Totti: «Volevo Ibrahimovic e Ronaldo alla Roma, ma non c'erano soldi»
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Totti-nostalgia: «Volevo Ibra e Ronaldo alla Roma, ma non c’erano soldi»

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Roma: alcune anticipazioni dell’intervista rilasciata da Francesco Totti al Venerdì/La Repubblica in uscita domani

Dai campi di calcio, alla scrivania: la nuova vita di Francesco Totti nell’ultimo anno ne ha visti di cambiamenti importanti. L’ex capitano della Roma, ora braccio destro del direttore sportivo Monchi, ha provato così a tracciare un bilancio della sua nuova vita “con” il pallone, ma “senza” pallone ai microfoni del Venerdì/La Repubblica. Dell’intervista, in uscita domani, c’è una graziosa anticipazione riguardante il giudizio che Totti, calciatore decisamente old school, da nella sua nuova veste dirigenziale dei giocatori di nuova generazione. Una stirpe di calciatori, secondo l’ex numero 10 giallorosso, a suo modo poliglotta e collegata col resto del mondo, ma allo stesso tempo anche disconnessa dalla vita reale a causa delle nuove tecnologie.

«Io ero come i calciatori: li conosco bene, conosco il linguaggio segreto fatto di occhiate, mezze parole e cerco di rendermi utile – ha raccontato Totti in un frammento dell’intervista in uscita venerdì – Adesso si parla quasi solo inglese: se non lo sai non capisci un cazzo. E così si fa meno gruppo: in ritiro, rientrato dal campo, ognuno si isola in camera sua col telefonino… a navigare e a mandare messaggi». Un giudizio da padre prima ancora che da dirigente, considerato che è proprio di questi giorni il video virale, che ha fatto il giro del web, di una intervista rilasciata dal figlio Cristian in fluente inglese nel corso di un torneo giovanile a Madrid.


Totti: «A Roma volevo i campioni, ma…»

Tra i temi affrontati da Totti in un secondo estratto dell’intervista che promuove la prossima uscita della sua biografia, anche quello riguardante il passato da capitano romanista: un passato fatto sì di tanti gol e molte soddisfazioni, ma che probabilmente altrove, lontano dalla Capitale, poteva essere anche più vincente. L’ex leggenda giallorossa ammette di aver provato in passato ad avvicinare all’ambiente altri campioni, senza però grosso successo… «Per vincere ho sempre detto che servono i campioni. Speravo che venissero Ronaldo, Zlatan Ibrahimovic, i più forti del mondo. Non solo davanti, ma anche difensori o centrocampisti. Purtroppo avevamo un limite, le poche possibilità economiche per spendere per questi campioni. Io ho cercato veramente di portare gente impensabile a Roma».

Chiosa finale anche su Antonio Cassano, collega con cui i rapporti sono stati altalenanti nel corso degli anni: «Quando è arrivato andavamo a cena ai ristoranti, eravamo tavolate di sette o otto persone. Era seduto ad un altro tavolo, alla fine ti alzavi ed aveva già pagato lui – ricorda Totti – . Pagava per persone che non conosceva perché c’ero io. Una volta, due, tre… Alla terza gli ho detto che così non mi andava bene. Era proprio così, di indole. Adesso un po’ meno perché la moglie “je mena”».