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Serie A, caos abbonamenti: ecco le idee dei club per rimborsare i tifosi

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Coronavirus Fontana

I club di Serie A sono alle prese con il caos abbonamenti e i rimborsi da versare ai tifosi visto la disputa dei match a porte chiuse

In attesa di comunicazioni ufficiali dei singoli club, il Corriere dello Sport affronta lo spinoso tema dei rimborsi degli abbonamenti per la stagione corrente, che da qui alla fine dovrebbe disputarsi prevalentemente a porte chiuse. Sono 350mila gli abbonati in Italia che ora dovranno gustarsi i match dalla tv nonostante abbiano speso ingenti cifre per assistere alle partite dal vivo.

Risarcimento assicurato?No, non c’è nulla di scontato o garantito. Almeno metà delle squadre della nostra Serie A, infatti, ha inserito nell’abbonamento clausole secondo cui, qualsiasi cosa accada, non esiste un diritto al risarcimento. Insomma, buona parte di quel denaro, che per molti è valso un importante sacrificio, potrebbe andare perduto. In realtà, quasi tutte le società stanno valutando il da farsi. Anche perchè abbandonare i tifosi a loro stessi porterebbe un brutto danno all’immagine. Il vero problema è che rimborsare tutti i tifosi aumenterebbe le perdite già enormi comportate dalla crisi coronavirus.

E allora, più che un semplice rimborso, diversi club stanno studiando strade alternative. Quali? Come spiega il Corriere dello Sport, al momento, si parla di voucher, sconti o prelazioni. Attenzione, però, si parla di poche partite, e, comunque, l’accesso agli stadi sarebbe consentito solo ad una ridotta percentuale di spettatori. Insomma, la maggioranza degli abbonati dovrebbe in ogni caso restare fuori.

Come scegliere, allora, quei fortunati? Anche in questo caso si sprecano le idee. Ad esempio quella di procedere per turni, quindi ogni abbonato avrebbe la possibilità di assistere ad una partita, visto che sarebbe difficile arrivare a due. Altrimenti, tramite sorteggio, in modo da lasciare eguali possibilità a tutti. In verità, esiste già una soluzione che raccoglie più favori rispetto alle altre, ovvero riaprire prima le aree hospitality. E’ vero che probabilmente si tratterebbe delle zone più facilmente controllabili. Ma si tratta anche dei posti più costosi, con conseguente vantaggio per i club. Solo che non sempre sono occupate da veri tifosi