Mazzola svela: «Mi voleva la Juve ma papà si sarebbe rivoltato nella tomba»
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Mazzola svela: «Mi voleva la Juve ma papà si sarebbe rivoltato nella tomba»

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Nel giorno del suo 75° compleanno Sandro Mazzola svela alcuni retroscena legati alla sua carriera e sul momento dell’Inter

Una vita a tinte nerazzurre quella condotta da Sandro Mazzola. Oggi festeggia 75 anni e tramite una lunga intervista sulla Gazzetta dello Sport, svela alcuni curiosi retroscena della sua carriera, che poteva anche non essere nerazzurra: «Eppure potevo andare alla Juve, alla Roma e anche al Milan. I bianconeri si erano infiltrati ad Appiano pur di convincermi. “La Juve arriva dappertutto” mi disse un vecchio portiere juventino che venne al centro sportivo per farmi parlare al telefono, uno dei primi in auto, con l’Avvocato Agnelli. Una notte a pensarci, poi mia madre mi disse che papà, da capitano del Torino si sarebbe rivoltato nella tomba se avessi accettato la Juventus. E poi l’Inter mi prese quando nessuno mi cercava. Un minimo di riconoscenza.»

Sandro Mazzola traccia un parallelismo tra Helenio Herrera e Luciano Spalletti. Domani sarà anche il ventennale della scomparsa del Mago argentino e il comune di Milano gli intitolerà i giardini di piazza Axum, a pochi passi da San Siro. Leadership, culto della velocità e cura maniacale nella preparazione fisica, questi i punti di contatto tra i due tecnici: «Spalletti è uno tosto, sa farsi seguire dai ragazzi, mi ricorda molto HH in questo. Lui quando ci guardava negli occhi esercitava una grande influenza su di noi, si diceva addirittura che ti ipnotizzasse con lo sguardo. E anche le frasi che ti ripeteva, i cartelli che attaccava nello spogliatoio erano un lavoro che faceva sulla nostra mentalità. Luciano mi sembra faccia cose simili, lo si vede come partecipa alla partita, i gesti e gli sguardi rivolti ai suoi giocatori. Perfino le suggestioni. Quando ha detto a Perisic di stazionare più vicino all’area avversaria perché lì c’è l’animale buono da cacciare, mi ha ricordato gli ammonimenti che mi dava Herrera nell’intervallo, se non seguivo le sue indicazioni.»