliano è stato il migliore in campo dei suoi, aspetto che la dice lunga sul livello della prestazione complessivamente offerto – hanno tenuto in piedi il discorso qualificazione.

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DOVE SONO LE ROTAZIONI? – Non ci piace prendere la parte di quelli che… ve l’avevamo detto, ma lo abbiamo raccontato anche dopo la trionfale vittoria esterna sul campo dell’Inter: il futuro della Roma sarebbe inevitabilmente passato dallo sfruttamento massimo delle rotazioni del suo organico. Attingere a piene mani dalla rosa è aspetto cruciale nelle dinamiche di un calcio moderno che in alcune fasi della stagione ti impone di giocare ad alti livelli ogni tre giorni: se non sei dotato di una struttura intercambiabile in base agli uomini a disposizione, beh, andrai inevitabilmente incontro a problemi. Gerson di fatto sparito dai radar, Paredes quasi, anche gli impieghi di Perotti ed El Shaarawy sono difficilmente leggibili (quest’ultimo peraltro non ha risposto presente negli ultimi casi in cui è stato chiamato a partecipare), in difesa sorge più di un dubbio sull’acquisto di Vermaelen. La carta d’identità, con provenienza Barcellona e passato all’Arsenal, avrebbe raccontato di un’alternativa di gran qualità: ma gli annosi infortuni, sommati a prestazioni oggettivamente horror, ne hanno poi sconsigliato l’utilizzo. Fatto sta però che ieri, subentrato Fekir e messosi in moto Lacazette, i tre centrali della Roma sono rimasti in balia del dinamismo degli attaccanti avversari. Proprio come contro il Napoli dei piccolini, tagliati fuori dal moto continuo di Mertens e compagni, proprio come contro gli esterni rapidi della Lazio, quando prima Fazio e poi Manolas hanno dovuto lasciare strada libera agli strappi di Felipe Anderson e Keita.

INTANTO IL CALCIO FRANCESE… – Come raramente capita in giro, però, si dedichi quantomeno un paragrafo ai meriti altrui: in questo caso, nel complesso, la crescita del livello del calcio francese in quanto a talento. Lasciamo stare le attività paranormali tenutesi due giorni fa in quel di Barcellona: ci torneremo presto, se è possibile analizzarle, ci perdonerà il Psg. Ma intanto il Monaco, il Lione, lo stesso Nizza fanno parlare di sé: quello di Jardim è oggi l’attacco più prolifico d’Europa, con il dato monstre di 82 reti siglate in 28 partite di campionato. Per intenderci, la seconda fase offensiva della Ligue 1 spetta al Psg che ha collezionato 56 gol, ben 26 in meno di Falcao e compagni. Un’enormità: il club del principato vola alla media di 2.93 reti a partita, una statistica devastante sulla quale ha costruito l’attuale primato in classifica. Sarebbe singolare tramutare il tutto nel successo finale: la Ligue 1 si imporrebbe come torneo in cui vince il miglior attacco e non necessariamente le dinamiche dell’equilibrio a tutti i costi. Il Lione visto ieri è uno spot che soltanto gli occhi più disattenti avevano perso in precedenza: basterebbe ricordare le difficoltà incontrate nel girone di Champions League dalla Juventus cinque volte campione d’Italia e recente finalista della competizione, per dare una dimensione del tutto. I miracoli di Buffon a tenere in piedi i bianconeri, il rigore mancato da Lacazette e poi la puntuale beffa firmata Cuadrado. Il campionato del sorprendente Nizza di Lucien Favre ne è ulteriore testimonianza: a pari punti con il Psg ed a tre sole distanze dalla vetta occupata dal Monaco, risultati ottenuti offrendo un calcio dinamico e coraggioso. Probabilmente, a determinati livelli, devono ancora apprendere gli strumenti per una più efficace fase difensiva, ma in quanto a talento il calcio francese è una realtà in evidente espansione. Al Lione, per intenderci, manca un certo Depay, acquistato nella sessione invernale di calciomercato dal Manchester United ed inutilizzabile in Europa League. Chi ha acquistato in Italia, in corso d’opera, un calciatore del livello di Depay? Alla Roma il compito di riportare gli equilibri nella direzione a cui siamo abituati.