Roma, Pallotta: «I veri tifosi non tirano m****» - Calcio News 24
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2015

Roma, Pallotta: «I veri tifosi non tirano m****»

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pallotta roma febbraio 2015 ifa

La furia del presidente giallorosso, espressa tramite una chat su Twitter

Dopo l’esposizione degli striscioni contro Antonella Leardi, madre di Ciro Esposito, durante Roma – Napoli, la Curva Sud giallorossa è stata squalificata per un turno dal giudice sportivo, e la società ha deciso di non fare ricorso. In questo modo, Pallotta ha attirato a sè l’ira dei tifosi, ma il presidente della Roma ha risposto per le rime, senza mandarle a dire, e lo ha fatto tramite una chat su Twitter. 

LE PAROLE – Queste le dichiarazioni di Pallotta: «Abbiamo parlato riguardo la possibilità di presentare appello contro la squalifica della Sud, ma abbiamo deciso di non farlo perchè non avrebbe portato a niente. Adesso mi preme provare a cambiare la cultura, e sbarazzarmi di quelli che non si comportano da veri tifosi e che cercano di portare avanti i loro interessi egoistici. C’è bisogno di zero tolleranza. Io mi sono sempre battuto per i tifosi, sia in Italia che nel mondo. Però continuerò a farlo solo per quelli veri e appassionati, che rappresentano la maggioranza. Chi ama la Roma può criticare ma anche sostenere i giocatori. I tifosi veri non sono violenti e non fanno commenti razzisti. Non tirano merda sui giocatori che si allenano, non creano situazioni che rovinano gli altri. Non è necessario che tutti soffrano per le azioni di pochi. Io amo Roma e i romani più di qualsiasi altra cosa, e penso che ci sia la possibilità di creare una squadra di livello mondiale che duri per tanto tempo».

ANCORA SUI TIFOSI – Pallotta ha proseguito: «Negli ultimi mesi c’è stato un gruppo di tifosi che ha insultato i giocatori, li ha chiamati sotto la curva e ha detto loro che non meritano di vestire la maglia della Roma. E’ successo contro la Fiorentina: erano pochi, ma hanno tirato merda sulla squadra». Poi Pallotta risponde scherzando allo striscione apparso a Trigoria: «Gli striscioni fuori Trigoria sono interessanti, ma mia madre mi chiama in maniera peggiore». Poi ancora: «Credo sia importante che si dia a tutti i tifosi la possibilità di dire la loro e porre domande. La Roma è una squadra di tutti, la cosa più importante di cui abbiamo bisogno oggi è che i tifosi sostengano i giocatori. Mancano otto gare e siamo in lotta per il secondo posto. Penso sia dura per i ragazzi, loro provano a fare del loro meglio ma vengono attaccati, anche se da poche persone. Questo ti condiziona la testa». 

SUL BILANCIO – Pallotta prosegue e parla anche dei conti della Roma: «Senza sonno pensando che potremmo essere fuori dalla Champions? Di solito dormo 3 o 4 ore, e poi credo che l’anno prossimo la Champions la giocheremo, ma, come dico da due anni e mezzo, questo progetto è a lungo termine. Non sono soddisfatto della stagione, ovviamente. Ogni anno penso di vincere lo scudetto e andare avanti in Champions, e questo succederà, ma io non sarò soddisfatto finchè non avremo vinto tutto. La Roma non è un interesse secondario, ma il mio primo amore, e anche il primo interesse, sia oggi che in futuro. Noi siamo solo all’inizio. Un grande attaccante per l’anno prossimo? Abbiamo già grandi attaccanti, siamo stati tanto sfortunati con degli infortuni e sinceramente per alcuni di questi è colpa nostra. Garcia? Nessun dubbio riguardo il fatto che non andrà via a fine stagione». 

ALTRI TEMI – Infine Pallotta conclude: «Abbiamo commesso degli errori, ma da questi impareremo: per la prossima stagione ci sarà un’organizzazione migliore. A me piacerebbe stabilirmi a Roma, ma purtroppo molto del mio lavoro per lo stadio ed altri aspetti finanziari ed organizzativi si svolge negli Stati Uniti. Però l’anno prossimo verrò più spesso a Roma. Lo stadio ci permetterà di generare ricavi per riuscire a competere costantemente con i 5 club europei di fascia alta. Noi dobbiamo migliorare gli stadi più di tutto, e siamo troppo lenti nel muoverci sulla questione dei diritti tv internazionali. I futuri contratti dovrebbero essere sostanzialmente più altri. La Juventus è un esempio, e dimostra che il calcio italiano può farcela. Anche altre squadre sono andate avanti in Europa».