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Buon compleanno a… Marcus Pedersen

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Oggi Marcus Pedersen compie 23 anni. Andiamo alla scoperta dell’esterno destro del Feyenoord

Oggi Marcus Pedersen compie 23 anni. E se mi conoscesse, ne sono certo, mi inviterebbe alla sua festa di compleanno, chiedendomi anche di fare il discorso. Non conosco il norvegese né sono mai stato ad Hammerfest, dove lui è nato. Non me la cavo benissimo con le lingue straniere. Ma sono certo che lui sarebbe più che soddisfatto delle mie parole e vi spiego il perché. Non prima di essermi scusato per io taglio fortemente personale del pezzo, del tutto inconsueto per la rubrica. Perciò, se non lo digerite tanto, ecco ciò che c’è da sapere sul celebrato di oggi attraverso una specie di scheda biografica dai toni il più possibile oggettivi, prima che parta in quarta come fa lui sulla fascia destra.

Cose da sapere di lui. Intanto, è uno dei grandi eroi del Feyenoord che ha dominato l’edizione 2022-23. I Rotterdammers sono riusciti a strappare il titolo all’Ajax, cosa possibile, per carità, ma tutti pensavano e con un bel po’ di ragione che l’impresa l’avrebbe fatta il Psv, che fosse ad Eindhoven che albergassero i probabili successori. Invece no. La formazione di Arne Slot ha fatto una cavalcata straordinaria, ha stravinto il torneo, ha fatto impazzire di gioia la sua città e – di conseguenza – la Roma merita i complimenti per averlo eliminato in Europa League, dopo averlo sconfitto nella finale di Tirana l’anno prima.

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Di questa squadra, il terzino del Nord ha rappresentato la spinta inesauribile, una riserva d’energia infinita, una certezza. Dando così ragione alla lista stilata 3 anni or sono dall’Uefa, che l’aveva collocato tra i 50 giovani del futuro. Impossibile immaginare quello di Marcus, ma certo già il presente lo si può considerare più che soddisfacente.

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Ci aveva fatto un pensiero il Bologna, non tanto tempo fa. Stessa idea sta maturando in casa Toro, in questa sessione di mercato. Portare Pedersen in Italia, fare di lui il nuovo Karsdorp, che nel Feyenoord è partito è che un po’ gli somiglia per attitudine alla corsa e coraggio nelle giocate. L’accostamento tra i due lo devo a un telespettatore di MolaTv, che trasmette le partite del campionato olandese e fa partecipare chi guarda, aiutando chi – come fa – le commenta. Non c’è nulla di male nel riconoscere che non di rado arrivano pareri acuti, intuizioni feconde, spunti da seguire e far propri. Ed ecco qui, intervengo io. Di partita in partita, non ho potuto che ammettere quel che stava emergendo: mi stavo trasformando da osservatore partecipante, per usare una definizione della ricerca etnografica, a totalmente ipnotizzato dalle performance di Marcus. Inizia a rubarmi l’occhio quando lo vedo dialogare con Dilrosun e seminare il panico nell’area del Psv: in una gara che il Feyenoord perde, non molla neanche un attimo. Altra gara difficile con l’Utrecht e lo vedo prendere l’iniziativa spingendo in avanti una squadra che fa fatica ad uscire pulita con la costruzione da dietro. Altri frame, altre situazioni, e mi balena un piccolo pensiero che dico ad alta voce: «Pedersen è il giocatore più disinibito dell’Eredivisie». Ovvero: tenta di tutto, gioca come se fosse nel prato di un parco, se sbaglia se ne frega e si corregge, è una scheggia di calcio purissimo nella concezione olandese che pure è libertaria, ma non come ai tempi del calcio totale. Sento aria di anni ’70 e lui che fa? Mi offre un colpo di vento al minuto 90 di Feyenoord-Az Alkmaar, gara sull’1-1, lui si ingobbisce un po’ e col sinistro – non il suo piede – sferra un tiro che determina la vittoria. Il suo primo e unico gol in Olanda e anche se c’è una deviazione a favorirlo, entrerei dentro lo schermo ad abbracciarlo.

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Marcus mi ha regalato il brivido dell’imprevisto, il massimo che possa esistere se lo crea uno da cui ti puoi aspettare di tutto. Ecco, è esattamente questo che gli direi oggi, anche se mi rendo conto che sarei un po’ ovvio, meriterebbe qualcosa di più.