2014
Van Gaal e lordine caotico
A seguire Van Gaal ci si perde ma è lui il leader indiscusso di questa Olanda
OLANDA MESSICO BRASILE 2014 – E’ il Mondiale del talento: a questi livelli la competizione è decisa dall’estro dei fuoriclasse. E’ così anche per l’ottavo del Castelao di Fortaleza tra Olanda e Messico: al colpo pazzesco di Giovani dos Santos hanno risposto – in un finale thriller – le giocate di Sneijder prima e di un inarrestabile Robben poi. Epilogo pazzesco: Orange sull’aereo per l’Olanda a cinque minuti dal termine ed ora incredibilmente in corsa.
IL CAOS ORDINATO DI VAN GAAL – In principio un 3-5-2 dove pochi agivano nel ruolo di appartenenza: Blind centrale difensivo, Kuyt esterno unico sulla corsia sinistra, Sneijder mezzala pura, Wijnaldum troppo arretrato e bloccato, Robben punta di ruolo. Per non parlare delle modifica in corso d’opera: l’infortunio di De Jong ha condotto Blind – sì, proprio lui, laterale di ruolo – in cabina di regia e nella ripresa dal modello difensivo a tre si è passati a quattro con Kuyt sulla linea dei trequartisti (ha svolto praticamente tutti i ruoli) e Sneijder slegato dai compiti difensivi inizialmente assegnati. Un caos insomma. Che Van Gaal può praticare grazie alla straripante personalità di un carattere che si fa rispettare (davvero) dai suoi uomini. Uomini a cui può evidentemente chiedere tutto e da cui tutto ha in cambio. Se nelle sfide precedenti il tutto aveva funzionato alla perfezione – e come aveva funzionato, punteggio pieno e proposta calcistica godibilissima – oggi per ottantotto minuti l’Olanda tutto è sembrata tranne che un meccanismo ben oleato.
IL MONDIALE DEL TALENTO – Ma come già anticipato, personale cavallo di battaglia, nel Mondiale a spuntarla è il talento. Che, se sommato alla personalità con la quale viene espresso, non ha pari e scavalca ogni pur rispettabile logica: quello Sneijder nelle battute finali liberato da una fase difensiva che fino ad oggi lo ha ingabbiato e costretto ad un Mondiale da comprimario trova il colpo del ko. Sì, è soltanto il pareggio ma, in quello scenario ed in quel preciso istante, è premonitore di quanto puntualmente accaduto. Passa qualche secondo e quel Messico fino ad allora impenetrabile – una sola rete subita nelle tre sfide precedenti, anche grazie alla vena trovata dal suo portiere Ochoa – subisce il gol della definitiva disfatta. Il talento, si diceva. Sì, perché a decidere la gara è il colpo del fenomeno Robben: il fuoriserie olandese trova nei minuti di recupero la forza e la lucidità per saltare mezza difesa messicana e procurarsi un miracoloso calcio di rigore nel faccia a faccia proprio contro il leader Rafa Marquez. Che per 360 minuti ha giocato un Mondiale ad un livello che almeno personalmente resta qualcosa di misterioso. Ma nel Mondiale vince il talento dei Messi, Neymar, James Rodriguez e… Robben.
ONORE AL MESSICO – Olanda ai quarti di finale e per certi versi sorpresa inattesa di questo Mondiale considerando la disfatta subita ad Euro 2012, torna a casa un Messico che nulla avrebbe rubato se ancora in corsa. Il Mondiale perde una squadra che ha equilibrato alla perfezione solidità difensiva a peso offensivo: lo ha detto chiaramente la fase a gironi e non lo ha smentito l’ottima gara disputata quest’oggi a Fortaleza. Sì è giustamente parlato tanto dei vari Ochoa, Marquez, Guardado, Herrera, dos Santos e Peralta ma il livello della nazionale messicana era già ampiamente prevedibile dalle dotazioni della sua panchina: Reyes ed Hernandez, per fare due nomi. Nulla è casuale dunque: un Messico tra i più ambiziosi della sua storia deve rinunciare al colpo grosso e si ferma ancora una volta – per la sesta consecutiva – agli ottavi di finale. Una maledizione.