Barcellona e Real Madrid: qual'era la squadra del regime?
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IL MEGLIO DEL 2023 – Barcellona e Real Madrid: qual’era la squadra del regime?

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Clasico

Negli ultimi giorni Barcellona e Real Madrid si sono accusate a vicenda di essere stati “la squadra del regime” di Franco. Chi ha ragione?

Negli ultimi giorni l’alleanza politica tra Barcellona e Real Madrid – insieme alla Juve gli ultimi sostenitori della Superlega – sembra essere scomparsa. In una conferenza stampa in cui il presidente del Barça Laporta ha parlato del caso Negreira, ha lanciato un’accusa molto dura nei confronti della Casa Blanca, arrivando a dire che era ed è «Una squadra di regime». Il Real Madrid ha risposto per le rime, con un tweet in cui riportava le parole del presidente blaugrana, per poi domandarsi quale fu la vera squadra del regime e mostrando le immagini della inaugurazione del Camp Nou, a cui presenziava Jose Solis Ruiz, ministro generale di Franco e non solo, svelando anche tutte le relazioni tra il dittatore spagnolo e la squadra catalana.

Ma chi ha ragione? Quale delle due è stata la squadra del regime?

Nell’agosto del 1936, un mese dopo l’inizio della guerra civile spagnola il presidente del Barcellona Josep Sunyol fu catturato e fucilato dalle falangi franchiste. Una sorte un po’ migliore capito al suo collega, il presidente del Real Madrid Rafael Sanchez-Guerra, catturato e torturato dai franchisti prima di riuscire a evadere e scappare in Francia, dove sarà un membro del governo spagnolo in esilio. Entrambe le squadre, se non altro, possono dire di non essere state squadre di regime della prima ora.

Le accuse del Barcellona sono in particolare quelle delle rivendicazioni catalane, la cui cultura e lingua furono ampiamente oppresse dal dittatore spagnolo. Ma non mancano anche questioni prettamente calcistiche. Il doppio confronto nella Copa del Generalissimo del 1943: all’andata vincono i blaugrana 3-0 e al ritorno, dietro minacce e corruzione secondo l’opinione catalana, il Real vince 11-1.

La gestione dell’affare Di Stefano è un altro capo d’accusa. Il calciatore argentino gioca nel River Plate, che è pronto a venderlo al Torino. Di nascosto però firma con la squadra colombiana dei Millionarios, non riconosciuta dalla FIFA e che non paga il suo cartellino. Nel momento di passare in Europa, il Barcellona paga 200 mila dollari al River, mentre il Real contatta i colombiani. L’arbitrato della FIFA dà ragione al Barça, ma la federazione spagnola blocca il trasferimento. Si deve così trovare una mediazione e viene scelto Armando Muñoz Calero, presidente della federcalcio spagnola e uomo molto vicino a Franco. La sua soluzione è degna di Salomone: Di Stefano giocherà per entrambe le squadre, le prime due stagioni al Real e le due successive al Barcellona. I catalani rifiutano e Di Stefano diventa la prima grande stella del Real di Bernabeu, il cui potere politico, con Bernabeu presidente, era in grado influenzare tutto lo sport spagnolo, al punto di rappresentare la Liga nelle riunioni che hanno portato alla nascita della Coppa dei Campioni.

Queste accuse trovano però la pronta risposta da parte delle Merengues: in primo luogo nei 10 anni successivi all’instaurazione del Franchismo, il Barcellona vinse tre campionati contro gli zero del Real. In secondo luogo, i presidenti eletti dal Barcellona erano tutti uomini vicini al dittatore ed è proprio su questo aspetto che ha battuto il Real nella sua risposta. Una risposta vera, ma che non tiene conto del controllo oppressivo del regime in una regione che ancora oggi si sente meno spagnola delle altre.

In terzo luogo, è vero che una squadra di Madrid ottenne grandi successi con l’ascesa di Franco, ma non il Real. Si trattava dell’Atletico Avion, la squadra dell’esercito conosciuta in seguito come Atletico Madrid. Una squadra che per anni aveva vivacchiato tra prima e seconda divisione, ma che sotto la dittatura arrivò a vincere i primi due campionati alla ripresa della competizione dopo la guerra.

E chi era quindi la squadra del regime? Il Barcellona o il Real Madrid? La verità è che nessuna delle due lo è stata. Inoltre non può che far alzare il sopracciglio vedere questi due colossi del calcio spagnolo e mondiale, discutere tirando in ballo in maniera così infantile un argomento delicato quanto una guerra civile e una dittatura.