Inter Milan: la Flop 11 dei doppi ex: da Domoraud a Morfeo
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Inter Milan: la Flop 11 dei doppi ex: da Domoraud a Morfeo

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Inter Milan, ecco una simpatica Flop 11 dei doppi ex che hanno vestito (non benissimo, ovviamente) entrambe le casacche negli ultimi 30 anni

Pensare ai doppi ex di Inter Milan può apparire fin troppo semplice. Tanti, straordinari campioni hanno vissuto entrambe le fazioni meneghine e si fa davvero fatica a ricordarli tutti: Ibrahimovic, Ronaldo, Vieri, Baggio, Crespo, Pirlo, Seedorf, Davids e potremmo andare avanti ancora a lungo. Lavoriamo allora con un po’ di fantasia e concentriamo l’attenzione su coloro che, invece, non ce l’hanno fatta… Tutti onesti e validi giocatori, sia chiaro, ma che per un motivo o per l’altro non rimarranno nei cuori dei tifosi. Ecco la nostra Flop 11 schierata con una solida difesa a 3, una gustosa linea di centrocampo e un trio d’attacco tutto estro e fantasia…

P – Giorgio Frezzolini. Durissima trova un portiere degno del nostro team. Gli occhi ricadono su questo estremo difensore che per molto tempo si è ritagliato con professionalità un ruolo di secondo piano. Il Milan lo sceglie come terzo a gennaio ’99, con annesso Scudetto conquistato da spettatore non pagante, ma a giugno lo lascia libero di cambiare…sponda: una stagione all’Inter, sempre con zero presenze, e via a riprendere il giro d’Italia.
DCD – Taribo West. Vince al fotofinish il ballottaggio con Dario Simic perché il personaggio lo merita eccome. Il nigeriano è colonna dell’Inter operaia di Gigi Simoni, poi con l’arrivo di Lippi crolla il castello dell’irruente difensore con le treccine. E il passaggio immediato ai rossoneri segnerà solamente la fine del suo percorso italiano.
DC – Matias Silvestre. Un altro dei pochi a compiere il passaggio diretto tra i due club. Nel 2012 l’Inter lo preleva dal Palermo in prestito, lo riscatta l’anno dopo ma non lo convoca per il ritiro di Mazzarri. Così, ecco l’occasione in rossonero, senza mai raggiungere la doppia cifra in presenze e senza lasciare tracce tangibili sotto il Duomo.
DCS – Cyril Domoraud. Lo volle fortissimamente Marcello Lippi, a confermare quanti disastri abbiamo compiuto in nerazzurro il tecnico campione del mondo. Sei prestazioni angoscianti gli valgono il prestito al Bastia e, di ritorno a Milano, un sontuoso scambio tra cugini con Thomas Helveg, raccogliendo solo panchine e tribune in rossonero.
CD – Andres Guglielminpietro. Dieci miliardi costò al Milan il suo cartellino dal Gimnasia La Plata. Zaccheroni ne apprezzava corsa e duttilità, ma i tifosi mai se ne innamorarono e accettarono di buon grado il consueto scambio-plusvalenza che lo portò alla corte di Hector Cuper. Inutile dire che non sfondò nemmeno con l’armata nerazzurra.
CCD – Christian Brocchi. Forse tra i meno meritevoli di questa Flop 11 perché nella doppia avventura da milanista ha saputo farsi rispettare un po’ da tutti. Fu proprio lui il protagonista dello scambio con Guly, dopo che nel suo unico anno da interista non aveva mantenuto le promesse lasciate intendere nel Verona di Prandelli.
CCS – Andrea Poli. Arriva a Milano nell’estate 2011 in prestito dalla Sampdoria, ma non riesce a trovare la giusta continuità e fiducia. L’Inter non lo riscatta e così, nel 2013, ecco il club rossonero fiondarsi su questo onesto lavoratore del centrocampo. Un perno degli anni bui milanisti.
CS – Francesco Coco. Eccolo qui, l’erede designato di Maldini non solo in quanto destro naturale che diventa mancino. Peccato che il bel Francesco si dedichi spesso troppo alla bella vita piuttosto che a quella da atleta e, dopo i contrasti con Terim, passa al Barcellona che, ovviamente non lo riscatterà dal prestito. Ci pensa però l’Inter a risolvere i problemi ai cugini: letale scambio con Clarence Seedorf e fustigazioni di massa in casa nerazzurra.
T – Drazen Brncic. Un eroe, l’emblema vivente del calciatore-plusvalenza. Il Milan pesca dal Monza il trequartista croato ma non gli darà mai realmente una chance e così, dopo il prestito al Vicenza, nasce l’idea del secolo: finisce nell’operazione che porta Pirlo in rossonero. Il club di Moratti tratta Brncic esclusivamente come pedina di scambio e in nerazzurro non toccherà mai il terreno di gioco. La storia ha già sufficientemente condannato la dirigenza interista per tale capolavoro.
AD – Domenico Morfeo. Geniale fantasista mancino che con la maglia dell’Atalanta fa immaginare di trovarsi di fronte a un fuoriclasse. La Fiorentina di Cecchi Gori sborsa 8,5 miliardi per assicurarselo ma la concorrenza di Rui Costa ed Edmundo è dura da superare. Il Milan lo accoglie in prestito nell’anno dello Scudetto ’99, ma non gli dà fiducia. Scaduto il contratto con la Fiorentina, nel 2002, l’Inter fiuta l’affare e lo prende a parametro zero, ma ormai gli anni d’oro di Mimmo Morfeo sono decisamente andati…
AS – Amantino Mancini. Le straordinarie stagioni con la Roma di questo attaccante esterno funambolico, ma concreto, convincono il club nerazzurro a dargli una chance nel 2008. Non entra, però, nel cuore di Mourinho e durerà tre anni il suo ping pong meneghino che lo vede transitare in comproprietà da Milanello. Nel 2011, infine, il ritorno in Brasile senza rimpianti per la Madonnina.