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La Nazionale non frega a nessuno, nemmeno a Mancini…

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La Nazionale non frega a nessuno, questo sembra raccontare l’atteggiamento degli allenatori italiani. A partire proprio da Mancini, e da Conte prima di lui…

La Nazionale – inutile girarci troppo intorno – non frega a nessuno. Viene vissuta, al contrario, come un fastidioso contrattempo tra una giornata e l’altra di campionato. Dagli allenatori, dai tifosi, un po’ da tutti. Almeno fino a cinque minuti prima del fischio d’inizio di una grande competizione, che si tratti di un Mondiale (sigh…) o di un Europeo. Un assioma che poggia solide basi sull’atteggiamento degli stessi commissari tecnici, che una volta sulla panchina azzurra si ritrovano a pensare, a congetturare, ad additare, all’incontrario rispetto a quanto detto e fatto fino alla settimana prima.

Lo sa bene Conte, tanto per fare un esempio. Paladino degli stage della Nazionale con l’egida della Federazione sul k-way, ma fiero osteggiatore delle finestre dedicate all’azzurro da allenatore della Juventus. E lo sa altrettanto bene proprio Mancini, che oggi invoca un maggior impiego dei giovani italiani con la casacca dei club di appartenenza. Ma che ieri, anche in un campionato già largamente indirizzato dalle sentenze post-Calciopoli come quello 2006/2007, nel nome del sacro risultato all’Inter preferiva costantemente le certezze dei Cordoba e dei Samuel alla freschezza degli Andreolli, per quanto quest’ultimo fosse ai tempi reputato come uno degli astri nascenti del pallone nostrano. Confinato – per l’appunto – ad appena quattro presenze in quella Serie A, tre delle quali collezionate ad aritmetica dello scudetto ormai raggiunta, nel contesto di una squadra costruita praticamente senza italiani.

Per questo motivo le convocazioni del Mancio rappresentano una boccata d’aria fresca nel ristagnante movimento del pallone nostrano. Ma i suoi moniti, come quelli dei suoi predecessori, finiscono per lasciare il tempo che trovano. Lo confermano, in qualche modo, i ct stessi per primi.

@DanieleGalosso