La Pato-story al capolinea: bruciati soldi e talento. E Milan falda nell?impero Berlusconi - Calcio News 24
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2013

La Pato-story al capolinea: bruciati soldi e talento. E Milan falda nell?impero Berlusconi

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Complesso trovare un punto di partenza alla narrazione della vicenda Pato. La questione alla base è che probabilmente le storie legate al calciatore brasiliano sono state diverse, più di una e tutte intrecciate, fino ad un epilogo a tratti prevedibile ma il cui tempismo rappresenta proprio il punto cruciale della storia. L’Affaire Pato trova il suo punto finale con la cessione al Corinthians: il Papero torna in Brasile e sono tanti gli aspetti da approfondire in una vicenda davvero singolare.

IL CALCIATORE: LA STORIA DI PATO AL MILAN SENZA VIE DI MEZZO – I crismi del fenomeno. Arriva così in Italia Alexander Rodrigues da Silva – in arte Pato – all’età di 17 anni: è il 2 agosto del 2007 quando il Milan annuncia il colpo per ben 22 milioni di euro, mai una cifra così alta è stata spesa per l’acquisto di un minorenne. Minorenne, appunto: le norme sui trasferimenti internazionali non consentono al brasiliano di giocare nel campionato italiano prima del compimento della maggiore età. Il Milan lo fa allenare e lo aspetta, deposita il suo contratto nell’immediato gennaio 2008 e il brasiliano conferma subito le altissime aspettative. Pato è un fenomeno e – oltre all’evidenza di giocate e talento – lo dimostrano i suoi numeri: nonostante qualche infortunio di troppo già ne condizioni il rendimento, Pato finché arruolabile segna con la media di un gol ogni due partite. Dal gennaio 2008 al giugno 2011 realizza nel solo campionato 50 reti in 112 presenze, è spesso il miglior marcatore del Milan, segna ad ogni esordio e si rivela assolutamente decisivo nella conquista dell’ultimo titolo nazionale dei rossoneri, pur a mezzo servizio. Poi il calvario: i continui infortuni muscolari diventano disastri e la stella brasiliana è praticamente sempre ai box. Quindici presenze negli ultimi due campionati ed un solo gol, il fenomeno si è disperso sotto i responsi dei più illuminati staff medici che non trovano una reale soluzione ai suoi continui malanni.

LA CESSIONE: VICENDA INTRICATA – Soltanto un anno fa, di questi tempi, Alexandre Pato valeva ben 35 milioni: o meglio, è questa la cifra che lo sceicco Al Thani avrebbe versato al Milan per regalarlo al padre putativo Carlo Ancelotti e al suo Psg. Affare fatto, mancano soltanto le firme quando arriva il clamoroso dietrofront di Via Turati e calciatore: “Resto al Milan, voglio fare la storia qui”, le parole del brasiliano. Confermate dalla società: “Pato e il nostro futuro e non si muove da Milano”. Immediato poi l’addio a Tevez e alla brillante operazione di mercato architettata da Adriano Galliani, che aveva fiutato il futuro e – generando un incasso netto di oltre 10 milioni – avrebbe portato l’attaccante del City in rossonero per circa 24. Non è andata così, ma dodici mesi dopo la vicenda calcistica di Pato è ancor più grave e all’orizzonte il buio pesto. Il presidente in persona Silvio Berlusconi comprende la situazione e dichiara l’impossibilità di un’imminente cessione a causa del suo praticamente nullo valore di mercato: Pato gioca con il contagocce e non c’è nessuno disposto a prenderlo. Parola di Berlusconi. Poi l’ennesima svolta clamorosa: l’offerta arriva dal suo Brasile, è il Corinthians a proporre 15 milioni – 20 in meno di un anno fa – e questa volta l’affare si fa. Pato va, la cessione è di dimensione decisamente minore e Galliani ci aveva visto giusto. Giustissimo.

IL LEGAME CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI – Cosa si celò dietro quel clamoroso dietrofront di un anno fa? E’ di pubblico dominio l’amore sbocciato tra l’attaccante brasiliano e Barbara Berlusconi, figlia che Silvio ha avuto dal suo secondo matrimonio con Veronica Lario. Motivazioni che si vanno a sommare a quelle puramente tecniche: è cosa altrettanto nota come il presidente apprezzi le qualità di Pato e abbia conservato fino all’ultimo il desiderio di costruirgli intorno il Milan del futuro. Ma l’enorme patrimonio di Silvio Berlusconi è attentato dalle vicende degli ultimi tempi: un quarto dei suoi redditi va alla milionaria separazione da Veronica, a breve la Cassazione può rendere definitiva la sentenza Mondadori e – nell’impero Berlusconi – il Milan ha rappresentato un rosso permanente con i 600 milioni spesi in 25 anni di gestione. Un matrimonio – quello sportivo, s’intende – che ha portato il Milan sul tetto del mondo. Oggi le carte sono cambiate e si gioca un’altra partita: Silvio Berlusconi siede ancora sulla montagna d’oro consolidata dai suoi tre premierati ma non è più tempo di spese folli. Tutt’altro, a partire proprio dall’amato Milan: dopo Thiago ed Ibra va pure Pato e si attende per Robinho. Probabile che qualcosa sarà reinvestito, ma l’Anno Zero della storia rossonera si è definitivamente compiuto e il Diavolo riparte dalla sua Cresta.